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Albania e Paesi sicuri, cosa stabilisce la recente sentenza della Cassazione riguardo ai centri migranti

Affonda barchino migranti vittime decesso costa siracusana
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Cosa stabilisce la recente sentenza della Cassazione riguardo ai centri migranti in Albania e ai Paesi considerati sicuri. La valutazione dei Paesi spetta esclusivamente ai ministri, tuttavia il giudice ha la facoltà di esaminare la legittimità del decreto e di considerare situazioni specifiche di insicurezza.

La recente sentenza della Cassazione riguardo ai centri migranti

La Cassazione ha precisato che la valutazione dei Paesi sicuri spetta esclusivamente ai ministri, tuttavia il giudice ha la facoltà di esaminare la legittimità del decreto ministeriale e di considerare situazioni specifiche di insicurezza. La decisione finale, comunque, sarà rimessa alla Corte di Giustizia dell’UE durante l’udienza del 25 febbraio 2025.

La Suprema Corte, attraverso un’ordinanza della prima sezione civile, ha trattato il ricorso del governo contro la decisione del tribunale di Roma, che il 18 ottobre scorso aveva negato l’approvazione dei trattenimenti di migranti in Albania.

Secondo la Cassazione, il giudice responsabile della convalida dei provvedimenti, pur essendo custode del diritto fondamentale alla libertà personale nel caso specifico, non può sostituirsi all’autorità governativa nella definizione dei Paesi sicuri, che è di competenza esclusiva del ministro degli Esteri e degli altri ministri coinvolti.

Cosa stabilisce la Corte

“Il giudice della convalida, in qualità di garante dell’effettivo diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce alla valutazione che compete esclusivamente al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri coinvolti in sede di concerto, come indicato nell’ordinanza interlocutoria.

La Corte chiarisce che il giudice ordinario ha sia il potere che il dovere di controllare la legittimità del decreto ministeriale che include un Paese nella lista dei Paesi sicuri, qualora tale inclusione contrasti in modo evidente con la normativa europea.

Sebbene il giudice ordinario non possa sostituirsi all’autorità governativa, evitando di entrare nel merito di una valutazione discrezionale a essa riservata, ha comunque il potere e il dovere di esercitare un controllo di legittimità sul decreto ministeriale, in particolare riguardo all’inserimento di un determinato Paese di origine tra quelli considerati sicuri, se tale decisione risulta in palese contrasto con la normativa europea vigente.”

Secondo i giudici, questo principio è applicabile anche nei procedimenti di convalida del trattenimento, sebbene in forme adattate per garantire una valutazione rapida. La Corte chiarisce che la classificazione di un Paese come sicuro da parte del ministero non esclude la possibilità per il giudice di esaminare situazioni di persecuzione generalizzata che possano rendere quel Paese oggettivamente insicuro.

Nonostante l’ordinanza della Cassazione, la questione rimane irrisolta. Infatti, la Cassazione ha deciso, come richiesto dalla Procura generale, di rinviare la questione alla Corte di giustizia europea, che si esprimerà “nell’udienza imminente del 25 febbraio 2025, su diversi ricorsi pregiudiziali” presentati da giudici italiani e tedeschi. La sentenza della Corte europea, ha affermato la Cassazione, offrirà “l’opportunità di stabilire un principio di diritto che avrà validità anche per il futuro”.

FdI: “Un colpo definitivo alle aspirazioni immigrazioniste della sinistra italiana”

La maggioranza esprime soddisfazione per l’ordinanza della Cassazione, che conferma la competenza del governo nella definizione dei Paesi considerati sicuri e nella gestione delle politiche migratorie. Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e Sottosegretario alla Giustizia, dichiara: “La Cassazione segna un punto finale sulle ambizioni immigrazioniste della sinistra italiana. La responsabilità di stilare la lista dei Paesi sicuri spetta al governo, così come quella delle politiche migratorie. Il modello Albania, riconosciuto e apprezzato in tutta Europa e criticato solo dalla sinistra italiana, è del tutto legittimo. Adesso accelereremo nel contrasto all’immigrazione irregolare e alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo.”

Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI, evidenzia come questa decisione dimostri la piena coerenza dell’operato del governo con le normative europee: “La Cassazione conferma integralmente ciò che sosteniamo da sempre: è compito degli Stati membri designare i Paesi considerati sicuri. I giudici possono intervenire solo in casi specifici, valutando eventuali circostanze oggettive o personali. Questo principio, riconosciuto dalla Corte UE e ribadito oggi, contraddice le accuse ideologiche di alcuni magistrati e le strumentalizzazioni da parte della sinistra”.

L’europarlamentare Nicola Procaccini sottolinea l’importanza della sentenza nel ripristinare l’equilibrio tra i poteri: “La Cassazione ha respinto il tentativo di privare il governo del diritto di determinare quali siano i Paesi sicuri per i rimpatri. La sentenza di primo grado, giustamente definita ‘abnorme’ dal ministro Nordio, rappresentava una chiara strumentalizzazione ideologica. Oggi viene riaffermato lo stato di diritto: i legislatori creano le norme, i giudici le applicano”.

In sintesi, la maggioranza si dichiara pronta a intensificare la lotta contro l’immigrazione irregolare, ribadendo che le politiche migratorie del Governo sono pienamente conformi alle direttive europee.

Le opposizioni, Nicita (Pd): “La destra fraintende le sentenze, è un fatto grave”

In una dichiarazione, Antonio Nicita, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, esprime la sua critica riguardo all’interpretazione fornita dalla destra sulla sentenza della Cassazione: “È preoccupante che la destra al governo non solo legiferi in modo inadeguato, ma non riesca nemmeno a comprendere, o peggio, a leggere correttamente le sentenze. Da diverse ore circola la falsa notizia che la Cassazione civile avrebbe annullato le decisioni dei giudici, mentre in realtà si è limitata a rinviare la questione alla Corte di Giustizia dell’UE. Nessuno ha mai messo in discussione le competenze del Governo nella designazione dei porti sicuri, così come è innegabile il ruolo autonomo e indipendente del magistrato nel valutare ogni singolo caso in relazione allo status di Paese sicuro, un principio riconosciuto dalla Corte UE.”

Nicita osserva: “La rapidità con cui la destra cerca di distorcere la pronuncia interlocutoria e il rinvio è direttamente legata al tentativo di celare il fallimento dell’accordo con l’Albania. Un insuccesso che persiste, indipendentemente dall’esito giuridico dei 20 migranti già trasferiti lì. La destra appare sempre più confusa e in difficoltà, incapace di legiferare e di interpretare correttamente le sentenze”.

Anche Marco Lombardo del partito Azione ha commentato l’ordinanza della Cassazione: “La sospensione da parte della Cassazione, in attesa della decisione della Corte di Giustizia Ue riguardo alla definizione dei paesi sicuri, era inevitabile. Per garantire un’applicazione e un’interpretazione uniforme del diritto Ue in tutti gli Stati membri, ci sono solo due opzioni: la sentenza della Corte di Lussemburgo o una normativa europea sui paesi sicuri. Tutto ciò dimostra che avevamo ragione: il decreto flussi del governo Meloni è inefficace in merito alla lista dei paesi sicuri”, afferma Lombardo.

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