Cronaca

Strage a scuola in Texas, il capo della polizia di Uvalde non aveva la radio: come è stato dato l’allarme

Tra i primi ad arrivare sul posto, ha preso subito il comando dell’intervento ma ha usato un approccio errato

Proseguono le indagini sulla strage nella scuola in Texas. Non aveva con sé nemmeno una radio della polizia Pedro Arredondo, il capo degli agenti del piccolo distretto scolastico di Uvalde, teatro della strage di bambini. Si aggrava la posizione dell’uomo finito subito al centro delle critiche per aver impedito a decine di poliziotti di dare irruzione nelle due aule della Robb Elementary School mentre il killer continuava a sparare e finito sotto indagine per questo.

Strage nella scuola in Texas, le indagini sul capo della polizia

Come riporta il Corriere, Arredondo è stato uno dei primi agenti ad arrivare sul luogo dell’attacco: quando ha raggiunto la scuola erano passati soltanto due minuti dai primi spari. E in qualità di capo delle forze di polizia del piccolo distretto scolastico di Uvalde, ha preso il comando dell’operazione. Ma non aveva con sé una radio della polizia, ha rivelato al New York Times un funzionario delle forze dell’ordine a conoscenza delle indagini. E questo potrebbe aver inciso parecchio sulla sua capacità di comunicare tempestivamente con gli altri agenti.

L’allarme lanciato con un cellulare

Quando due poliziotti del distretto di Uvalde sono stati raggiunti dai proiettili, Arredondo ha deciso di ripiegare. Usando un cellulare, ha chiamato un telefono fisso della polizia con un messaggio che ha posto le basi per quello che avrebbe portato a un disastroso ritardo nell’intervento.

L’uomo armato ha un AR-15, ha detto ai suoi, ma la situazione si è evoluta dall’active shooter (uomo armato in azione) che richiede un intervento immediato a una situazione di soggetto barricato che richiede invece un approccio più lento. Il direttore della polizia di Stato, Steven McCraw, l’ha definita una valutazione errata. Anche perché si sentivano ancora gli spari provenire dall’aula.

Le indagini

Ora si cerca di fare chiarezza sulla comunicazione tra il 911 e Arredondo che, non è escluso, credeva che Ramos fosse barricato da solo nelle aule e che non ci fossero dei bambini, ignaro forse che invece più volte avevano nel frattempo chiesto aiuto telefonando al numero di emergenza. Quindi la sua richiesta: “Abbiamo bisogno di più potenza di fuoco e abbiamo bisogno che l’edificio sia circondato”.

Invece di affrontare subito un uomo armato che spara attivamente, come gli agenti sono stati addestrati a fare dopo gli omicidi alla Columbine High School nel 1999, il plotone è stato bloccato per più di un’ora: nessun intervento dalle 11:35, quando tre agenti del distretto erano entrati nell’edificio seguendo il killer e due di loro venivano feriti.

L’allarme lanciato dai bambini

Nessun intervento neppure alle 12:50, quando agenti dell’unità tattica della polizia di frontiera hanno fatto ignorato gli ordini e fatto irruzione nell’aula e ucciso Ramos. Il blitz è avvenuto solo dopo che una bambina di 10 anni all’interno della classe aveva telefonato ai soccorritori avvertendoli che una maestra aveva urgente bisogno di cure mediche.

Un’altra piccola sopravvissuta, Miah Cerrillo, 11 anni, che aveva lanciato l’allarme usando il cellulare di una delle insegnanti uccise, testimonierà mercoledì prossimo davanti alla commissione del Congresso nella seduta in cui si discuterà la violenza delle armi. Per non farsi scoprire dal killer si era imbrattata il volto con il sangue di un compagno rimasto ucciso.

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