Almanacco

Il 26 novembre 2018 ci lascia Tomás Maldonado: designer e teorico dell’architettura e del design

Percorriamo insieme alcuni tratti biografici di Tomás Maldonado: filosofo, designer, nonché genio del disegno industriale

Tomás Maldonado è stato un designer, artista e filosofo, ma anche un intellettuale cosmopolita e interdisciplinare argentino naturalizzato italiano.

La sua feconda ricerca teorica è sfociata, nel tempo, in un’intensa attività conferenziale e nella scrittura di numerosi articoli, saggi e libri, tradotti in diverse lingue, tutte opere diventate ben presto punti di riferimento della comunità scientifica internazionale.

26 novembre 2018: muore Tomás Maldonado, desiner e accademico argentino

Figlio di Ramon Tomás Maldonado Ortiz, chimico, medico, farmacista di origini spagnole, e di Margarita Elisa Bayley Bustamente, attrice di teatro irlandese, Tomás Maldonado nasce a Buenos Aires il 25 aprile 1922.

Formazione

La sua formazione artistica ha origini nel 1939, anno in cui studia presso la Escuela Nacional de Bellas Artes “Manuel Belgrano”.

Negli anni successivi è stato fortemente influenzato dagli intellettuali europei rifugiatisi in Argentina e, conseguentemente, si avvicina alle tendenze astratte delle avanguardie europee, ponendo non poca attenzione alle correnti geometriche come il movimento De Stijl e il suprematismo di Kazimir Malevič.


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«Arturo» e AACI

Nell’anno 1944 partecipa all’esperienza di «Arturo», prima rivista sudamericana dedicata alle avanguardie astratte che ha avuto modo di promuovere un’arte invensionista, ovvero non rappresentativa e non espressiva.

Nel novembre successivo stacca il cordone ombelicale che lo legava alla rivista «Arturo» è dà vita – coadiuvato da Prati e Bayley – alla Asociación Arte Concreto-Invención (AACI), movimento artistico che esprime un radicale programma estetico-politico di stampo materialista molto vicino alle istanze poste dal concretismo europeo.

Influenzato dall’arte concreta di Theo van Doesburg e dell’ala produttivista del costruttivismo russo, Maldonado si avvia alle discipline progettuali e a quell’orizzonte pratico-teorico poi denominato industrial design.


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Viaggio in Europa

Stando a quanto riporta “Wikipedia”, in questo frangente è decisivo il viaggio in Europa del 1948, periodo in cui a Milano incontra l’intellettuale comunista Elio Vittorini e il designer italo-svizzero Max Huber, oltre che alcuni protagonisti del concretismo italiano quali Piero Dorazio, Achille Perilli, Bruno Munari, Gillo Dorfles.

A Zurigo, invece, conosce i principali esponenti del concretismo elvetico e inizia una fertile amicizia con Max Bill; in Francia incontra intellettuali comunisti quali Paul Éluard e Louis Aragon e conosce il maestro Georges Vantongerloo.


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Fine di un ciclo e nuove collaborazioni

A seguito della presentazione al PCA delle critiche mosse da Vittorini al realismo socialista, Maldonado viene espulso dal partito e successivamente anche l’esperienza all’AACI giunge al termine per motivi personali, divergenze estetiche e altre varie motivazioni.

Inizia così, per lui, la frequentazione di alcuni celebri architetti come Ernesto Nathan Rogers e Amancio Williams, nonché anche quella con un gruppo di giovani studenti di architettura che si sono autodefiniti «giovani moderni».


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El diseño y la vida social e «Nueva visión»

Nonostante continua il suo percorso pittorico, Maldonado si impegna ad organizzare mostre, allestimenti fieristici e impaginazioni di riviste. Crea inoltre Axis (con Alfredo Hlito e Carlos Méndez Mosquera), la prima agenzia di progettazione e comunicazione del paese, e pubblica quello che viene considerato il primo articolo sul disegno industriale mai comparso in Argentina: El diseño y la vida social (1949).

Fonda nel 1951 «nueva visión», rivista di cultura visuale da lui diretta, avamposto sudamericano della cultura moderna, propone, inoltre, un ambizioso programma interdisciplinare che si configura come un radicale tentativo di ridefinire il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente.

