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Le frasi più belle per celebrare San Francesco

San Francesco d'Assisi: le frasi di auguri più belle e profonde. San Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182

Quali sono leĀ frasi più belleĀ eĀ profondeĀ per fare gliĀ auguriĀ in occasione della giornata diĀ San Francesco d’Assisi, celebrato il 4 ottobre?Ā San Francesco nacque ad Assisi l’anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse:

“Fra queste mura spunterĆ  presto un sole…”; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: “Tutto andrĆ  bene, purchĆØ la madre sia condotta nella stalla”, e cosƬ avvenne…

San Francesco d’Assisi: le frasi di auguri più belle e profonde

Di seguito una selezione diĀ frasiĀ edĀ immaginiĀ da inviare in occasione della giornata diĀ San Francesco:

  • Cominciate col fare il necessario, poi ciò che ĆØ possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.
  • Chi lavora con le sue mani ĆØ un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ĆØ un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore ĆØ un artista.
  • Un solo raggio di sole ĆØ sufficiente per cancellare milioni di ombre
  • Riponi la tua fiducia nel Signore
    ed egli avrĆ  cura di te.
  • Concedimi la serenitĆ 
    di accettare le cose che non posso cambiare,
    il coraggio per cambiare quelle che posso
    e la saggezza per riconoscerne la differenza.
  • Il Figlio di Dio
    era più nobile di noi,
    eppure per noi si ĆØ fatto povero
    in questo mondo.
  • Oh Signore, fa di me uno strumento della tua Pace
    Dove ĆØ odio fa che io porti l’Amore,
    dove ĆØ offesa, ch’io porti il perdono,
    dove ĆØ discordia, ch’io porti la fede,
    dove ĆØ l’errore, ch’io porti la VeritĆ ,
    dove ĆØ la disperazione, ch’io porti la speranza.
    Dove ĆØ tristezza, ch’io porti la gioia,
    dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

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  • O Signore fa’ che io
    non cerchi tanto di essere consolato
    quanto di consolare;
    di essere compreso, quanto di comprendere;
    di essere amato, quanto di amare.
    PoichƩ donando, si riceve;
    perdonando, si ĆØ perdonati;
    morendo, si resuscita alla vita eterna.
    Amen
    (Preghiera attribuita a San Francesco)
  • Questa ĆØ la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti
  • Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo.
  • Dio mi ha chiamato per la via dell’umilitĆ 
    e mi ha mostrato la via della semplicitĆ .
  • E le gioie semplici sono le più belle, sono quelle che alla fine sono le più grandi.
  • Dove ĆØ caritĆ  e sapienza,
    ivi non è timore né ignoranza.
  • Chi tratta male un povero fa ingiuria a Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece povero in questo mondo.
  • Fratello, dobbiamo restituire il mantello a questo poveretto, perchĆ© ĆØ suo. Noi l’abbiamo avuto in prestito sino a quando non ci capitasse di incontrare uno più povero
  • Se qualcuno ci colpirĆ  su una guancia gli offriremo anche l’altra. Se qualcuno ci porterĆ  via il vestito, gli daremo anche il mantello.
  • Predicate il Vangelo, e se ĆØ proprio necessario usate anche le parole.
  • Non appoggiarti all’uomo: deve morire: Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!
  • Desidero poco e quel poco che desidero, lo desidero poco.
  • Tanto ĆØ il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto.
  • Ave, regina sapienza,
    il signore ti salvi con la tua sorella,
    la santa, pura semplicitĆ .

