Cronaca

Insufficienza renale, che cos’è la malattia che ha colpito anche Berlusconi

Tra i problemi che sono stati attribuiti a Silvio Berlusconi in occasione del suo ultimo ricovero in ospedale, c’è anche l’insufficienza renale. Questa malattia può presentarsi in forma sia acuta che cronica. Nella forma acuta c’è una brusca riduzione della diuresi a cui segue un’alterazione del volume e della composizione dei liquidi organici, nella forma cronica c’è l’incapacità di eliminare buona parte delle scorie dell’organismo (urea, acido urico, creatinina, solfati ecc.). Ma quali sono le cause e i sintomi? Quali invece le cure da seguire?

Che cos’è l’insufficienza renale: la malattia che ha colpito anche Berlusconi

L’insufficienza renale è quella condizione in cui i reni non riescono più a svolgere la propria funzione, che consiste nella regolazione dell’equilibrio idrico e salino, nell’eliminazione di acidi e scorie dall’organismo e nella produzione di ormoni (come l’eritropoietina).

Quali sono le cause dell’insufficienza renale acuta?

L’insufficienza renale acuta può essere determinata da:

Una diminuzione dell’apporto di sangue necessario ai reni per esplicare le proprie funzioni:

  • Emorragia
  • Disidratazione e ustioni
  • Insufficienza cardiaca
  • Shock circolatorio in corso di infezione o di reazione allergica
  • Insufficienza epatica

Danno diretto ai reni:

  • Trombosi delle vene o delle arterie renali
  • Infiammazione in corso di malattie autoimmuni (glomerulonefriti e vasculiti)
  • Infezioni
  • Alcuni farmaci, fra i quali chemioterapici, antibiotici, farmaci anti-infiammatori ecc.
  • Mieloma multiplo, una malattia del sangue
  • Tossici come metalli pesanti e droghe

Ostruzione delle vie urinarie, che impedisce all’urina prodotta dai reni di essere espulsa dall’organismo tramite la minzione:

  • Ipertrofia prostatica benigna (prostata ingrossata)
  • Calcolosi renale
  • Tumori delle vie urinarie
  • Danni ai nervi che controllano la vescica

L’insufficienza renale cronica, invece, può essere causata da:

  • Diabete, sia di tipo 1 che 2
  • Ipertensione arteriosa
  • Depositi di colesterolo nei vasi renali (aterosclerosi)
  • Glomerulonefriti e vasculiti Malattia policistica renale e altre malattie genetiche (ad es. Malattia di Fabry e sindrome di Alport)
  • Ostruzione prolungata del tratto urinario, dovuta a tumori, calcolosi renale o ipertrofia prostatica benigna
  • Reflusso vescicouretrale, una condizione che causa il reflusso dell’urina all’interno dei reni
  • Pielonefrite, una infezione cronica del rene
  • Mieloma multiplo (una malattia del sangue)
  • Tossicità da farmaci (ad esempio, chemioterapici)

Sintomi dell’insufficienza renale

I sintomi dell’insufficienza renale acuta sono:

  • Una riduzione del volume delle urine, anche se, in alcuni casi, esso potrebbe non subire variazioni.
  • Ritenzione idrica, che si manifesta con gonfiore di gambe, caviglie o piedi.
  • Sonnolenza
  • Fiato corto, se i liquidi si accumulano nei polmoni (edema polmonare)
  • Affaticamento
  • Confusione mentale
  • Convulsioni o coma (nei casi più gravi)

I sintomi dell’insufficienza renale cronica si sviluppano gradualmente nel tempo e possono essere confusi con quelli di altre patologie. Solitamente diventano evidenti solo quando i danni sviluppati sono difficilmente reversibili, e possono comportare:

  • Nausea e vomito
  • Perdita di appetito
  • Affaticamento e debolezza
  • Difficoltà nel prendere sonno
  • Riduzione nella quantità di urina prodotta (soprattutto quando la malattia è già avanzata)
  • Confusione mentale
  • Contrazioni muscolari involontarie
  • Gonfiore a piedi e caviglie
  • Prurito persistente
  • Fiato corto, se i liquidi si accumulano nei polmoni (edema polmonare)
  • Ipertensione

