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Coronavirus Eboli, il calvario di una famiglia: “Reclusi in attesa del verdetto del test”

Coronavirus, ad Eboli la famiglia Lanzara si sente in “ostaggio” dopo un interminabile attesa dell’esito del test. Il nucleo familiare è composto da madre, padre, due figlie e nonna, due su cinque sono positive.

Coronavirus, la storia di una famiglia ebolitana

Madre e figlia vivono confinate nello stesso appartamento dal resto della famiglia dopo essere risultate positive al coronavirus. «Il 29 ottobre ho saputo di essere entrata in contatto con una positiva – spiega Lucia Lanzara, figlia della famiglia – Così, mi sono autoisolata in una stanza di casa, servendomi di un bagno a parte, possedendone due, osservando estrema prudenza per tutelare il resto della famiglia. Non essendo considerata contatto diretto, l’Asl non prevedeva per me un tampone, così l’ho fatto da un privato. In tre giorni ho avuto l’esito: positivo».

Il calvario

Tutti i componenti della famiglia si sono sottoposti al tampone dato che il padre e la nonna sono diabetici e la madre è immunodepressa. I tamponi sono stati effettuati in modalità drive. L’esito sarebbe dovuto arrivare dopo 48 ore ma, allo scadere del tempo, non è arrivata nessuna informazione.

«Riusciamo a recuperare gli esiti negativi di mio padre, mia nonna e mia sorella attraverso una applicazione, ma nessuna traccia, dopo 4 giorni dall’esecuzione, del tampone di mia madre. Allora, chiamo il medico di famiglia, ma mi riferisce che dal mattino il database dei positivi è completamente bloccato. Dopo ben 96 ore dal tampone, giunge la fatidica telefonata, sua madre è risultata positiva, e attenzione, non ha chiamato l’Asl, ma il Comune di Eboli. Da quel momento siamo entrambe in isolamento».

Fonte: Il Mattino

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