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Quali Regioni rischiano di tornare in zona gialla o arancione entro fine anno?

Quali Regioni rischiano di tornare in zona gialla o arancione entro fine anno? Vediamo insieme la situazione regione per regione

Quali sono le Regioni che rischiano di tornare in zona gialla o arancione entro la fine dell’anno 2021? C’è un rischio concreto che alcune regioni possano subire delle limitazioni durante il periodo delle festività natalizie. In alcuni territori non si esclude il passaggio a zone di rischio più alte (arancione o rossa), con le restrizioni che ne derivano. Nel frattempo il governo elabora un piano proprio per le feste di Natale: per tutte le attività ludiche, dal ristorante, al cinema, allo stadio, potranno accedere solo le persone guarite dal Covid o vaccinate. Potrebbero essere esclusi i cittadini non vaccinati ma con un test antigenico negativo.

Le Regioni che rischiano la zona gialla o arancione entro fine anno

Da Nord a Sud i sindaci di grandi città o piccoli centri temono la risalita dei contagi, in attesa che solo tra un mese il governo decida se servono misure più severe. Salvare il Natale ed evitare a tutti i costi quarta ondata e ritorno a zone rosse e arancioni diventa una priorità: secondo l’assessore alla sanità Widmann “l’Alto Adige corre il rischio di essere classificato come zona arancione in poche settimane”. Bolzano non ritiene quindi campata per aria l’ipotesi di triplicare il dato delle terapie intensive  (si finisce in aranzione con soglia di occupazione del 20%) in poche settimane.

I tradizionali mercatini di Natale, in Trentino e a Verona, si stanno svolgendo all’insegna della cautela. Green Pass con braccialetto ogni giorno di colore diverso e bancarelle in numero ridotto: a Trento, Bolzano e Rovereto ogni visitatore, dopo aver mostrato il pass, riceve al check point un nastrino da legare al polso, una sorta di lasciapassare. I primi cittadini possono firmare ordinanze comunali in ordine sparso per far fronte all’aumento dei contagi.

Se vai a manifestare contro il green pass senza mascherina, evidentemente il problema è più grave: significa negare il virus. Sono molto preoccupato, la pandemia non è superata”. Così al Corriere della Sera il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, commentando le 5 mila persone che sabato hanno manifestato a Padova. Per Zaia “dimostrare che si seguono le regole darebbe più valore alla contestazione. Farlo non è dittatura, è rispettare il prossimo. In un paese civile e, sottolineo, democratico, deve essere diritto di tutti il manifestare. Ma le manifestazioni non possono trasformarsi in un problema serio per la popolazione”.

In varie zone del nord quella che qualcuno definisce la “paranoia” del colore è spiegabile anche con la stagione dello sci (che pesa economicamente più dell’estate) ormai alle porte: una zona arancione in concomitanza con le vacanze di fine anno sarebbe un disastro per alcuni settori economici. Il governo si professa ottimista. “Sarà un Natale libero”, prevde il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, riferendosi alle festività in zona rossa e arancione dello scorso anno. Sulla stessa linea il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Faremo tutto quello che serve per lasciare aperto il Paese”. “In Italia stanno crescendo i contagi ed è necessario alzare i livelli di attenzione. Manteniamo le regole esistenti, ma valuteremo”, assicura il ministro della Salute Roberto Speranza.

A Che tempo che fa su Rai3 Speranza ha sottolineato: “Dobbiamo fa rispettare fino in fondo le norme sul green pass, che ci sta permettendo di tenere bassi i numeri, perché consente di rendere più sicuro un luogo e ha avuto stimolo per nuove dosi”. “In questa fase di recrudescenza è importante rispettare tutti i comportamenti corretti” e soprattutto “l’uso della mascherina”, ha sottolineato il ministro, ricordando che non è obbligatoria solo al chiuso ma anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento. Quindi come sarà il Natale “dipende da noi, come abbiamo imparato in questi mesi l’indice Rt che ci sarà tra 10 giorni o l’incidenza del contagio non è già deciso, dipende da noi e i due fattori essenziali sono la campagna di vaccinazione e quindi anche la dose di richiamo e l’uso di tutte le modalità comportamentali corrette che ci possono aiutare”, conclude.

L’ipotesi Green Pass vincolato a guarigione o vaccino

Gli esperti premono, sottolinea oggi la Stampa, sull’esigenza della terza dose di vaccino e sull’opportunità di ridurre la durata del Green Pass o di vincolarlo unicamente al vaccino e non ai tamponi. Speranza, sul tema Green Pass, evidenzia che, a oggi, è valido fino alla scadenza dei 12 mesi dal richiamo: “Nessuno finora ha un intervallo di 12 mesi dalla seconda dose, per la durata del Green Pass valuteremo le indicazioni del Comitato tecnico scientifico”. Andrea Crisanti ritiene che “andrebbe legato ai vaccini, non ai tamponi, e fatto durare sei mesi dall’ultima dose”. Significherebbe che per avere il Green Pass bisognerà essere vaccinati o guariti: solo un’ipotesi per ora.

Uno scenario estremo ma non inedito in Europa. Da oggi infatti in Austria per 1,6 milioni di non vaccinati scatta una sorta di lockdown. Non potranno uscire di casa le persone che non osservano la regola del 2G (“geimpft” o “genesen”, immunizzati o guariti dal Covid-19 entro 180 giorni), tranne che per andare al lavoro, per fare le commissioni di base, per andare dal medico o per fare sport all’aria aperta. Vietati ristoranti, caffè, parrucchieri, impianti sportivi, teatri, cinema e tutte le altre attività sociali. In tutto il Paese l’obbligo di mascherina FFP2 al chiuso.


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