Scienza e Tecnologia

Quali sono i veri colori di ciò che ci circonda? È tutto relativo…

No, non stiamo parlando di Albert Einstein, né tanto meno della sua famosa Teoria della Relatività. Quello a cui ci riferiamo è la soggettività dei nostri sensi. Con questo articolo apriremo una piccola finestra sul mondo delle percezioni umane e su come esse hanno creato un mondo esclusivo per noi e per quelli della nostra stessa specie.

colori relatività

Quando osserviamo i meravigliosi colori di un arcobaleno piuttosto che l’intensità del cielo azzurro in una giornata di primavera o il rosso splendente di un papavero, stiamo osservando davvero la realtà? Una banana è davvero gialla? Certamente per i nostri sensi è così e la scienza ci dà anche una valida spiegazione per cui la nostra banana è gialla e non blu, ma sotto si nasconde un mondo del tutto inaspettato.

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È tutto relativo

Innanzitutto, sappiamo che il nostro occhio non percepisce tutto, infatti per catturare e studiare i raggi X, gli infrarossi, le onde radio e gli ultravioletti, gli scienziati hanno dovuto inventare macchinari che rappresentassero un’estensione dei nostri sensi, sia per poter comprendere meglio la natura che ci circonda, sia per difenderci e proteggerci da nemici invisibili. In effetti, i colori così come li elaboriamo non esistono; essi sono la manifestazione di energia che il nostro cervello elabora e trasforma in sensazione visiva.

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I colori e le lunghezze d’onda

Un oggetto colorato emette energia ad una certa lunghezza d’onda, i fotorecettori del nostro occhio (coni) assorbono tale energia trasformandola in segnale bioelettrico; quest’ultimo viene inviato al cervello che lo elabora e trasforma quella lunghezza d’onda iniziale in colore. Newton fu il primo a capire che la luce bianca altro non era che l’insieme dei colori i quali grazie ad un prisma poteva essere scissa in sette colori fondamentali: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Quando osserviamo un arcobaleno siamo di fronte ad un esperimento che la natura stessa ci propone di tanto in tanto quando, grazie alle goccioline di acqua sospese in atmosfera e che fungono da prisma, scindono la luce che le attraversa nei sette colori che abbiamo elencato. Lo spettacolo nello spettacolo!

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In pratica, il colore che percepiamo rappresenta la lunghezza d’onda che l’oggetto in questione rifiuta e rigetta “sputandola” all’esterno. La scienza ci dice che un corpo a seconda delle proprietà chimico-fisiche assorbe la luce, ma non tutte le frequenze, questo vuol dire che la buccia di un limone assorbe tutte le frequenze fatta eccezione di quella verde-gialla che verrà riflessa, ed ecco che il limone apparirà giallo o verde a seconda della sua fase di maturazione. E così via per tutti gli oggetti che osserviamo. Lì dove ci troviamo dinanzi ad un corpo che assorbe tutta la luce, il nostro occhio percepirà il colore nero.

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Un oggetto che riflette tutta la luce ci appare di colore bianco. In effetti, le lunghezze d’onda che compongono la luce non sono altro che energia. Se assorbite da un oggetto o da un indumento, l’energia visiva si trasforma in energia termica e quindi in calore. Il nero è il “colore” che assorbe più calore in assoluto, il bianco è il più fresco ecco perché nel deserto ci si veste completamente di bianco perché esso riflette tutta la luce con aumento termico non eccessivo.

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Lo spettro

Anche tra noi esseri umani vengono percepite sfumature diverse e, al di là di patologie come il daltonismo, l’occhio umano osserva i colori del mondo all’interno di un determinato spettro, ma spesso con differenze di percezione anche profonde. Gli animali hanno sviluppato ad esempio capacità visive diverse dalle nostre e non sappiamo se esistono esseri capaci di vedere nell’infrarosso piuttosto che nell’ultravioletto, fatto sta che la nostra percezione è totalmente non reale, oggettiva solo all’interno di un gruppo vivente omogeneo.

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Ma allora quale sarà il vero colore di una mela, quello oggettivo in assoluto? Questo non lo possiamo sapere perché dipende da vari fattori intrinsechi ed estrinsechi e naturalmente dall’osservatore che ne definisce i tratti principali in maniera del tutto “s-oggettivo”; insomma possiamo dire con chiarezza e certezza che tutto è assolutamente relativo.

 di Antonio Vincensi

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