CAPACCIO PAESTUM. È agosto: il comune di Capaccio Paestum stipula il contratto con l’impresa Sviluppo Risorse Ambientali (SRA) Srl di Polla. La società in questione era stata destinataria nel marzo 2017, quale capogruppo di un raggruppamento temporaneo di impresa dell’appalto quinquennale, di circa 4 milioni di euro, per il servizio di conferimento dei rifiuti solidi urbani e assimilati oltre alla gestione dei rifiuti prodotti dall’impianto di Varolato.
Il comune, però, avrebbe riscontrato, nel tempo, una serie di inadempimenti tali da portare alla risoluzione del contratto. I problemi sostanziali si sono avvertiti a metà giugno, quando il responsabile del Servizio Ecologia e Ambiente Rinaldi, intimò all’impresa il rispetto delle clausole contrattuali e le tempistiche.
Ora l’azienda replica al comune attraverso una nota inviata anche alla Procura della Repubblica. “Nel mese di giugno 2018 il GIP del Tribunale di Salerno ha disposto il sequestro dell’impianto di smaltimento della Palmeco Srl – ricordano dall’impresa – di conseguenza la Sra si è improvvisamente ed incolpevolmente trovata nell’impossibilità di garantire lo smalimento del Codice di rifiuto Cer 200301”. Una problematica durata sei giorni (una sola raccolta settimanale a Capaccio) ovvero dal sequestro dell’impianto fino a quando il sindaco, in data 21 giugno, ha ritenuto sospendere l’affidamento per dare la gestione del servizio ad altra società.
Una decisione “inspiegabile” secondo la Sra considerato che le problematiche legate all’impossibilità di espletare il servizio sono state temporanee e non determinate dalla volontà dell’azienda. Sempre stando alla società, inoltre, il “comportamento dell’Ente è incomprensibile in quando sino al 26 giugno, vale a dire il giorno antecedente l’adozione dell’ordinanza, il comune ha provveduto a conferire i rifiuti diversi dal secco indifferenziato presso lo stabilimento Sra”.
Pertanto “questa assurda scelta del Comune di Capaccio Paestum di conferire lo smaltimento alla Nappi Sud, non vincitrice di alcuna gara, arrecherà un danno ed una spesa maggiore a carico dei cittadini dato che da analisi economica sviluppata risulta essere di circa 450mila euro in più l’anno”. Di qui le perplessità sulla vicenda che intanto è finita davanti ai giudici del Tar, ma rischia di assumere anche contorni più gravi considerato che secondo l’azienda potrebbero esserci profili di “illiceità penale”.