Al termine di una complessa attività investigativa, conclusa nei mesi scorsi dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno, sono stati individuati n. 59 contribuenti che, pur di non versare le tasse effettivamente dovute, hanno fatto risultare l’esistenza di crediti fittizi, ponendo in essere così un’evasione fiscale quantificata in oltre 7 milioni di euro.
Maxi evasione fiscale: titolari ditte individuali e società di Salerno nei guai
I Finanzieri di Nocera Inferiore hanno infatti ricostruito il meccanismo fraudolento di cui hanno beneficiato titolari di ditte individuali e società di Salerno e provincia, come pure di altre regioni (dal Lazio alla Basilicata, fino alle Marche, all’Emilia Romagna e al Piemonte), i quali, grazie ad un semplice passaparola, erano riusciti ad entrare in contatto con i materiali artefici della truffa, due soggetti del Vesuviano.
Il modus operandi
Questi ultimi, pur senza possedere alcuna qualifica professionale (uno era rappresentante di una società, l’altro commesso di un negozio di abbigliamento), si prestavano a compilare e trasmettere, tramite il canale home banking, i tradizionali F24 per conto degli imprenditori, azzerando tutto d’un colpo i debiti con il Fisco.
In cambio di modesti compensi, riportavano sistematicamente nella sezione “crediti” dei modelli di pagamento, degli importi di fantasia, puramente inventati, che però permettevano nei fatti di compensare quasi del tutto l’ammontare delle imposte dovute.
In effetti, il “trucco” – se così si può chiamare – consisteva proprio nel non annullare completamente il debito fiscale. Così facendo, il sistema, ricevuta comunque una notifica di accredito dalle banche, seppur per pagamenti irrisori (parliamo di bonifici anche solo di qualche decina di euro, comunque mai sopra i 100), riconosceva per buoni i pagamenti effettuati, fatte salve le successive verifiche del caso.
In assenza di segnali di anomalia sull’autenticità dei crediti dichiarati, una volta verificata l’esattezza dei dati identificativi del contribuente (la partita Iva ed il codice fiscale), si procedeva alla cancellazione delle posizioni debitorie di chi aveva comunque provveduto ad un pagamento, revocando di conseguenza anche gli eventuali atti di accertamento e i pignoramenti adottati.
Per contrastare il fenomeno, con l’ultima Legge di Bilancio, è stata introdotta da inizio anno una nuova disciplina delle compensazioni, con più stringenti obblighi in capo ai contribuenti, come il possesso delle credenziali di accesso ai portali Entratel e Fisconline dell’A.E. oppure quello di avvalersi, in alternativa, di intermediari abilitati.
In questa circostanza, l’intervento dei militari ha messo fine al meccanismo di evasione, garantendo anche la restituzione delle somme sottratte all’Erario.
Il sequestro
Nei 26 casi più rilevanti (quelli in cui le indebite compensazioni hanno superato la soglia di rilevanza penale dei 50.000 euro), già un anno fa, è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di immobili, autovetture e liquidità finanziarie, per circa 6 milioni e mezzo di euro, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Nocera Inferiore.
Nei confronti dei responsabili, peraltro, è stato di recente disposto pure il rinvio a giudizio, sempre su richiesta
della Procura di Nocera. Gli altri 33 contribuenti che, con lo stesso meccanismo, hanno evaso complessivamente più di 700 mila euro, subiranno un procedimento amministrativo dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione che, oltre al recupero delle imposte evase, comporta l’applicazione di pesanti sanzioni pecuniarie, fino al doppio delle somme illecitamente compensate.