Diagnosi

La diagnosi dell’insufficienza renale può essere effettuata attraverso:

  • Esami del sangue e delle urine
  • Ecografia
  • Scintigrafia
  • In alcuni casi, biopsia renale

Trattamenti

In caso di insufficienza renale acuta è imperativo eliminare la causa scatenante (ad esempio disidratazione, infezione, farmaci etc). Collateralmente, è  fondamentale riconoscere e trattare le complicanze dell’insufficienza renale che possono
diventare pericolose per il paziente. Fra queste: l’edema polmonare, l’acidosi (una condizione di eccessiva acidità del sangue) e l’iperpotassiemia (un’elevata concentrazione di potassio che può essere tossica per il cuore). A questo scopo è utile:

  • Bilanciare i fluidi corporei: il medico può raccomandare, a seconda del caso, la somministrazione di liquidi o di farmaci diuretici
  • Farmaci o utilizzo di soluzioni endovenose per controllare i livelli di potassio e acidi nel sangue
  • Dialisi temporanea, allo scopo di rimuovere le tossine eventualmente accumulate, quando la terapia medica non è più sufficiente

Nel caso di insufficienza renale cronica è compito del medico rallentare il decorso della malattia stessa, controllando una serie di fattori che si sono dimostrati responsabili di un accelerata progressione. Tra questi:

  • Controllo e terapia della malattia di base (ad esempio la glomerulonefrite)
  • Cntrollo della pressione arteriosa
  • Controllo della glicemia nei pazienti diabetici
  • Controllo dell’acidosi
  • Dieta ipoproteica in casi selezionati
  • Controllo dei farmaci assunti dal paziente, con l’attenzione volta ad evitare i cosiddetti farmaci nefrotossici (come, ad esempio, i farmaci anti-infiammatori) che possono far peggiorare la funzione renale.
  • Prevenzione della nefrotossicità da mezzo di contrasto in occasione di alcune procedure radiologiche

In quest’ambito, il medico è tenuto a riconoscere e trattare altre complicanze dell’insufficienza renale cronica, fra cui:

  • L’anemia, con la supplementazione di ferro e, eventualmente, l’utilizzo di eritropoietina
  • La malattia minerale-ossea, tramite il controllo del bilancio calcio-fosforo e dell’acidosi

Nei casi molto gravi di insufficienza renale, in cui la terapia medica non è più sufficiente a garantire l’equilibrio dell’organismo, diventa necessario il ricorso alla dialisi o al trapianto.



Berlusconi affetto da leucemia: a marzo la prima diagnosi, ora le cure

Sarebbe leucemia la malattia da cui è affetto Silvio Berlusconi. L’ex premier è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano dalla mattinata di mercoledì 5 aprile. Come riportato dal Corriere della Sera, il Cavaliere soffrirebbe di leucemia, patologia che spiegherebbe i problemi di salute avuti dall’ex premier negli ultimi tempi. Nelle prime ore post ricovero si era parlato di polmonite, ma in realtà i dolori accusati dall’imprenditore lombardo sarebbero complicazioni della malattia su un fisico già debilitato come quello di Berlusconi.

Berlusconi e la leucemia: la diagnosi a marzo

La diagnosi di leucemia sarebbe arrivata a marzo, con la successiva conferma in seguito agli esami del caso, ovvero pet e prelievo del midollo. Subito è stato avviato il percorso di cure. Ma come sta Berlusconi? Sarebbe sempre vigile, le sue condizioni di salute sono stabili. Il cavaliere continua la terapia intensiva per ristabilire una corretta ossigenazione del sangue in un sistema cardiovascolare chiaramente sotto stress, che si aggiunge ai problemi a quello a rischio di infezioni.

La chemioterapia

Silvio Berlusconi ha iniziato la chemioterapia per combattere una forma di leucemia che lo ha colpito e che ne ha costretto il ricovero. La prima somministrazione è avvenuta ieri, dopo il ricovero. Le sue condizioni, a quanto si apprende, restano stabili.

Secondo quanto si è appreso nell’ambiente ospedaliero del San Raffaele, per il momento però non sarà emesso alcun bollettino medico sulle condizioni cliniche dell’ex premier.

