Santo del giorno

Santo del giorno 1 aprile: oggi si celebra Sant’Ugo, protettore dei bambini

Consigliato da Ugo suo figlio, passò gli ultimi anni nella gran Certosa, in diocesi di Grenoble e morì centenario. Sua madre, rimasta nel mondo, manifestò in sé il modello delle madri cristiane

Sant’Ugo nacque nel 1053 a Castelnuovo nel Delfinato, in Diocesi di Valenza. Odilone, suo padre, era un bravo ufficiale che accoppiava i doveri del cristiano a quelli della sua professione.

Sant’Ugo oggi, il Santo del giorno

Sant’Ugo nacque nel 1053 a Castelnuovo nel Delfinato, in Diocesi di Valenza. Odilone, suo padre, era un bravo ufficiale che accoppiava i doveri del cristiano a quelli della sua professione.

Consigliato da Ugo suo figlio, passò gli ultimi anni nella gran Certosa, in diocesi di Grenoble e morì centenario. Sua madre, rimasta nel mondo, manifestò in sé il modello delle madri cristiane.

Nato da genitori si pii, Ugo parve tosto un fanciullo benedetto dal cielo. Attese con molto impegno ai suoi studi, senza trascurare la pietà. Aveva un grande desiderio di passare la sua vita nella solitudine, ma per le sue predare doti venne consacrato sacerdote e nominato canonico della cattedrale di Valenza. Amava la vita nascosta ed umile, mentre per le sue qualità e per il suo ingegno si distingueva fra tutti gli altri canonici.

Essendosi recato in quella città il vescovo di Die, Legato pontificio, ebbe a conoscere il giovane canonico e, apprezzandolo, se lo prese con sé. Gli affidò il difficile incarico di correggere gli abusi tra il clero: incarico che Ugo adempì con ogni impegno.


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Nel 1080 il Legato pontificio convocò un concilio ad Avignone, nel quale trattavasi di eleggere un nuovo vescovo alla diocesi di Grenoble rimasta vacante. Il concilio unanimemente votò per Ugo, al quale fu giocoforza acconsentire.

In quei tempi i popoli, la cui istruzione era stata trascurata, si abbandonavano ai più detestabili vizi. S. Ugo subito comprese la situazione e avendo ricorso alla preghiera, deliberò di servirsi di tutti i mezzi possibili per rimediarvi. Con lunghe penitenze e fervide preghiere, invocò l’aiuto del cielo, ed aggiungendo saggi provvedimenti, in poco tempo la sua diocesi cambiò completamente aspetto.

Permise Iddio che egli fosse travagliato da grandi infermità e da violente tentazioni, ma tutto superò con l’aiuto del Signore, inabissandosi sempre più nell’umiltà. Il molto lavoro non fu un impedimento alla sua vita ritirata e umile, anzi gliene infuse un così vivo desiderio, che volle lasciare la diocesi per darsi alla solitudine.

Conosciuta questa cosa, il Papa gli comandò di ritornare e rimanere tra le sue pecorelle, in vista del gran bene che vi operava, e S. Ugo ubbidiente subito vi ritornò, abbandonando per sempre ogni programma del genere.

Consigliò Brunone e i suoi compagni a ritirarsi a Certosa, località da lui ceduta a loro appositamente per fabbricarvi un cremo, e quivi spesso si recava a visitarli.

Aveva un grande orrore per ogni sorta di peccato benché minimo, per cui diceva sovente:

“Le vanità e gli affetti disordinati possono mandare l’anima all’inferno”.

Morì in tarda età il 1 aprile del 1132. Fu canonizzato nel 1134 da Innocenzo II.


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Sant’Ugo, il protettore dei bambini

Nel giorno della ricorrenza di Sant’Ugo vescovo di Lincoln, voglio descrivervi uno dei suoi miracoli. Premesso, che il cappellano personale del vescovo certosino fece un indagine approfondita sui prodigi compiuti da Ugo, archiviando come tali solo quelli fortemente documentati.

Tra i tanti, il più toccante ed eclatante di tutti fu di resuscitare un bambino, restituito a sua madre per intercessione di quello che viene considerato il protettore dei bambini. Per l’amore che dedicava loro.

Guarigioni, azioni salvifiche, protezioni prodigiose per intercessione del santo certosino ve ne furono tante, ma questa è davvero singolare.

I fatti si svolsero nei paraggi di Lincoln, poco dopo la morte del santo vescovo, laddove una donna fu colpita dal dolore di vedere suo figlio spirare tra le sue braccia a seguito di una malattia durata quindici giorni. Il corpicino del bimbo divenne presto rigido e freddo come se fosse morto da tanto tempo.

A quel punto una vicina della povera mamma con un gesto delle dita chiuse gli occhi del piccolino. Era notte. e la mamma piangeva a dirotto disperandosi fino al canto del gallo, quando l’alba schiarì il cielo.

Dopo una notte di meditazione ed i preghiere, la povera donna esclamò con impeto:” Ebbene, prima che mio figlio sarà interrato Dio me lo renderà, grazie all’intercessione del prodigioso sant’Ugo” oltre a questa frase ella promise di accendere un cero sulla tomba del santo vescovo, alto quanto la statura del figlio morto.

Proferite queste parole, prodigiosamente  apparve il santo certosino in abiti vescovili, che visto da molteplici testimoni, benedisse il piccolo bambino, ancora in braccio alla sua mamma, il quale ebbe un sobbalzo e cominciò a piangere come se fosse venuto in vita per la seconda volta!

Di fronte a questo prodigio ed alla iniziale incredulità  sfociata in gioia, tutti piansero e si recarono in processione sulla tomba del santo vescovo acclamandolo.

Questo è forse il più stupefacente miracolo, che fu ovviamente oggetto di rappresentazioni pittoriche legate all’iconografia di sant’Ugo, come ci testimoniano i dipinti che allego in questo articolo.

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