Almanacco

Il 27 settembre del 1943 iniziano le Quattro giornate di Napoli, un episodio storico di insurrezione popolare

Esasperata dalle violenze e dalle miserie prodotte dall'occupazione nazista, la popolazione napoletana si sollevò in un grande atto di ribellione che interessò tutte le zone cruciali della città

Esasperata dalle violenze e dalle miserie prodotte dall’occupazione nazista, la popolazione napoletana si sollevò in un grande atto di ribellione che interessò tutte le zone cruciali della città. Tale evento è rimasto nella storia e prende il nome delle Quatto giornate di Napoli.

27 settembre 1943: iniziano le Quattro giornate di Napoli

Le quattro giornate di Napoli furono un episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, tra il 27 e il 30 settembre 1943. Nel corso dell’insurrezione i civili, con l’apporto di militari fedeli al Regno del Sud, riuscirono a liberare la città di Napoli dall’occupazione delle forze della Wehrmacht, aiutate da gruppi di fascisti locali.


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Iscrizione commemorativa presso la masseria Pagliarone a via Belvedere.

L’avvenimento di verificò tra le drammatiche fasi di rastrellamento, deportazione e fucilazione di prigionieri, un episodio aveva toccato profondamente l’animo della gente: l’esecuzione di un giovane marinaio sulle scale della sede centrale dell’Università Federico II, cui i cittadini erano stati costretti ad assistere con la forza.

Fatti antecedenti

Ormai la rabbia e l’esasperazione dei napoletani, in seguito alle esecuzioni indiscriminate, ai saccheggi, ai rastrellamenti della popolazione civile, alla miseria e alle distruzioni della guerra che mettevano in ginocchio l’intera città, stava montando spontanea, priva di un fattore esterno organizzativo che non fosse altro che il desiderio di liberarsi dell’invasore tedesco.


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Uno scugnizzo armato.

Si cominciò a pensare all’approvvigionamento delle armi: il 22 settembre gli abitanti del Vomero riuscirono a impadronirsi di quelle che erano appartenute ai soldati della 107esima Batteria; il 25 settembre 250 moschetti furono prelevati da una scuola militare; il 27 settembre caddero nelle mani degli insorti alcuni depositi di armi e munizioni.

L’insurrezione popolare fu allora inevitabile, i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania e ormai, spontaneamente in ogni punto della città, persone di entrambi i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni occupazione, andavano riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi.

Si unirono a loro anche moltissimi dei soldati italiani che solo pochi giorni prima si erano dovuti dare alla macchia. Già dal 26 settembre una folla disarmata e urlante (a maggioranza femminile) si scatenò contro i rastrellamenti tedeschi, liberando i giovani destinati alla deportazione.

La rivolta napoletana

La mattina del 27 si aprì con una serie di rastrellamenti delle truppe tedesche, ai quali un gruppo di persone armate rispose con l’uccisione di un maresciallo tedesco, nel quartiere Vomero. La protesta dilagò velocemente coinvolgendo militari e civili, inclusi i cosiddetti scugnizzi (i ragazzi dei vicoli partenopei), ricordati in un monumento collocato in piazza della Repubblica (sulla Riviera di Chiaia). Il 1° ottobre la città fu consegnata liberata alle truppe alleate.


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Mappa della città con indicati i luoghi dell’insurrezione.

L’episodio, premiato con la medaglia d’oro al valor militare, diede a Napoli il primato dell’insurrezione all’occupazione nazista tra le principali città europee. Diversi i film che hanno trattato questa fondamentale pagina di storia, su tutti va segnalato quello del regista Nanni Loy che fu candidato all’Oscar come “miglior film straniero”.

La liberazione

Il 1º ottobre alle 9:30 i primi carri armati Alleati entrarono in città, mentre alla fine della stessa giornata, il comando tedesco in Italia, per bocca del feldmaresciallo Albert Kesselring, considerò conclusa la ritirata con successo.


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Festeggiamenti dopo la liberazione della città.

Il bilancio degli scontri durante le “quattro giornate” non è concorde nelle cifre; secondo alcuni autori, nelle settantasei ore di combattimenti, morirono 168 militari e partigiani e 159 cittadini; secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155 ma dai registri del Cimitero di Poggioreale risulterebbero 562 morti.

È da notare che la gran parte dei combattimenti si ebbero esclusivamente tra italiani e tedeschi. A differenza di altri episodi della Resistenza furono infatti relativamente rari gli scontri con fascisti italiani, che probabilmente non avevano avuto il tempo di riorganizzarsi efficacemente dopo l’8 settembre (ricordiamo infatti che la Repubblica Sociale Italiana fu proclamata il 23 settembre, ovvero solo quattro giorni prima dello scoppio della rivolta).

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