La leucemia mielomonocitica cronica di Berlusconi

La leucemia mielomonocitica cronica (LMMC) è la più frequente delle sindromi mielodisplastico-mieloproliferative, ed è una malattia caratterizzata dall’aumento di una specifica popolazione di globuli bianchi: i monociti.

Le sindromi mielodisplastico-mieloproliferative sono un gruppo di patologie a cavallo fra le neoplasie mieloproliferative croniche, in quanto presentano spesso una proliferazione eccessive delle cellule del sangue, e le sindromi mielodisplastiche, con cui condividono una maturazione anormale dei precursori del midollo.

La LMMC è una malattia eterogenea, che compare solitamente in età avanzata e che può presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi. Vi è sempre un eccesso di monociti nel sangue e nel midollo, e un numero variabile di cellule immature (“blasti”).

La prognosi, in maniera simile ma non uguale alle sindromi mielodisplastiche, viene stimata da diversi score, che considerano i valori dell’emocromo, il numero dei blasti, il valore dei globuli bianchi, la citogenetica e, più recentemente, la mutazione in alcuni geni specifici come l’ASXL1.

Il trapianto allogenico di cellule staminali è l’unico trattamento con potenzialità curative, ma in molti casi – in considerazione dell’elevata età della maggioranza dei pazienti – è di difficile attuazione. Viene comunque raccomandato nei casi ad alto rischio.

Nei casi ad alto rischio non candidabili a trapianto può essere impiegata l’azacitidina e, nei casi proliferativi, l’idrossiurea per controllare la conta dei globuli bianchi. In caso di anemia, nei pazienti a basso rischio può essere utilizzata l’eritropoietina.


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Cos’è la leucemia e come si contrae

La leucemia è un tumore del sangue causato dalla proliferazione incontrollata di cellule staminali ematopoietiche, cioè cellule immature che sviluppandosi daranno poi vita a globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Le cellule staminali del sangue si trovano nel midollo osseo, presente negli adulti soprattutto nelle ossa piatte (come bacino, sterno, cranio, coste, vertebre, scapole).

Le cellule staminali possono seguire due linee di sviluppo: mieloide o linfoide. In uno stato normale, le cellule della linea mieloide daranno origine a gran parte dei globuli bianchi (in particolare il tipo detto “neutrofili” e il tipo detto “monociti”), ai precursori di piastrine e globuli rossi, mentre le cellule della linea linfoide diventeranno un tipo di globuli bianchi detti “linfociti”.

In seguito a mutazioni genetiche e meccanismi complessi non sempre ancor oggi del tutto chiariti, le cellule staminali possono interrompere precocemente il processo di maturazione, non riuscendo a portare alla formazione di cellule del sangue normali. Inoltre, la cellula immatura può acquisire la capacità di replicarsi senza limite e diventare resistente ai meccanismi di morte cellulare programmata. Se tutto ciò avviene, i “cloni” – copie identiche della cellula originale – potranno invadere il midollo e il sangue, e talvolta anche linfonodi, milza e fegato. Così ha origine una leucemia.

La velocità di progressione della malattia è un fattore chiave nell’ulteriore classificazione della malattia. Si differenziano così le forme acute (evoluzione con tempistiche brevi o brevissime, che presentano inoltre un blocco di maturazione delle cellule) dalle forme croniche (evoluzione più lenta, in cui viene comunque mantenuta la capacità di maturare dei precursori del midollo, sebbene essa possa essere anormale).

Il rischio di sviluppare una leucemia è maggiore in presenza di alcune condizioni, quali:

  • esposizione a radiazioni ionizzanti o prodotti chimici tossici;
  • esposizione ad alcuni farmaci chemioterapici;
  • anomalie cromosomiche o altre malattie preesistenti (es: sindrome di Down, anemia di Fanconi, ecc)

Come si cura la leucemia

Dipende moltissimo dal sottotipo di leucemia. Nelle leucemie acute le terapie mirano, in generale, all’eradicazione delle cellule immature anormali, o “blasti”, nel tentativo di evitare che questi prendano il sopravvento sulla popolazione cellulare normale.

Nelle forme croniche il trattamento è generalmente meno intensivo, e mirato spesso a controllare la proliferazione cellulare. Ogni tipologia di leucemia viene trattata seguendo una specifica strategia terapeutica.

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