SCAFATI. Emergono i primi retroscena in merito al caso dell’omicidio Faucitano: la vittima voleva denunciare gli attuali imputati per il debito di droga da 700 euro.
Faucitano voleva denunciare i suoi esecutori: emergono i primi retroscena del caso
Dino Faucitano, il 45enne morto a Scafati il 26 aprile 2015, sarebbe stato ucciso non solo per un debito di droga ma anche perché era intenzionato a denunciare Rizzo e Adini, attualmente imputati per il suo omicidio. Intanto, in presenza del Giudice delle Indagini Preliminari, Mariella Zambrano, proprio Pasquale Rizzo e Marcello Adini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
I dettagli sul tentativo di denuncia da parte della vittima sono emersi in seguito alle testimonianze dei pentiti Alberto Panico, Andrea “Dario” Spinelli , Massimo Fattoruso, Alfonso Loreto e Romolo Ridosso. Faucitano avrebbe dovuto pagare un debito di 700 euro per una partita di droga ad Adini, il quale oggi è considerato come esecutore materiale dell’omicidio, mentre Carmine Alfano è considerato come il mandante. Spinelli era invece a conoscenza dell’intenzione di Faucitano di voler denunciare tutto ai carabinieri per liberarsi dalla morsa dei suoi “creditori”. Alla fine però fu ucciso da otto colpi di pistola e l’arma fu poi nascosta da Fattoruso che poi la gettò nei canali del Sarno: tuttavia, non è stata mai ritrovata dalle forze del’ordine.
Fonte: La Città