Il 4 ottobre ĆØ San Francesco: frasi su animali, morte e matrimonio

  • La santĆ  umiltĆ 
    confonde la superbia
    e tutti gli uomini che sono nel mondo,
    e similmente tutte le cose
    che sono nel mondo.
  • Tu sei amore e caritĆ ,
    Tu sei sapienza,
    Tu sei umiltĆ ,
    Tu sei pazienza,
    Tu sei bellezza,
    Tu sei sicurezza,
    Tu sei quiete.
  • O alto e glorioso Dio,
    illumina le tenebre de lo core mio.
    Et dame fede dricta, speranza certa e caritĆ  perfecta,
    senno e cognoscemento, Signore,
    che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.
    (Preghiera davanti al crocifisso)
  • Rapisca, ti prego, o Signore,
    l’ardente e dolce forza del tuo amore
    la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
    perchĆ© io muoia per amore dell’amor tuo,
    come tu ti sei degnato morire
    per amore dell’amor mio.
    (Preghiera Absorbeat)
  • Beato il servo che accumula nel tesoro del cielo i beni che il Signore gli mostra e non brama dl manifestarli agli uomini con la speranza di averne compenso. PoichĆ© lo stesso Altissimo manifesterĆ  le sue opere a chiunque gli piacerĆ . Beato il servo che conserva nel suo cuore i segreti del Signore

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  • Donandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrova.
  • Non avere paura di dirmi che la morte ĆØ vicina, perchĆ© essa ĆØ per me la porta della vita.
    (Rivolgendosi al suo medico)
  • Fai attenzione a come pensi e a come parli, perchĆ© può trasformarsi nella profezia della tua vita.
  • Chiunque darĆ  ai poveri ciò che possiede sarĆ  accolto da noi con grande gioia e amore. Ci vestiremo come i poveri con misere vesti fatte da stracci ma benedette dal buon Dio.
  • Il diavolo fa grande tripudio, quando può togliere la gioia dello spirito al servo di Dio.
  • Io voglio
    frate lupo
    che tu imprometta che tu non
    nocerai mai a nessuna persona umana
    nĆØ animale

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  • Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, l’onore ed ogni benedizione.
    A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo ĆØ degno di pronunciare il tuo nome.
    Tu sia lodato, mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale ĆØ la luce del giorno, e tu attraverso di lui ci illumini.
    Ed esso ĆØ bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia te, Altissimo.
    Tu sia lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.
    (Cantico delle creature)
  • Tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento,e per l’aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno e ogni tempo
    tramite il quale dai sostentamento alle creature.
    Tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, la quale ĆØ molto utile e umile, preziosa e pura.
    Tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. E’ bello, giocondo, robusto e forte.
    Tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dĆ  nutrimento, ci mantiene e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba.
    (Cantico delle creature)
  • Tu sia lodato, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore e sopportano malattie e sofferenze.
    Beati quelli che le sopporteranno in pace, perchĆØ saranno incoronati.
    Tu sia lodato, mio Signore, per la nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare:
    guai a quelli che moriranno mentre sono in situazione di peccato mortale.
    Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volontĆ ,
    perchƩ la seconda morte, non farƠ loro male.
    Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltĆ .
    (Cantico delle creature)
  • Nessun frate, in qualunque luogo si trovi, od ovunque si rechi, deve mai prendere o ricevere o far ricevere danaro, nĆ© per comperarsi abiti o libri o come compenso di qualsiasi lavoro; anzi in nessun caso, se non per necessitĆ  di frati infermi; perchĆ© non dobbiamo attribuire al danaro una utilitĆ  maggiore che alle pietre.
  • Leggere e rileggere incessantemente il santo Vangelo per avere sempre dinanzi alla mente gli atti, le parole, i pensieri di Gesù, al fine di pensare, parlare, agire come Gesù.
  • E tutte le creature che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la sua natura servono, conoscono e obbediscono al loro creatore meglio di te, o uomo.
  • Se io incontrassi un sacerdote ed un Angelo, saluterei prima il sacerdote e poi l’Angelo.
  • Mio padre santo,
    re del cielo e della terra,
    non allontanarti da me,
    perché la tribolazione è vicina
    e non c’è chi mi aiuti.
  • La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontĆ , alla concordia dalla vostra mitezza.
  • Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza dei vostri peccati, e Iddio vi libererĆ  del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale.
  • Quando pregate, dite il Pater noster, oppure: Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo e ti benediciamo, perchĆ© per mezzo della tua santa croce hai redento il mondo.
  • Agli occhi di Dio un uomo vale realmente quel che vale, e niente di più.

