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Selvaggia Lucarelli parla della mamma malata di Alzheimer

La giornalista condivide sui social un emozionante racconto sulla madre, malata da anni

La giornalista, Selvaggia Lucarelli, condivide sui social un emozionante racconto sulla madre, malata da anni di Alzheimer. “Una malattia crudele” spiega, che “rade al suolo il futuro, inebetisce il presente. Lascia in piedi qualche edificio del passato”.

Selvaggia Lucarelli e la mamma malata di Alzheimer

L’ultimo post di Selvaggia Lucarelli è molto triste. La giornalista ha condiviso sui social un emozionante racconto sulla madre, da anni malata di Alzheimer, “una malattia crudele” spiega, che “rade al suolo il futuro, inebetisce il presente. Lascia in piedi qualche edificio del passato”. Molto riservata sulla sua famiglia, questa volta la Lucarelli si è aperta partendo da un ricordo di due anni fa: “Poo prima del Covid ho portato mia madre a vedere l’area di CityLife qui a Milano. ‘La conosco, qui ci sono stata in gita da bambina‘, mi diceva. Succede, nella prima fase dell’Alzheimer, che si entri spesso in conflitto col malato, che si finga che sia solo una persona un po’ confusa. E’ un meccanismo di negazione ingenuo e potente, che ho visto esercitare strenuamente da mio padre, per esempio”.

Un approccio che non serve a niente, continua: “Si discute inutilmente: ‘Ma che dici’, ‘E’ stata costruita 4 anni fa’. E in quella discussione si cerca di difendere non la verità, ma il malato, l’idea che esista ancora così come era ieri. Mia madre, due anni fa, era già in una fase avanzata della malattia, discutere non aveva senso. ‘Ma davvero?’, le ho detto. E ho ripetuto quel ‘ma davvero?’ ogni volta che mi ha fatto uno dei suoi racconti strabilianti, come in Big Fish che non sai più cosa è vero, forse niente, forse tutto. Non serviva contraddirla. Non era più lei. Non c’era più mia mamma per come l’ho conosciuta, così attenta alla verità, così libera nelle sue idee e così borghese nelle sue paure, così curiosa, ironica”.

Il racconto della giornalista

Il racconto poi si sposta a quanto accaduto in questi giorni: “Oggi è successo che l’ho lavata, le ho messo dei vestiti puliti. Mentre le sfilavo i pantaloni del pigiama, la sua mano ormai debole ha afferrato l’elastico. E l’ha fatto con una forza tenace, che arrivava da lontano. Dalla sua essenza. Perché mia mamma è sempre stata così  estremamente pudica, ai limiti del bigottismo. Ecco, in quella mano improvvisamente vigorosa, che difendeva il suo corpo da uno sguardo indiscreto, ho per un attimo ritrovato mia madre. ‘Lasciami fare una volta tanto!’, l’ho rimproverata. Le ho parlato come se fosse ancora lì, senza sconti. E ho capito che qualcosa, nel marasma dei ricordi che si mescolano, sopravvive alla malattia e a quel qualcosa, chi accudisce, si deve attaccare con tutta la forza che ha. Come la mano di mia mamma a quei pantaloni”.

 

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