Economia

Quando arriva la cassa integrazione in deroga per il Covid-19?

Quando arriva la cassa integrazione per il coronavirus? Ci sono quattro milioni di lavoratori in attesa dei sussidi promessi dal governo durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e Covid-19. Sono rimasti incastrati, spiega oggi Repubblica, tra le due maxi manovre da complessivi 80 miliardi e privi di sussidio: circa 3 milioni di dipendenti senza cassa integrazione e 1 milione di autonomi senza i 600 euro di marzo. Travolti dalla burocrazia dell’Inps e delle Regioni (nel caso della cassa in deroga), questi 4 milioni aspettano ancora i sostegni del Cura Italia. E temono di restare in coda anche per i rinnovi decisi dal Rilancio.

Cassa integrazione coronavirus

Il punto sono la cassa integrazione e la CIG in deroga COVID-19. Sicuramente lo tsunami sanitario ha fatto esplodere le richieste: 835 milioni di ore autorizzate da Inps nel solo mese di aprile. È come se 5 milioni di lavoratori fossero rimasti fermi per tutto il mese, a zero ore. In realtà la Cig – nelle sue tre forme rispolverate dal Cura Italia: cassa ordinaria, in deroga e assegno ordinario – è stata richiesta da 7,2 milioni di lavoratori dipendenti che così hanno conservato il posto, anche per il contestuale divieto di licenziare introdotto dal Cura Italia e ora prolungato sino al 17 agosto dal decreto Rilancio. Non tutti i lavoratori dunque sono rimasti sempre a casa: magari hanno diminuito le ore, alternandosi anche per le regole di distanziamento imposte dalle norme anti-Covid.

Di questi 7,2 milioni solo 4,6 milioni hanno già incassato la Cig, pari all’80% dello stipendio con un tetto attorno ai mille euro lordi. E di questi 4,6 milioni in 3,8 milioni hanno potuto contare sull’anticipo delle loro aziende che poi andranno a conguaglio con Inps. Mentre l’Istituto di previdenza è riuscito a erogare l’assegno a neanche 800 mila lavoratori: un quarto scarso di quanto doveva. Il ritardo di Inps è ancora più chiaro in percentuale: ha pagato l’8% dell’assegno ordinario, il 20% della cassa in deroga e il 50% di quella ordinaria. Non sempre la colpa può ricadere sulle imprese che non hanno allegato l’SR41, il documento con gli Iban dei lavoratori. Il ritardo di Inps è anche sugli SR41, come pure segnala il Civ, Consiglio di vigilanza, organo interno dell’Inps guidato da Guglielmo Loy.


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Andrà meglio ora con il decreto Rilancio che introduce una scorciatoia?

Non per tutti, non subito. Inps dovrebbe anticipare il 40% della cassa integrazione in 15 giorni dalla domanda. Ma per Cig ordinaria e assegno ordinario ciò vale per le domande dal 19 giugno in poi: quindi gli anticipi “sprint” arriveranno solo ai primi di luglio. Per quanto riguarda la tribolata Cig in deroga, la sua gestione è stata tolta alle Regioni che in questi mesi si sono rivelate impacciate e disabituate a gestire uno strumento vecchio, abolito nel 2016. Ma attenzione. Solamente le aziende che hanno già consumato le prime 9 settimane di cassa possono da subito chiederne altre 5 direttamente a Inps, così da avere entro 15 giorni il 40% di anticipo. Le altre devono ancora passare per l’imbuto delle Regioni.

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