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Rita Levi-Montalcini: una vita da Premio Nobel

È stata una delle prime donne ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, mentre nel 2001 è stata nominata senatrice a vita per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale

Rita Levi-Montalcini, nota neurologa, accademica e senatrice a vita italiana, grazie alle sue scoperte, vince il Premio Nobel per la medicina nel 1986.

È stata una delle prime donne ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, mentre nel 2001 è stata nominata senatrice a vita per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale.


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Rita Levi-Montalcini, una vita da Premio Nobel

Rita Levi-Montalcini nasce il 22 aprile del 1909 a Torino e muore alla straordinaria età di 103 anni il 30 dicembre 2012 a Roma.

All’età di 20 anni decide di iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Torino dove, nel 1936, si laurea con 110 e lode.

Determinata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria ma viene costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme a Giuseppe Levi.


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La passione per la sua materia la sprona e le dona la forza per andare avanti tanto che continua le sue ricerche in un laboratorio casalingo. Quegli anni sono molto travagliati per il mondo e per l’Europa: infuria la seconda guerra mondiale ed è molto difficile trovare luoghi dove poter vivere serenamente e ancor di più per intraprendere delle ricerche.

Nel 1943 approda a Firenze e li vive clandestinità per qualche anno, prestando la sua collaborazione come medico volontario fra gli Alleati.
Poco prima dell’invasione tedesca del Belgio, Rita torna nella sua città natale e riprende con maggiore serenità le sue importanti ricerche insieme a Levi, sempre attraverso un laboratorio domestico.

Poco dopo riceve un’offerta dal Dipartimento di Zoologia della Washington University (St. Louis, Missouri) e accetta, dopo essersi però ben assicurata che potrà proseguire le stesse ricerche che aveva cominciato a Torino.

L’America poi diventerà una sorta di sua seconda patria, vivendoci con incarichi prestigiosi per oltre trent’anni (diventerà professoressa di Neurobiologia) e, precisamente, fino al 1977. I suoi primi studi (risalenti agli anni 1938-1944) sono dedicati ai meccanismi di formazione del sistema nervoso dei vertebrati.

Le scoperte

Nel 1951-1952 scopre il fattore di crescita nervoso noto come NGF, che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche.

Per i successivi trent’anni prosegue le ricerche sulla molecola proteica e sul suo meccanismo d’azione, per le quali nel 1986 le viene conferito, con Stanley Cohen, il Premio Nobel per la Medicina.

Nella motivazione del Premio si legge:

“La scoperta del NGF all’inizio degli anni ’50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”.


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A Roma, dal 1961 al 1969, dirige il Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University, e dal 1969 al 1979 il Laboratorio di Biologia cellulare.

Dopo essersi ritirata da questo incarico “per raggiunti limiti d’età” continua le sue ricerche come ricercatore e guest professor dal 1979 al 1989, e dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di Neurobiologia del CNR con la qualifica di Superesperto. Le sue indagini si concentrano sullo spettro di azione del NGF, utilizzando tecniche sempre più sofisticate.


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Studi recenti hanno infatti dimostrato che esso ha un’attività ben più ampia di quanto si pensasse.

Difatti, non si limita ai neuroni sensori e simpatici, ma si estende anche alle cellule del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario ematopoietico e alle cellule coinvolte nelle funzioni neuroendocrine. Dal 1993 al 1998 presiede l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana.

È membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia Pontificia, l’Accademia delle Scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society.

È, inoltre, molto attiva in campagne di interesse sociale, per esempio contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società.

Nel 1992 istituisce, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi-Montalcini, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario.

L’obiettivo è quello di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. In data 22 gennaio 2008 l’Università di Milano Bicocca le ha consegnato la laurea honoris causa in biotecnologie industriali.


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