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Pornografia e violenza sulle donne, esiste un legame? Gli studi dicono di sì

Recentemente è stato messo in evidenza il nesso tra pornografia e violenza sessuale nei confronti delle donne

Anche se molti lo negano, a causa di tabù ancora duri a morire, la pornografia fa parte della quotidianità di molti. Fino agli anni ’90, la pornografia era un fenomeno piuttosto marginale, poiché l’unico modo per venirne a contatto era comprare delle riviste o dei film in cassetta che, ovviamente, in pochi acquistavano. Con l’avvento delle tecnologie digitali invece la situazione è cambiata, la pornografia oggi è alla portata di tutti: giovani, meno giovani, fino agli adolescenti. Basta digitare qualche parola su un qualsiasi motore di ricerca e ci ritroviamo catapultati in un mondo che ci fornisce una visione distorta della sessualità. Nel corso dei decenni sono stati evidenziati gli effetti negativi del consumo di materiale pornografico, è stato accertato che un uso prolungato di questo materiale produca, soprattutto negli uomini, una vera e propria dipendenza, simile a quella da sostanze stupefacenti. Una dipendenza che, a lungo andare, distrugge l’affettività e la sessualità dell’individuo che ne è affetto.

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Tuttavia, solo di recente è emerso un altro possibile effetto collaterale del consumo di materiale pornografico: la possibilità che esso sia connesso, direttamente o indirettamente, a violenza sessuale nei confronti delle donne e ci sono diversi studi che confermano questa inquietante possibilità. Se si esaminano i temi più spesso ricorrenti nei filmati pornografici, ci si accorge che il più frequente in assoluto è quello, di stampo puramente patriarcale, che rappresenta la donna come ubbidiente, sottomessa e sempre pronta a esaudire tutti i desideri sessuali dell’uomo. L’associazione ‘’Fight The New Drug’’ nel 2010 ha esaminato 50 video pornografici tra i più visualizzati sul web, nell’88% delle 304 scene di sesso raffigurate vi era almeno una forma di aggressione ai danni delle donne. Si spaziava da vere e proprie aggressioni sessuali fino a insulti e umiliazioni di vario tipo. Nelle stesse scene però, il 95% delle donne riprese nei video rispondeva simulando piacere e approvazione per le aggressioni e le umiliazioni subite.


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È facilmente intuibile come questa dinamica possa portare alcuni uomini a credere che quelle azioni possano concretamente provocare piacere alle donne e che le reazioni simulate dalle attrici siano quindi autentiche. Una convinzione, ovviamente errata, che potrebbe portare alcuni uomini a mettere in atto quanto visto nei filmati.

Nel libro ‘’ I serial killer. Il volto segreto degli assassini seriali…’’ di Vincenzo Maria Mastronardi e Ruben De Luca, nel contesto di analisi della psicologia di assassini seriali responsabili di omicidi a sfondo sessuale, vengono citati diversi studi condotti da équipe di esperti che dimostrano come i consumatori abituali di materiale pornografico (soprattutto violento) vadano incontro a un graduale processo di ‘’desensibilizzazione’’. Ossia, non riescono più a cogliere nelle scene di sesso violento l’elemento di degrado e umiliazione subito dalla donna, un vero e proprio deficit di empatia. Questa desensibilizzazione renderebbe gli uomini più inclini a comportamenti sessualmente violenti nei confronti delle donne nella vita reale. Gli stessi studi concludono però che la pornografia, da sola, non è sufficiente a scatenare pulsioni violente, almeno non in soggetti sani. Non sarebbe quindi possibile stabilire un nesso causale generalizzante tra consumo di materiale pornografico e violenza sessuale; se ne deduce, quindi, che la pornografia funge da ‘’catalizzatore’’ di pre-esistenti fantasie violente, avendo comunque un certo ruolo nell’alimentare e nel mettere in atto suddette fantasie.

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A riprova di quanto affermato, la pornografia è un elemento che ricorre non di rado nelle vite dei serial killer che si sono macchiati di delitti con movente sessuale. Il serial killer Ted Bundy, tra il 1974 e il 1978, uccise e violentò almeno 30 ragazze in diversi stati degli USA. In una delle sue ultime interviste, Bundy dichiarò che i suoi crimini erano frutto del consumo di pornografia, suggerendo come l’aumento esponenziale dei serial killer nel mondo (negli anni ’80 venne raggiunto il picco di assassini seriali attivi), fosse dovuto proprio alla diffusione della pornografia. Leonard Lake, serial killer americano che tra il 1983 e il 1985 uccise e violentò almeno 11 donne, era un assiduo consumatore di materiale pornografico sin dall’adolescenza; i suoi crimini, molto efferati, erano tutti a movente sessuale. Tsutomu Miyazaki, serial killer giapponese che tra il 1988 e il 1989 violentò e uccise 4 bambine, era anch’egli un avido consumatore di materiale pornografico violento.

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In conclusione, sebbene non sia possibile stabilire un nesso causale tra consumo di materiale pornografico e comportamento sessuale violento, è piuttosto evidente che la pornografia sia in grado di influenzare il modo di concepire e di vivere la sessualità. Soprattutto al giorno d’oggi, un’epoca in cui gli adolescenti vengono a contatto prestissimo con la pornografia online, sarebbe necessario ed estremamente utile l’educazione sessuale nelle scuole che, purtroppo, ancora oggi viene osteggiata da tabù e moralismi.

Enrico Giorgio

Enrico Giorgio ha 23 anni ed è di Campagna. Studente di giurisprudenza e appassionato di giornalismo, ambizioso e sempre desideroso di imparare tutto il possibile dal meraviglioso cammino della vita

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