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  • Tutta l’umanitĆ  trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo.
  • Abbiamo bisogno di riempire l’anima dello spirito del Signore e della sua fortezza.
  • Tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l’umanitĆ , ma non videro nĆ© credettero, secondo lo spirito e la divinitĆ , che egli ĆØ il vero Figlio di Dio, sono condannati.
  • Beato quel religioso, che non ha gioconditĆ  e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore e, mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia. Guai a quel religioso che si diletta in parole oziose e frivole e con esse conduce gli uomini al riso.
  • Il servo di Dio non deve mostrarsi agli altri triste e rabbuiato, ma sempre sereno. Ai tuoi peccati, riflettici nella tua stanza alla presenza di Dio piangi e gemi. Ma quando ritorni dai frati, lascia la tristezza e conformati agli altri.

La storia di San Francesco d’Assisi

Un altro giorno fu udito par le vie di Assisi un romito che gridava:“Pace e bene, pace e bene!”… il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarĆ  di questo fanciullo cosƬ prediletto da Dio?Ā  Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura.

Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattĆØ anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia. La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono:“Pensi a prendere moglie?”. “SƬ”, rispose Francesco,”e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo”… si riferiva a “madonna povertĆ !”.

Una mattina, ĆØ colpito, in una chiesetta di campagna, da un brano del Vangelo, che diceva: “Non tenere nĆ© oro nĆ© argento nĆ© altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone”. Si spogliò di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l’aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti:

“Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d’ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli”.

Esce all’aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s’infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s’annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell’abito, tanto importante che Dante. quando vorrĆ  lodare la rude semplicitĆ  dei vecchi fiorentini, li dirĆ  “cinti di cuoio e d’osso”).

Da quel giorno l’eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte Ć©letta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, caritĆ , amore. Ai suoi seguaci, che volle chiamare “Frati Minori“, insegnava il lavoro, l’elemosina, la preghiera e la povertĆ  più assoluta.

Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l’amore fra i nemici: convertƬ peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi. I tre voti francescani, obbedienza, povertĆ  e castitĆ , non erano pesi che il figlio di PietroĀ Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d’avventura.

Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L’obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertĆ  liberava da ogni cupidigia; la castitĆ  sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioĆØ la superbia, l’avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l’uomo mondano.

Benedetto dal Papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera: istituƬ le Clarisse; fondò e diffuse il Terz’Ordine; andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare “pace e bene”. Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

Compose laudi in onore del suo Dio perchĆ© esclamava: “L’amore non ĆØ amato, l’amore non ĆØ amato!”. MorƬ, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara cittĆ  di Assisi, il 4 ottobre 1226. Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a Santa Caterina da Siena ĆØ il grande protettore della nostra amata patria.

Pratica, preghiera e martirologio romano

Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

San Francesco e il Natale

La natura fantastica del “giullare di Dio” e insieme la sua intuizione didattica si manifestarono specialmente nella più poetica rappresentazione ideata in un bosco, cioĆØ nel Presepio di Greccio.

Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perchĆ© Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L’eterno entrava nel tempo; l’immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d’Emmaus.

Il santo dell’umiltĆ  si commuoveva all’idea dell’infinita umiliazione di Dio che si fa uomo. Il santo della povertĆ  piangeva al pensiero dell’estrema indigenza di Gesù, nato in una stalla. E finalmente, il santo della perfetta letizia si rallegrava al ricordo dell’Alleluia celeste.

Il Natale era dunque la festa più francescana dell’anno liturgico. Vi si celebrava l’umiltĆ , la povertĆ  e l’innocenza. I tre voti francescani brillavano, con meraviglioso fulgore, nel cielo natalizio.

“Se io potessi parlare all’imperatore”, diceva Francesco, “vorrei pregarlo di emanare un comando generale, perchĆ© tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicchĆ© in quel giorno di tanta solennitĆ  gli uccelli abbiano cibo in abbondanza”. Anche questo sarebbe stato un modo di rendere evidente la gioia natalizia, comunicandola, attraverso il cibo, anche agli abitanti dell’aria.

Un anno, il Natale cadeva di venerdƬ e fra’ Monco, il cuciniere, fu in dubbio se fare, in quel giorno, di grasso o di magro. “Faresti peccato, o fratello”, gli gridò Francesco, “chiamando venerdƬ il giorno in cui ĆØ nato Gesù. Vorrei che in un giorno come questo mangiassero carne anche le pareti e, non potendo, ne fossero almeno unte di fuori!” Soltanto la fantasia d’un uomo sobrio e continente come lui poteva immaginare qualcosa di simile.

