Curiosità

Con Shining la protagonista perse i capelli e diventò pazza

Shining è uno degli horror più famosi della storia del cinema: ma il film di Stanley Kubrick portò la protagonista Shelley Duvall all'esaurimento nervoso e, successivamente, l'attrice annunciò di avere una malattia mentale

Shining è uno dei film più famosi di Stanley Kubrick e andrà in onda questa sera su Italia 1 alle 21.20, nella sua versione estesa. La pellicola è tratta dal romanzo omonimo di Stephen King: è diventata leggendaria la diatriba tra scrittore e regista. Stephen King odiò la versione cinematografica della sua storia e raccontò la sua versione dei fatti sulla lavorazione del film, accusando Kubrick di chiamarlo a ogni ora del giorno e della notte per chiedere delucidazioni. Tuttavia, oltre per l’odio tra i due autori, Shining è diventato famoso anche per la sua protagonista Shelley Duvall, che è uscita distrutta dalla lavorazione. Ecco cosa successe.

Shining, la trama

Jack Torrance (Jack Nicholson) è uno scrittore che viene assunto come guardiano dell’Overlook Hotel per la stagione invernale. Durante questo periodo, infatti, l’albergo di lusso rimane isolato dal resto del mondo per via delle copiose nevicate, che lo rendono quasi irragiungibile. Con la necessità di un lavoro e di uno stipendio, Jack accetta di trasferirsi insieme al figlio Danny e alla moglie Wendy all’Overlook Hotel.

Tutto sembra andare secondo le aspettative per la famiglia Torrance, fin quando l‘Overlook Hotel non comincia a trasformarsi in un luogo sinistro, pieno di angoli spaventosi dietro cui si può nascondere l’orrore. Una presenza maligna comincia ad avere presa su Jack Torrance, trasformandolo in un pazzo omicida da cui Wendy cerca di scappare per tenere al sicuro il piccolo Danny che, dal canto suo, non è un bambino normale. Ha, infatti, uno strano potere che viene definito luccicanza, lo shining appunto.



La terribile esperienza di Shelley Duvall

È nota la maniacalità con cui Stanley Kubrick affrontava la lavorazione dei suoi film. Ogni sua produzione si allungava nei tempi proprio per la decisione del regista di ripetere fino allo stremo le scene, in attesa del cosiddetto “scatto perfetto”. Shining – proprio come Arancia Meccanica o Eyes Wide Shut – non fa differenza. Il regista teneva sotto controllo ogni aspetto della lavorazione e per raggiungere il risultato che aveva in mente, come ricorda Cinematographe.it, spinse l’attrice Shelley Duvall a interpretare la stessa scena per ben 124 volte. Scene, quelle della Duvall, che si portavano dietro un forte carico di ansia e tensione che l’attrice doveva incanalare e riproporre a ogni nuovo ciak.

L’esperienza delle riprese, come viene raccontato nel documentario Making The Shining, portò l’attrice a perdere i capelli e ad affrontare un vero e proprio esaurimento nervoso. Una condizione resa possibile anche dall’isolamento in cui Stanley Kubrick “chiuse” i suoi protagonisti per oltre tredici mesi di riprese. Proprio per restituire sullo schermo la sensazione della claustrofobia dell’Overlook Hotel e della solitudine del personaggio di Wendy, che non ha vie di fuga dal marito pazzo, Stanely Kubrick si assicurò che i due attori di Hollywood rimanessero quanto più possibile lontani dai rapporti con altri attori o con i membri del cast tecnico.

La lavorazione di Shining fu, per Shelley Duvall, un vero e proprio incubo, come racconta lei stessa in un’intervista al The Hollywood Reporter. In essa dice: “Kubrick non stampava niente prima di aver fatto almeno 35 ripetizioni di scena. Trentacinque scene in cui dovevo correre, piangere e portare un bambino. Era molto dura. Fu difficile tutta la lavorazione, dal primo ciak alla fine.”

Poi continua: “A volte dovevo sentire delle canzoni tristi da un walkman. Oppure pensare a qualcosa di veramente triste che mi fosse capitato nella vita o a quanto profondamente sentissi la mancanza della mia famiglia e dei miei amici. Ma dopo un po’ il tuo corpo si ribella, comincia a dire: smettila di farmi questo, non voglio piangere ogni giorno. E io mi svegliavo il lunedì, prestissimo, e realizzavo che dovevo piangere tutto il giorno perché così era stato pianificato… bastava questo pensiero a farmi piangere. Non facevo che ripetermi: non posso, non posso, non posso. Eppure lo feci. Non so come, ma lo feci.”

La lavorazione del film lasciò lunghi strascichi su Shelley Duvall che, come spiega Il Corriere, a metà degli anni ’90 decise di ritarsi dalle scene e scomparire. Solo anni più tardi, nel 2016, decise di riapparire in televisione, prendendo parte a un episodio della nota trasmissione del Dr. Phil, dove ammise di soffrire di una malattia mentale. Durante l’intervista deò 2021 con il The Hollywood Reporter, Shelley Duvall infatti non apparve sempre molto presente a se stessa. Raccontò, ad esempio, che Robin Williams era ancora vivo – quando invece si è suicidato nel 2014 – o che sua madre era appena morta per Covid.


Fonte: ilgiornale.it

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