BATTIPAGLIA. Finti matrimoni nella Piana del Sele, Pm chiede al Tribunale del Riesame le manette per i protagonisti dell’operazione “Scambio di fede”. Secondo quanto dichiarato dal pubblico ministero Laura Iadanza infatti l’ordinanza del Gip non tenne in conto i riti fasulli avvenuti prima del 2016.
I dettagli emergono dalle intercettazioni telefoniche, le stesse che portarono alla scoperta, lo scorso Novembre, del finto matrimonio tenutosi ad Olevano sul Tusciano tra la marocchina Amina Ibnelazy ed un giovane del posto. Allora, secondo la pubblica accusa, le indagini preliminari non rivelarono il vincolo associativo perché gli indagati erano legati da rapporti familiari o coniugali mentre giurisprudenza sostiene che, quelli di sangue o di letto, sono i più pericolosi.
Sempre l’accusa chiede una revisione della parte riguardante l’induzione all’errore dell’ufficio anagrafe in quanto «le unioni simulate non avevano il presupposto costitutivo del consenso dei coniugi».
Il ricorso del sostituto procuratore si basa anche sul rischio di reiterazione in quanto gli “attori”, legati come detto da vincoli familiari, erano anche soliti scambiarsi i ruoli, interpretando a volte sposo o sposa ed altri volte i testimoni. Un sodalizio criminale quindi ben oliato e capace di mettere in piedi finte unioni credibili.
Il prossimo 4 dicembre quindi si discuterà l’appello dei giudici al Riesame. Una ventina di persone sono accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A far scattare l’operazione e far emergere dettagli cruciali sulle false cerimonie l’unione falsa celebrata ad Olevano sul Tusciano. Fu il fratello del finto sposo a rivelare l’imbroglio ai carabinieri della locale stazione. A contribuire alle indagini anche le dichiarazioni della madre dello “sposo” che disse ai carabinieri: «Nessuno dei miei figli è fidanzato».
Dopo 11 giorni però il figlio convolò “a nozze” con una marocchina. 21 in totali i matrimoni accertati: tredici a Battipaglia, tre ad Eboli e Olevano sul Tusciano, una a Montecorvino Pugliano e una a Machirolo, in provincia di Varese. Le indagini condotte dai carabinieri, guidati dal maggiore Erich Fasolino, hanno accertato che le finte spose erano disposte a raccontare un’altra bugia, quella di abbracciare la fede dell’Islam.