Nelle prossime ore, il giudice per le indagini preliminari Piero Indinnimeo dovrà decidere se revocare o meno l’ordinanza che aggrava la posizione dell’ex dirigente del Dipartimento di Cardiologia del Ruggi, Enrico Coscioni. La procura, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, aveva ottenuto per Coscioni il divieto di dimora a Salerno, ritenendo che, nonostante la sospensione, continuasse a frequentare il reparto, valutare i ricoveri provenienti dal pronto soccorso e offrire consigli terapeutici ai pazienti ricoverati come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Salerno, dopo il divieto di dimora Coscioni sentito dal gip
Coscioni, attualmente professore ordinario presso la facoltà di Medicina dell’Università di Salerno, è stato ascoltato ieri dal giudice per le indagini preliminari. I suoi legali, gli avvocati Agostino De Caro e Gaetano Pastore, hanno presentato un’istanza per revocare il provvedimento e, contemporaneamente, hanno fatto appello al Tribunale del Riesame. I contenuti dell’interrogatorio rimangono riservati, così come quelli dei precedenti interrogatori che coinvolgono anche la sua equipe medica, dopo l’ordine di sospensione dall’attività ospedaliera. Uno degli argomenti centrali dell’appello potrebbe essere la necessità di Coscioni di svolgere attività ospedaliera per poter adempiere al meglio ai suoi impegni universitari.
La sospensione
La sospensione di Coscioni dalla pratica medica risale a febbraio, quando i familiari di un suo paziente deceduto, Umberto Maddolo, 62 anni, lo denunciarono. Maddolo era stato operato presso il Ruggi da un’equipe guidata proprio da Coscioni. Nel corso delle indagini, fu riesumato il corpo e venne ritrovata una garza di 15 centimetri all’interno del cadavere, un oggetto che era sfuggito ai controlli durante e dopo l’intervento. Questo ritrovamento portò all’emissione di un avviso di garanzia e alla sospensione di Coscioni per un anno. Nonostante le difficoltà tecniche nell’individuare la garza durante l’autopsia, il ritrovamento confermò le irregolarità nell’operato dell’equipe.
Successivamente, la posizione di Coscioni si è ulteriormente aggravata. I carabinieri del Nucleo investigativo di Salerno hanno riscontrato che il medico continuava a frequentare i corridoi e gli uffici del reparto, nonostante la sospensione in corso. Secondo gli investigatori, Coscioni svolgeva regolarmente le mansioni di dirigente, pur essendo stato formalmente sospeso. Avrebbe continuato a dare direttive su ricoveri e terapie, coordinando l’attività del personale medico come se fosse ancora responsabile del reparto. La procura ha raccolto diverse prove, tra cui documenti e intercettazioni telefoniche, che dimostrerebbero come Coscioni abbia violato sistematicamente le prescrizioni imposte dalla sospensione.
Alla luce di queste violazioni, il gip ha ritenuto che non si potesse più fare affidamento sulla capacità del medico di rispettare le misure interdittive, ordinando quindi il divieto di dimora a Salerno. Rimangono tuttavia in corso ulteriori indagini per capire se vi siano state complicità all’interno dell’ospedale, o omissioni da parte degli organi sanitari incaricati di vigilare sul rispetto delle disposizioni disciplinari.