Cronaca

Roma, Lavinia compie sei anni in stato vegetativo dopo incidente

Lavinia compie sei anni in stato vegetativo dopo un incidente avvenuto a Roma: investita nel cortile dell’asilo, ha passato 5 anni in un letto dopo quel tragico incidente. Con lei, a farle compagnia, insieme ai peluche ci sono macchinari medici che le garantiscono le condizioni per vivere. I fratellini la salutano e ci giocano, Lavinia però non può giocare con loro. È la commuovente storia di una bambina che ha perso la sua infanzia.

Roma, Lavinia in stato vegetativo per sei anni dopo un incidente

In questo momento particolare i genitori raccontano i giorni difficili a Fanpage.it: “Il risarcimento di un euro è improponibile: non soddisfa alcun bisogno, se non quello di un caffè”. Eppure è questa la cifra che era stata proposta ai genitori di Lavinia, la bimba investita quando aveva 16 mesi nell’estate del 2018 mentre era all’asilo. “È un’offesa, nessuna vita può valere un euro, neanche una spezzata come quella di Lavinia: nessuno si arricchisce, ma è necessario a Lavinia per vivere”.

Sul caso dell’incidente è ancora in corso un processo: sono due gli indagati, la maestra accusata di abbandono di minore e la donna alla guida dell’auto che ha investito la piccola accusata di lesioni gravissime.

Il compleanno

Oggi Lavinia compie 6 anni ed ha passato la maggior parte della sua vita in camerette su un letto, dopo quel tragico incidente che ha cambiato per sempre la sua esistenza. Con lei, oltre alla famiglia, ci sono i suoi peluche e i macchinari medici che le consentono di vivere.

I fratellini la salutano e ci giocano: sanno che nonostante le condizioni di Lavinia, lei riconosce le loro voci e può volere bene ad entrambi. Peccato però che non può giocare con loro.

L’incidente

I fatti sono avvenuti il 7 agosto del 2018. Come ogni giorno i genitori l’avevano accompagnata all’asila insieme al fratellino di 3 anni, a Velletri, sui Castelli Romani. Sembrava una mattinata come tante ed invece tutto da quel giorno è cambiato inesorabilmente.

“Verso le 10 di mattina è arrivata la telefonata che nessun genitore vorrebbe mai ricevere: la maestra ci ha comunicato che nostra figlia Lavinia era stata investita da una macchina mentre era in sua custodia. Abbiamo scoperto poi che la piccola, con grandissima probabilità, si trovava da sola in quel momento: il processo dovrà accertare il perché si trovasse da sola, visto che non era autonoma e gattonava appena”.

La piccola venne trasportata al Bambino Gesù di Roma in elisoccorso: “La sua prospettiva di vita era praticamente nulla: ci hanno detto che sarebbe morta entro le successive 24 o 48 ore o che, in alternativa, sarebbe rimasta nelle condizioni in cui si trova ora: in stato vegetativo”.

Lavinia è rimasta più di sei mesi in ospedale: faticava a respirare da sola e a mangiare, per questo è stata aiutata dai macchinari. “Ora, da qualche tempo, riesce a mangiare autonomamente, ma solo cibo omogeneizzato”, ha spiegato il papà Massimo.

“Ha bisogno di essere costantemente controllata e aiutata: in casa per dodici ore al giorno ci sono medici, infermieri, fisioterapisti che ci aiutano – ha spiegato la mamma – La sua vita sarà per sempre come quella di una bambina piccola. Oggi compie sei anni e ho dovuto spiegare a mio figlio perché l’anno prossimo sua sorella non andrà in prima elementare: è difficile spiegare ai bambini, che vivono nel qui e ora, che quella di Lavinia è una condizione permanente”.

La famiglia riceve assistenza da medici e infermieri 12 ore su 24: “Ma non sono abbastanza – hanno spesso dichiarato i genitori della piccola – È vero, si tratta del massimo consentito, ma Lavinia avrebbe bisogno di un altro tipo di supporto, di un’assistenza totalmente di natura ospedaliera che non c’è e non ci sarà mai”.

Il processo

Il processo è andato avanti con lentezza, ma dopo la pandemia le udienza sono proseguite puntuali. Le indagate per l’incidente che ha ridotto la piccola ad un letto sono due: la maestra con l’accusa di abbandono di minore e la conducente, nonché madre di un altro bimbo, con accusa di lesioni gravissime.

Sarebbe stata proprio quest’ultime, durante una delle udienze, a raccontare l’episodio: “Nel parcheggio non c’era nessuno, quando ho capito che era una bambina ho urlato”.

Secondo alcuni, però, l’incidente poteva essere evitato: a dichiararlo l’ingegnere Andrea Calcagnini. “La donna avrebbe potuto evitare la piccola, notandola almeno nella fase iniziale della manovra di svolta a destra”, ha dichiarato.

La bambina non si sarebbe dovuta trovare nel cortile dell’asilo da sola: “L’ho persa di vista solo per pochi secondi – si è sempre giustificata la maestra – Eravamo appena rientrati dal giardino, quando ho dovuto accompagnare un altro bimbo in bagno: non avevo chiuso il cancelletto pedonale e la porta a soffietto, ho lasciato Lavinia seduta per terra poco distante dalla porta e ho raggiunto il piccolo, quando sono tornata ho sentito le urla provenire dall’esterno”. Dopo le urla della conducente dell’auto, la maestra si è precipitata in cortile ed entrambe le donne hanno raggiunto l’ospedale, lasciando gli altri bambini chiusi nella struttura tra l’altro non a norma.

Nel corso del procedimento, una terza donna avrebbe raccontato di essere arrivata all’asilo e di aver visto le due che stavano andando via a bordo dell’automobile: le avrebbero detto di restare a controllare i bambini. La donna, mamma di un altro bambino che si trovava nella struttura, però, dopo essere entrata nell’asilo e aver visto i bambini da soli, anziché restare con loro sarebbe andata via. Proprio per queste dichiarazioni, è stata accusata di falsa testimonianza.

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