Un agente di polizia penitenziaria di 36 anni si è suicidato a Roma, sparandosi con la pistola d’ordinanza, portando a sei il numero di suicidi nel corpo dall’inizio dell’anno. Il sindacato Si.N.A.P.Pe chiede urgenti misure di prevenzione e supporto psicologico per gli agenti.
Roma, poliziotto penitenziario si suicida: sindacato chiede azioni immediate per prevenire altre tragedie
Nella notte tra sabato 6 e domenica 7 luglio, un agente della polizia penitenziaria di 36 anni si è suicidato a Roma, sparandosi con la pistola d’ordinanza. L’agente lavorava da pochi mesi nella Centrale Operativa Nazionale di Roma. Con questo tragico evento, il numero di suicidi tra il personale della polizia penitenziaria dall’inizio dell’anno sale a sei.
Il Si.N.A.P.Pe (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria) ha dato la notizia, esprimendo profondo cordoglio e unendosi al dolore dei familiari e dei colleghi. Roberto Santini, rappresentante del sindacato, ha dichiarato: “Questo è un dramma umano che non può essere ignorato o minimizzato. Ogni suicidio è una sconfitta per tutti noi e un segnale di allarme che deve essere ascoltato con urgenza.”
Il sindacato chiede con forza al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, di aprire un confronto urgente sul tema del suicidio nel Corpo di Polizia Penitenziaria. “Non possiamo tollerare che i nostri agenti, incaricati di garantire la sicurezza nelle strutture penitenziarie, siano lasciati soli ad affrontare un carico emotivo e psicologico insostenibile. È necessario attuare politiche concrete di prevenzione, investire in supporto psicologico e creare un ambiente lavorativo che permetta agli agenti di esprimere il proprio disagio senza paura di ripercussioni. Istituire un osservatorio permanente sul benessere psicologico degli agenti è essenziale per monitorare e proporre interventi tempestivi e mirati,” ha concluso Santini.