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San Giorgio Maggiore a Napoli: una delle chiese più ricche di storia

La chiesa di San Giorgio Maggiore è una delle chiese monumentali di Napoli ed è stata per tutto il il Medioevo una delle quattro parrocchie della città, insieme a quella dei Santi Apostoli, di San Giovanni Maggiore e Santa Maria Maggiore.

La chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli: la storia

La chiesa di San Giorgio Maggiore, ubicata in piazzetta Crocelle ai Mannesi, lungo via Duomo, nel cuore del centro antico della città è una chiesa monumentale di Napoli. Per tutto il Medioevo è stata una delle quattro parrocchie di Napoli, insieme a quella dei Santi Apostoli, di San Giovanni Maggiore e Santa Maria Maggiore.

Nel 1618 la chiesa fu concessa ai padri Pii Operai. Nel 1640, un incendio distrusse buona parte dell’edificio, che venne poi ristrutturato da Cosimo Fanzago, il quale concepì la nuova chiesa con un’inversione dell’orientamento nord-sud. L’attuale ingresso principale, infatti, è collocato in quello che fu il catino absidale della primitiva chiesa paleocristiana.


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I lavori di ristrutturazione andarono fortemente a rilento a casa  delle rivolte di Masaniello prima, e della peste poi. Il terremoto del Sannio del 1688, invece, comportò la realizzazione di un nuovo progetto di ristrutturazione che si affiancò ai lavori di completamento delle parti mai realizzate previste già nel primo.

San Giorgio Maggiore nel XIX secolo

Nella seconda metà del XIX secolo, nel corso dei lavori del grande progetto urbanistico voluti da Ferdinando II di Borbone, conosciuto come Risanamento di Napoli, il convento adiacente fu completamente demolito.

La chiesa di San Giorgio Maggiore subì importanti lavori che andarono a modificare ancora una volta la sua conformazione originaria. In questa fase la navata del lato destro fu del tutto eliminata per realizzare l’allargamento di via Duomo, mentre l’ingresso principale fu completato secondo il progetto iniziale del Fanzago, con la realizzazione della prima campata, compresa la cupola e l’incorporamento dell’abside paleocristiana, venuta alla luce nel 1881 dopo la demolizione del palazzo Ferraro antistante, e infine con la realizzazione della facciata principale.

Ulteriori danni si sono avuto durante i bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale e a causa del terremoto dell’Irpinia del 1980. Nel 1992 la chiesa subì infine altri interventi di restauro, grazie ai quali emerse l’affresco seicentesco di Aniello Falcone su San Giorgio che uccide il drago nella zona absidale.


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La struttura e gli interni

La facciata principale esterna, frutto dei lavori ottocenteschi alla chiesa, è semplice e quasi priva di alcuna decorazione. L’ingresso principale è aperto attraverso l’antica abside della basilica paleocristiana. La chiesa è caratterizzata da due navate, di cui la centrale è scandita da tre campate con colonne con capitelli compositi e si conclude con un’ampia abside rettangolare, mentre quella di sinistra vede una copertura con volte a botte a l’apertura di tre cappelle laterali.

La navata maggiore presenta come copertura tre cupole, di cui quelle della prima e terza campata sono di dimensione più ridotte e schiacciate “a scodella”, mentre quella della campata centrale è più ampia e con un catino più elevato, che raggiunge 45 m di altezza che raggiunge 45 m di altezza.


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L’altare maggiore è opera di Camillo Lionti del 1786, è decorato ai lati da due sculture di Angelo Viva ritraenti Orazione e Chiesa e inoltre custodisce una teca con le reliquie di san Severo, mentre il crocifisso ligneo che si eleva accanto risale al XII secolo.

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