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Chi è Piet Mondrian? Percorriamo insieme i fasti di uno dei padri del “neoplasticismo”

Pieter Cornelis Mondriaan (meglio conosciuto come Piet Mondrian) nato ad Amersfoort il 7 marzo del 1872 e morto a New York l’1 febbraio del 1944, è stato un pittore olandese, fondatore assieme a Theo van Doesburg del “neoplasticismo” (il nome originale è De Stijl, dal nome della rivista De Stijl).

Piet Mondrian, tutto quello che c’è da sapere sul celebre artista olandese

Fin dai primi anni della sua infanzia si avvicina all’arte grazie al padre, apprezzato insegnante di disegno. Insieme con suo zio Fritz, pupillo di Willem Maris, disegna e dipinge lungo le rive del fiume Gein. Nel 1892 entra nell’Accademia di Belle Arti di Amsterdam: i suoi lavori di questo periodo sono di tipo naturalista o impressionista, e spesso ritraggono paesaggi.

Campi, fiumi, campagne vengono illustrate secondo gli stilemi della Scuola di Hague, e più tardi secondo tecniche differenti: a dimostrazione di come Piet sia ancora in cerca di uno stile personale. I primi dipinti che mostrano una tendenza verso l’astrazione vengono realizzati tra il 1905 e il 1908: si tratta di opere che, pur iniziando a enfatizzare l’importanza delle forme rispetto al contenuto, rimangono fortemente radicati nella natura. Essi, comunque, denotano la stretta relazione tra l’arte di Mondrian e i suoi studi filosofici e spirituali; proprio nel 1908 si interessa al movimento teosofico di Helena Petrovna Blavatsky, diffusosi a partire dalla fine dell’Ottocento, e l’anno successivo entra a far parte della sezione olandese della Società Teosofica.

Lo sviluppo dell’estetica dell’artista di Amersfoort risulta fortemente influenzato dal pensiero della Blavatsky, ma anche dal movimento spirituale che gli è parallelo, cioè l’Antroposofia di Rudolf Steiner. Da quegli anni in poi, i lavori di Piet Mondrian saranno ispirati dalla ricerca della conoscenza spirituale, sulla base del pensiero teosofico per cui è possibile arrivare a una conoscenza della natura più profonda di quella resa disponibile dai mezzi empirici. Nel 1911 rimane profondamente colpito anche dall’esposizione di cubismo Moderne Kunstkring di Amsterdam; il suo dipinto “Stilleven met Gemberpof”, quell’anno, è realizzato secondo gli standard cubisti; nel 1912, invece, sulla base della sua tensione alla semplificazione, viene ridotto a una forma rotonda con rettangoli e triangoli.

Il cubismo, l’arte e il teosofismo

Piet_Mondrian

In quel periodo si trasferisce a Parigi e, per mettere in evidenza il suo distacco con l’Olanda, cambia il cognome togliendo una “a”: da Mondriaan a Mondrian. Durante il suo soggiorno francese, subisce l’influenza cubista di Georges Braque e Pablo Picasso: dipinti come “Il mare” (1912) contengono ancora un radicamento alla rappresentazione reale; ma progressivamente si assiste a un aumento delle forme geometriche e dei piani interconnessi. Il cubismo influenza il suo lavoro, insomma, ma esso rappresenta, per il suo percorso artistico, un punto di partenza piuttosto che un traguardo.

A differenza di quel che fanno i Cubisti, Piet Mondrian cerca di conciliare la sua opera artistica con le sue intenzioni spirituali: nel 1913, così, comincia a fondere arte e studi teosofici in una teoria che segna la rottura decisiva con la pittura rappresentazionale. Tornato in Olanda nel 1914, il pittore è costretto a rimanere in patria a causa della Prima Guerra Mondiale. In questo periodo incontra Theo van Doesburg e Bart van der Leck, a loro volta indirizzati verso la pittura astratta; è soprattutto Van der Leck, abituato a usare solamente colori primari, a influenzare Mondrian. I due insieme fondano “De Stijl”, un giornale del De Stijl Group, nel quale pubblicano saggi che definiscono le rispettive teorie: prende forma, così, il Neoplasticismo di Mondrian. Tra il 1917 e il 1918 pubblica anche “De nieuwe beelding in de schilderkunst”, in cui esprime il proprio pensiero sull’arte a parole.

Alla fine della guerra, nel 1918, torna in Francia: vi rimarrà per venti anni. Immerso in quel crogiolo di innovazione artistica che è la Parigi post-bellica, Mondrian ha modo di risaltare in un’atmosfera di libertà intellettuale, che lo spinge ad abbracciare un’arte fatta di pura astrazione. Alla fine del 1919 comincia a realizzare dipinti basati su griglie, mentre l’anno successivo è quello che consacra il suo nuovo stile, fatto di forme rettangolari grigie. Le linee tendono a sparire avvicinandosi al bordo del quadro, invece che interrompersi bruscamente, e le forme sono dipinte con colori primari, nero o grigio.

Ultimi anni

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Tableau I, 1921.

A partire dalla metà del terzo decennio del Novecento Mondrian produce con una certa regolarità le celebri losanghe, tele quadrate che vengono appese inclinate a quarantacinque gradi, così da sembrare dei rombi: è il caso, per esempio, della “Composizione in Bianco e Blu” (“Schilderij No.1: Lozenge With Two Lines and Blue”) del 1926, tra i lavori più minimali dell’artista, con un triangolo blu e due sole linee perpendicolari. Nel 1933 viene realizzato “Lozange Composition With Four Yellow Lines”, un quadro semplice che introduce quella che per Mondrian è un’innovazione sorprendente: linee colorate spesse invece di linee nere. Dopo quest’opera, tale pratica rimarrà dominante nel lavoro di Mondrian sino al suo arrivo a Manhattan. Lascia infatti Parigi nel 1938, complice l’avanzamento sempre più evidente del fascismo, e si trasferisce in Gran Bretagna, a Londra; due anni più tardi, con la caduta di Parigi e l’invasione dell’Olanda, si sposta in America, a New York.

Nella Grande Mela Mondrian dà vita a tele sorprendenti, che segnalano il principio di un linguaggio nuovo: lo si vede in “New York City 3”, risalente al 1941, costituito da una complessa grata di linee gialle, blu e rosse che si intersecano in maniera occasionale, fornendo una sensazione di profondità. Le opere finali dell’artista olandese sono il “Broadway Boogie-Woogie” e il “Victory Boogie-Woogie”, incompiuto, dove le linee solide consuete vengono sostituite da linee formate da rettangoli di colore di piccole dimensioni, affiancati tra loro, ottenuti anche impiegando nastri di carta colorata a pezzi. Si tratta di quadri luminosi, in contrasto con l’austerità rigida delle opere degli anni Trenta, che riflettono la musica allegra alla quale sono ispirati, oltre che la città in cui hanno visto la luce.

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Piet Mondrian, tuttavia, non riesce a completare la sua ultima opera, poiché muore a New York il 1° febbraio del 1944, a 71 anni: il suo cadavere viene sepolto a Brooklyn, a Cypress Hills.

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