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Il 29 dicembre nasce il memorialista Shlomo Venezia, ex-deportato di Auschwitz

Shlomo Venezia è stato un memorialista italiano, superstite della Shoah e importante testimone della sua esperienza all'interno dei campi di concentramento nazisti. Fu tra i pochissimi sopravvissuti all'eliminazione sistematica dei prigionieri appartenenti al sonderkommando di Birkenau

Shlomo Venezia, fu un memorialista italiano, superstite della Shoah e importante testimone della sua esperienza all’interno dei campi di concentramento nazisti. Fu tra i pochissimi sopravvissuti all’eliminazione sistematica dei prigionieri appartenenti al sonderkommando di Birkenau.

29 dicembre 1923: nasce Shlomo Venezia, superstite della Shoah

Venezia appartiene a una famiglia ebrea sefardita espulsa dalla Spagna nel 1492 a seguito del Decreto dell’Alhambra. La famiglia si stabilì poi, dopo numerose destinazioni, nella Macedonia greca, dapprima sotto governo veneziano (cui deve sia il cognome sia la cittadinanza, poi divenuta italiana) e successivamente ottomano.


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Nacque a Salonicco il 29 dicembre del 1923 e dopo un’infanzia relativamente povera trascorsa nel quartiere ebraico di Salonicco, Shlomo Venezia perse il padre a 12 anni. Questo peggiorò ulteriormente le condizioni economiche della sua famiglia e, dopo l’occupazione tedesca della Grecia, agli ebrei italiani fu offerta la possibilità di rimpatrio con destinazione Sicilia o il trasferimento ad Atene. La scelta di quest’ultima opzione, dovuta ad interessi economici di alcuni imprenditori, si rivelò fatale per Shlomo e gli altri ebrei italiani: essi vennero infatti rinchiusi dai nazisti in una sinagoga con un pretesto e deportati.

Shlomo Venezia fu assegnato al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lì perse subito sua madre e due sorelle, avviate alle camere a gas. Durante la prigionia fu obbligato a lavorare nei Sonderkommando, squadre composte da internati e destinate alle operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati. Tali squadre venivano periodicamente soppresse onde non far trapelare indiscrezioni circa gli sterminii sistematici della popolazione ebraica.

Morte

Venezia fu uno dei pochissimi sopravvissuti di tali squadre, e solo uno dei due italiani insieme a Enrico Vanzini e affidò le memorie della sua esperienza al libro Sonderkommando Auschwitz (Rizzoli 2007).


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Morì a Roma l’1 ottobre 2012 a 88 anni e le sue spoglie riposano al cimitero del Verano.

Esperienze ad Auschwitz

Shlomo Venezia fu arrestato nel marzo 1944 a Salonicco insieme a sua madre, suo fratello e le sue tre sorelle nonché altri parenti meno prossimi. Fu deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, uno dei tre campi principali che componevano il complesso di Auschwitz. Shlomo Venezia fu dichiarato abile al lavoro dai medici e scampò all’esecuzione insieme a suo fratello e alla sua sorella maggiore, che tuttavia non rivide che nel 1957, e due cugini.


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Fu tatuato con il numero 182727 e dopo la quarantena fu assegnato al Sonderkommando di uno dei grandi crematori di Birkenau, composto principalmente da giovani prigionieri di robusta costituzione e in buone condizioni fisiche, a causa dello sforzo fisico richiesto dal lavoro: l’eliminazione delle «prove» di quello che stava avvenendo.

Shlomo Venezia divenne tra i più importanti portavoce dell’Olocausto solo dopo più di quarant’anni dalla fine dell’esperienza nei lager. Nel 1997 fu fra i testimoni del film-documentario Memoria, presentato al Festival di Berlino. Roberto Benigni lo volle come consulente insieme a Marcello Pezzetti per la sceneggiatura del film La vita è bella.

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