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I “Subburchi” del Venerdì santo

È una pratica diffusa fra i fedeli del sud Italia la preparazione dei “Subburchi”

Cosa sono i Subburchi?

Sono dei contenitori pieni di grano germogliati e posti ai piedi dell’altare nelle chiese cristiane.
È una tradizione religiosa antichissima diffusa sopratutto nel sud Italia. Subburchi, termine dialettale, si può tradurre in italiano in sepolcro da non confondere con le tombe; in questo caso il termine va accostato alla parola sobborgo o suburbio letteralmente al di sotto del luogo abitato e in questo senso sotterranei.

Gli antichi popoli del Mediterraneo ornavano il sepolcro di Cristo con piattini di cereali germogliati per glorificarne la resurrezione, ancora oggi è di usanza durante la settimana della Pasqua.

I giardini di Adone pare che sia l’espressione che da origine e significato ai “subburchi”

Ancora una volta è la mitologia greca a spiegare l’usanza cristiana. La storia del bellissimo Adone conteso tra la dea del mondo dei morti Persefone e la dea della terra dei viventi Afrodite.

Il mito

Adone fu ferito a morte dal rivale in amore il dio Ares, Afrodite perdutamente innamorata cercò Adone agli inferi. Persefone dea degli inferi, si rifiutò di restituire l’anima di Adone poiché anche lei alla vista del giovane se n’è innamorò.

L’assenza della dea Afrodite dal mondo dei vivi stava inaridendo la terra, il padre Zeus, decise che Adone avrebbe trascorso alcuni mesi con Persefone e altri con Afrodite. È in questo periodo che avviene l’equinozio di Primavera, quando Adone ritorna sulla terra con Afrodite, si ha la resurrezione di Adone e con essa la venerazione delle piantine cresciute al buio.

La religione cristiana trasformò il rito pagano in un pellegrinaggio devozionale presso i sepolcri, ovvero agli altari dove continuavano ad essere esposti quei germogli, con il nuovo significato di ricordare la morte di Gesù Cristo. Il Venerdì santo ogni fedele porta nei terreni o nelle case il grano germogliato in segno di prosperità.

Usanze che stanno scomparendo

Purtroppo queste e altre usanze stanno via via scomparendo, la globalizzazione ci sta facendo perdere il senso dell’appartenenza. Le nostre radici etniche e culturali legate ai territori, alle tradizioni alla identità stanno scomparendo dalla memoria.


Articolo di Laura Piserchia


Foto Mariangela Ruggiero altare della chiesa santa Maria delle grazie, Santomenna