Cronaca

Sparatoria ad Ardea, chi era il killer Andra Pignani: la ricostruzione della vicenda

Sparatoria ad Ardea, chi era il killer che si è tolto la vita dopo aver ucciso un anziano e due fratellini? Si chiamava Andrea Pignani

Sparatoria ad Ardea, chi era il killer che si è tolto la vita dopo aver ucciso un anziano e due fratellini? Si chiamava ad Ardea, chi , il 34enne che questa mattina ha ucciso ad Ardea due fratellini di 5 e 10 anni e un 84enne. La pistola con cui l’uomo ha sparato alle vittime era una Beretta calibro 7,65.

Sparatoria ad Ardea, chi era il killer Andrea Pignani

L’arma, a quanto apprende l’Adnkronos, apparteneva al padre morto a novembre 2020 che faceva la guardia giurata. La morte dell’uomo non era nota alla stazione dei carabinieri di Tor San Lorenzo. Ai militari sarebbe dovuta pervenire una segnalazione sulla detenzione della pistola da parte della famiglia, cosa che invece non si è verificata.


 

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Per quello che attiene invece alla condizione psicologica del 34enne agli atti non ci sono documenti che possano attestare il precario stato mentale del suicida, se non l’intervento del maggio dello scorso anno, quando aveva minacciato la madre convivente con un coltello, venendo accompagnato dall’automedica in ospedale per un Tso. Secondo quanto riferito oggi dalla madre, il figlio sarebbe uscito dall’ospedale il giorno dopo, ma a parte quell’episodio non risultano segnalazioni di patologie psichiatriche a suo carico.

Aveva già minacciato i passanti e la madre in passato il 34enne Andrea Pignani che questa mattina ad Ardea ha ucciso i fratellini David e Daniel Fusinato di 5 e 10 anni e l’anziano di 84 anni Salvatore Ranieri prima di suicidarsi. Dai successivi accertamenti dei carabinieri che stanno indagando sull’accaduto, in passato Pignani aveva dato segni di squilibrio tanto che la madre aveva richiesto l’intervento dei militari già più di un anno fa perché era stata minacciata dal figlio con un coltello. Il 34enne così era stato portato in ospedale dove è stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio: dopo una notte di ricovero era stato dimesso ed era tornato a casa.

Impauriva i passanti impugnando la pistola

Già da prima della tragedia di oggi, Pignani, ingegnere informatico, era noto tra i residente del quartiere per essere una persona problematica: impauriva i passanti impugnando una pistola al termine di una discussione per i motivi più banali. In più di un’occasione aveva minacciato la quotidianità del Consorzio Colle Romito, dove è avvenuta la tragedia. Molti però pensavano che quella pistola fosse una scacciacani. “Viveva qui da poco – precisa il presidente del Consorzio – ma fin dall’inizio si è capito che avrebbe dato problemi”. Intanto arrivano anche le prime indicazioni sull’arma utilizzata per la strage: si tratterebbe di una Beretta calibro 7,65. L’arma, a quanto apprende l’Adnkronos, apparteneva al padre morto a novembre 2020 che faceva la guardia giurata. La morte dell’uomo però non era nota alla stazione dei carabinieri di Tor San Lorenzo: ai militari sarebbe dovuta arrivare una segnalazione sulla detenzione della pistola da parte della famiglia, cosa che invece non si è verificata.

Ancora sconosciute le ragioni del gesto

Al momento però non si conoscono ancora le ragioni che hanno spinto l’uomo a commettere un tale gesto. Secondo quanto dichiarato da una residente a Fanpage.it, l’obiettivo di Pignani però erano proprio i due bambini. La stessa versione è stata rilasciata da Mario Savarese, sindaco di Ardea, convinto che l’omicida conoscesse le sue vittime. “Evidentemente sì, perché ha sparato con l’intenzione di colpire, altrimenti avrebbe sparato a casaccio”, ha dichiarato ai cronisti presenti sulla scena. Il padre dei due piccoli si trova agli arresti domiciliari: ora non resta che capire se vi sia un legame tra l’uomo e l’omicida.

 

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