Omicidio di Angelo Vassallo: udienza lunga per la battaglia al Riesame. Ieri, lunedì 25 novembre, i tre indagati sono comparsi davanti ai giudici: si è iniziato nel primo pomeriggio per poi protrarsi fino a sera. Scambio di argomentazioni tra accusa e difese, con l’imprenditore collegato in videoconferenza. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Omicidio di Angelo Vassallo, udienza lunga al Riesame
Le udienze al Riesame per i tre indagati nell’omicidio di Angelo Vassallo sono iniziate nel primo pomeriggio e si sono protratte fino a sera. Erano presenti il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, e il procuratore aggiunto Marco Colamonici, attualmente in servizio a Messina, ma con delega per il caso relativo al delitto del sindaco pescatore di Pollica. Una giornata estremamente lunga, durante la quale il collegio giudicante ha prioritariamente trattato altre udienze ordinarie, dedicando però l’intero pomeriggio all’analisi delle posizioni di Giuseppe Cipriano (difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata), Lazzaro Cioffi (difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato) e infine Fabio Cagnazzo (difeso dall’avvocato Ilaria Criscuolo). Il collegio è presieduto da Gaetano Sgroia, coadiuvato dai giudici Enrichetta Cioffi e De Luca, ma il verdetto non sarà reso noto prima della scadenza prevista per venerdì 29 novembre.
Il primo a entrare è stato l’avvocato Annunziata, mentre il suo assistito ha richiesto e ottenuto di partecipare tramite videoconferenza. Successivamente, è stata la volta del penalista Stellato e, infine, dell’avvocato Criscuolo, dopo le 20. Le udienze si sono svolte in un clima molto vivace, con difesa e accusa che hanno presentato con fermezza le proprie argomentazioni. La procura ha sostenuto le sue tesi investigative, rispondendo anche alle arringhe degli avvocati, con il procuratore Borrelli che ha preso parte attivamente al dibattito. Non è trapelato nulla riguardo alle tre udienze a porte chiuse, e si dovrà attendere il verdetto. Tuttavia, la procura ha chiarito i motivi per cui ai tre è stato contestato il reato di omicidio, evidenziando sia le contraddizioni emerse in alcuni interrogatori sia il depistaggio orchestrato dall’ufficiale dell’Arma, con la complicità di un suo brigadiere di fiducia, Lazzaro Cioffi, già condannato per reati legati alla droga.
L’inchiesta
Se il movente è evidente a tutti, ovvero il traffico di droga, resta da chiarire non solo l’identità del killer, ma anche quella del mandante. Nelle oltre 400 pagine della richiesta di misura cautelare, emerge frequentemente il nome di Raffaele Maurelli, narcotrafficante di Scafati e cugino di Cipriano. Sebbene Maurelli sia deceduto, le indagini rivelano che era lui a orchestrare il traffico di droga tra l’area napoletana e il Cilento. È morto di cancro il 20 luglio 2020, e solo pochi mesi prima aveva appreso di essere sotto inchiesta per l’omicidio di Vassallo. Imprenditore nel settore edile, insieme al fratello Giuseppe gestiva diverse aziende tra Scafati, San Giuseppe Vesuviano e Torre Annunziata. Frequentava spesso il Cilento e Acciaroli.
Aveva acquistato alcuni appartamenti a Montecorice, ma il suo principale investimento era stato in terreni lungo la strada che da Acciaroli conduce a Pollica. Nel 2017, la Dda di Napoli sequestrò tutti i suoi beni, alcuni dei quali condivisi con il fratello, per un valore complessivo di 10 milioni di euro. Maurelli desiderava costruire degli appartamenti sui terreni a Pollica, situati nell’area protetta del Parco naturale del Cilento, ma non riuscì a ottenere i permessi necessari dalla Soprintendenza. Nell’estate del 2010 si trovava ad Acciaroli. Salvatore Ridosso, indagato per il filone legato allo spaccio di droga, lo menziona quando decide di confidarsi con un ufficiale dei carabinieri per raccontare la sua versione dei fatti riguardanti gli eventi nel Cilento.
Il padre Romolo parla di lui, rivelando durante l’ultimo interrogatorio di garanzia che desiderava unirsi a quel gruppo poiché erano in grado di gestire grandi traffici e guadagnare soldi. Romolo Ridosso, che ha rinunciato al Riesame, non aveva un buon rapporto con lui e per questo motivo si è rivolto a Cipriano, cugino di Maurelli e considerato dalla procura di Salerno il suo broker. Ridosso ha fornito agli inquirenti una foto scattata sul trono insieme a Peppe Odeon e al boss del narcotraffico, contraddicendo così il suo amico-intermediario, il quale aveva affermato di non aver mai avuto rapporti con lui, definendolo ex pentito e «camorrista».