Nell’inverno del 1223 ebbe finalmente l’idea della prima sacra rappresentazione. Mandò a chiamare il signore di Greccio, Giovanni Velita, e gli disse:

“ƈ mio pensiero rievocare al vivo la memoria di quel Bambino celeste che ĆØ nato laggiù in Betlem, e suscitare davanti al suo sguardo e al mio cuore gl’incomodi delle sue infantili necessitĆ : vederlo proprio giacere su poca paglia, reclinato in un presepio, riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello”.

CosƬ, la notte di Natale del 1223, nel bosco di Greccio, avvenne la prima rappresentazione natalizia inventata da San Francesco: il Presepio.

Un sacerdote celebrò la Messa di mezzanotte sopra una mangiatoia. San Francesco, non essendo sacerdote, ma soltanto diacono, cantò il Vangelo della Nascita, e lo spiegò al popolo, accorso nel bosco di Greccio con fiaccole accese.

Chiamava Gesù “il bambino di Betlem“, e nel pronunziare queste parole, narra il suo primo biografo, sembrava una pecora che belasse “talmente la sua bocca era ripiena, non tanto di voce, quanto di dolce affetto. E nominando il Bambino di Betlem, oppure dicendo Gesù, lambivasi con la lingua le labbra, quasi a gustare e deglutire la dolcezza di quel nome.”

San Francesco e gli animali

San Francesco chiamava gli animali “i nostri fratelli più piccoli”. Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perchĆ© con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch’essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. PerchĆ© non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant’Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.

Un giorno S.Francesco andò alla elemosina assieme a frate Massèo e i due si imbatterono in un uomo che portava al mercato due agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalla spalle.

All’udire quei belati, il servo di Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone:

“PerchĆ© tormenti i miei fratelli agnelli, tenendoli cosƬ legati e penzolanti?”.

Rispose: “Li porto al mercato e li vendo: ho bisogno di denaro”.

E Francesco: “Che ne avverrĆ ?”.

E quello: “I compratori li uccideranno e li mangeranno”.

Nell’udire questo il santo esclamò: “Non sia mai! Prendi come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli”.

Quell’uomo fu ben felice di un simile baratto, perchĆ© il mantello, che Francesco aveva ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto di più delle bestiole. Infatti ogni creatura dice:

“Dio mi ha creato per te, o uomo! Noi che siamo vissuti con lui, lo vedevamo rallegrarsi interiormente ed esteriormente di quasi tutte le creature, cosƬ che, toccandole o mirandole, il suo spirito sembrava essere in cielo, non in terra. E per le grandi gioie che aveva ricevuto e riceveva dalle creature, egli compose, poco prima della sua morte, alcune Lodi del Signore per le sue creature, per incitare alla lode di Dio i cuori di coloro che le udissero, e cosƬ il Signore fosse lodato dagli uomini nelle sue creature”.

Dai “Fioretti” di San Francesco

Come Santo Francesco convertƬ tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l’uno di loro,il quale fu santissimo frate.

Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli:

“Padre, io vorrei molto volentieri essere de’ vostri frati”.

Rispose Santo Francesco: “Figliuolo, tu se’ giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertĆ  e l’asprezza nostra”.

Ed egli: “Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, cosƬ potrò io colla grazia di Cristo”.

Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantinenteĀ lo ricevette all’ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sƬ graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale.

Testamento di San Francesco (1226)

Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.

Preghiera semplice

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove ĆØ odio, fa ch’io porti amore,
dove ĆØ offesa, ch’io porti il perdono,
dove ĆØ discordia, ch’io porti la fede,
dove ĆØ l’errore, ch’io porti la VeritĆ ,
dove ĆØ la disperazione, ch’io porti la speranza.

Dove ĆØ tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
PoichĆØ:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si ĆØ perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.

Benedizione a Frate Leone

Il Signore ti benedica e ti custodisca.Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.Il Signore ti dia la sua grande benedizione.Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te

Fratello Sole e Sorella Luna

Dolce ĆØ sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce ĆØ capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L’Aria e l’Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore

 

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