Scienza e Tecnologia

I tessuti anti-covid si moltiplicano in Italia e nel mondo

Il contagio si ferma anche con lo sviluppo di vestiti e accessori moda anti-covid grazie a nuove fibre tessili battericide e virucide

L’orgoglio del mondo scientifico è forte per le scoperte che hanno portato a vaccini contro il SARS-CoV-2 avvenute e che ancora avvengono in tempi ridotti inimmaginabili, però è importante rimanere con i piedi ben piantati per terra. Per prima cosa non bisogna dimenticare di rendere merito a coloro che continuano a combattere la guerra sanitaria dalle prime linee, che ha spinto la Fondazione Gorbachev ad avanzare la proposta di conferire il Premio Nobel per la Pace a medici e infermieri italiani.

Anche il settore privato si sta dando un gran daffare nella creazione di ogni tipo di dispositivo che possa servire a limitare la diffusione del virus, con importanti investimenti in ricerca e sviluppo per il miglioramento dei prodotti del settore medicale, nell’analisi dei dati e perfino in quello della moda.

I tessuti possono veicolare virus

L’abbigliamento può contenere il virus solo “se siamo con persone che espellono virus, vanno senza mascherina e non mantengono le distanze di sicurezza”. In tal caso, è vero che alcune delle particelle espirate potrebbero rimanere sui nostri indumenti. Tuttavia, unl avaggio è sufficiente.

Ma siccome è importante evitare il contatto con naso e bocca di indumenti che potrebbero essere infettati, non potendo sempre lavarli ed anche per la vendita e l’uso in ambiente di lavoro, si continua  a lavorare sia sul fronte della sanificazione che su quello dei materiali in grado di neutralizzare gli agenti patogeni.

Tessuti e materiali disponibili

Sul mercato tessile italiano il gruppo Marzotto, insieme all’azienda svedese del biomedicale Polyigiene, ha adattato il trattamento antivirale ViralOff (già usato per mascherine e camici durante l’epidemia di aviaria, Norovirus e SARS) su tessuti di lana, lino e cotone: elimina oltre il 99% dei virus che potrebbero appoggiarsi sulla superficie del tessuto.

La comasca Italtex ha messo a punto il tessuto Virkill, che riesce a debellare il 99,9% del nuovo Coronavirus grazie a nanoparticelle di rame “fuse” nel filo. Il colore è giallo aranciato, la consistenza quella di un normale tessuto. Qualcosa di analogo la maglia di metallo della fiorentina Texa capace di attrarre i droplet.

“Anche i colossi dell’industria tessile tedesca sono attivi da tempo – riferisce Jan Traugott per il sito di moda StyleSpring – e in particolare il Gruppo CHT, che si occupa di tutta la filiera del tessile in Germania, è stato uno dei primi partner della Swiss HeiQ per il test di approfondimento dell’efficacia del trattamento Viroblock NPJ03 per stoffe da usare per ogni tipo di abbigliamento e dispositivi di protezione”.

In Spagna troviamo le giacche e i trench di Javier Simorra utilizzano una combinazione di fibre e tessuti chiamata Nakeba VirProtect+. Una recente innovazione tecnologica sviluppata dal marchio appartenente alla società Textil Dimas. Eduardo Dimas, CEO dell’azienda, afferma che il risultato è che in circa cinque minuti il ​​99% dei virus nel tessuto vengono inattivati.

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