L’udienza in Cassazione per tre dei quattro indagati nell’omicidio di Angelo Vassallo è stata programmata per la prima decade di febbraio. I tre coinvolti sono il tenente colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo, il suo attendente Lazzaro Cioffi e l’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano . La Corte Suprema dovrà esaminare la possibilità di revocare il provvedimento restrittivo nei loro confronti
Omicidio Vassallo, in Cassazione il ricorso degli indagati, resta ancora aperto il filone sullo spaccio
L’udienza in Cassazione per tre dei quattro indagati nell’omicidio di Angelo Vassallo è stata programmata per la prima decade di febbraio. I tre coinvolti sono il tenente colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo (assistito dall’avvocato Ilaria Criscuolo), il suo attendente Lazzaro Cioffi (difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato) e l’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano (rappresentato dall’avvocato Giovanni Annunziata). La Corte Suprema dovrà esaminare la possibilità di revocare il provvedimento restrittivo nei loro confronti. Nessuna udienza in Cassazione, invece, per l’ex pentito di camorra Romolo Ridosso, che aveva già rinunciato all’istanza di Riesame.
Nel frattempo, a partire dal 4 gennaio, l’ufficiale si trova nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dopo un lungo periodo di ricovero sotto scorta a causa delle sue condizioni di salute. Anche per lui non sono stati concessi gli arresti domiciliari, nonostante la malattia. La data per discutere l’archiviazione delle posizioni di Salvatore Ridosso (difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora) e del carabiniere Luigi Molaro, accusato di aver ostacolato le indagini dopo l’omicidio, non è ancora stata fissata. Entrambi non sono stati mai destinatari di misure cautelari, ma Molaro sarebbe coinvolto anche in un’inchiesta relativa al traffico di droga, che resta ancora aperta e coinvolgerebbe i fratelli Palladino, imprenditori di Pollica Acciaroli.
Lo spaccio di stupefacenti, così come i legami tra il Cilento e i principali gruppi di narcotrafficanti napoletani, sono temi che emergono frequentemente sia nelle 424 pagine di richiesta di misura cautelare redatta da quattro magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Marco Colamonici, Francesco Rotondo, Elena Guarino e Mafalda Daria Cioncoada), sia nelle 411 pagine del provvedimento del gip Ferraiuolo. Resta anche aperta un’indagine per verificare se a premere il grilletto contro il sindaco pescatore sia stato proprio Lazzaro Cioffi, come affermato da Romolo Ridosso.
L’inchiesta
L’inchiesta della procura di Salerno, sotto la guida del procuratore capo Giuseppe Borrelli e del vice procuratore Luigi Alberto Cannavale, giunge quindi alla sua fase decisiva: quella della Cassazione. Nonostante ciò, l’intero processo si fondi su dichiarazioni rilasciate da diversi protagonisti della vicenda, come hanno più volte sottolineato gli avvocati delle difese. In particolare, le dichiarazioni raccolte in carcere da Eugenio D’Atri, confidente di Romolo Ridosso (che ha anche rilasciato dichiarazioni autoaccusatorie sul traffico di droga), sono state considerate dalla procura di Salerno «una testimonianza indiretta», verificata su vari livelli.
Eugenio D’Atri risulta dunque essere il punto cruciale nell’inchiesta. «Le sue dichiarazioni – si legge nella richiesta della procura – sembrano poter fornire una potenziale spiegazione razionale a talune gravi anomalie riscontrate nel comportamento di Cagnazzo». Come, ad esempio, aver dirottato da subito le indagini su Bruno Humberto Damiano, piccolo pusher della zona elevato, invece, a rango di grande spacciatore.