Accanto allo sforzo teorico per legittimare le discipline progettuali, Maldonado continua la sua attività artistica: nel 1952, prende parte al Grupo de Artistas Modernos de la Argentina, collettivo artistico fondato da Aldo Pellegrini, che viene presto coinvolto in importanti esposizioni nazionali e internazionali.


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In Germania

Nell’autunno del 1954, Maldonado accetta l’invito del suo amico Max Bill e si trasferisce – insieme alla seconda moglie – nella Repubblica Federale Tedesca, dove entra a far parte del corpo docenti della neonata Hochschule für Gestaltung di Ulm.

Giunto ad Ulm per assistere Bill nel Corso fondamentale e per occuparsi di impegni amministrativi, ben presto Maldonado si afferma – secondo la definizione di Ralf Dahrendorf – come «il teorico dei principi fondamentali» della Scuola.

In questi tredici anni di permanenza, Maldonado riveste infatti importanti ruoli istituzionali e didattici: dapprima membro del Rettorato collegiale (1956-1960), è stato Vicerettore (1962-1964) e infine Rettore (1964-1966); insegna Introduzione visiva (al “Corso fondamentale”), Semiotica (nei Dipartimenti di “Comunicazione visiva” e “Informazione”) e Teoria del design (nel Dipartimento di “Design del prodotto”).


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«Ulm»

Per propagandare e discutere l’attività culturale e pedagogica della scuola, a partire dall’ottobre 1958 Maldonado pubblica la rivista «ulm», che dirige fino al maggio 1964 (doppio numero 10-11).

Dopo la chiusura della Scuola di Ulm, avvenuta nel dicembre del 1968, Maldonado, come molti altri ex ulmiani, estende l’influenza della Scuola a livello internazionale: è Presidente del Comitato Esecutivo dell’ICSID (1967-1969); è Visiting Senior Professor del Council of Humanities dell’Università di Princeton e della Graham Foundation (1966-1967) e Visiting Professor alla School of Architecture dell’Università di Princeton (1967-1968; 1969-1970); contribuisce alla nascita di Università del design sul modello ulmiano in Sudamerica, India e Giappone.

In Italia

Dal 1967 al 1970, poi, passa all’Università di Princeton, negli Stati Uniti, ma la sua casa è l’Italia, infatti, si trasferisce definitivamente a Milano.

In questi anni pubblica in Italia il suo primo libro, La speranza progettuale. Ambiente e società, in cui porta a completa maturazione le sue riflessioni sulla “progettazione ambientale”, iniziate a Ulm e proseguite durante i soggiorni negli Stati Uniti.



DAMS

Dal 1971 al 1979, insegna al DAMS di Bologna, neonato corso di laurea della “Facoltà di Lettere e Filosofia” dove tiene i corsi di Disegno industriale e di Progettazione ambientale (ambito disciplinare da lui introdotto nell’università italiana). Dal 1977 al 1981 dirige la storica rivista «Casabella».

Politicamente vicino al PCI, nel giugno del 1980 viene eletto consigliere comunale di Bologna con la lista civica indipendente Due Torri. Durante questo periodo è scelto come membro della Commissione di esperti incaricata di predisporre il bando di un concorso nazionale di idee per la progettazione della ristrutturazione della Stazione Ferroviaria di Bologna, commissione nata in seguito alla strage alla stazione di Bologna dell’agosto di quello stesso anno.

Nel 1976 pubblica il saggio Disegno industriale: un riesame (nato come voce per l’Enciclopedia del Novecento della Treccani), attraverso il quale Maldonado permette di conoscere al pubblico italiano non solo una breve storia delle tappe fondamentali dello sviluppo del disegno industriale.



Nel 1983 scrive Sul progetto, introduzione alla traduzione italiana di Essay upon Projects (1697) di Daniel Defoe, dove – in sintonia con l’autore del libro – Maldonado definisce l’attività progettuale come una costante ontologica della modernità, aprendo così a quella prospettiva che tiene insieme «moderno», «progetto», «scienza», «industria» e «società», che sarà il nucleo fondamentale di tutta la sua speculazione successiva. Una prospettiva sinottica e innovativa che ha condotto Maldonado a essere ritenuto, da più di una voce, come uno degli inventori del «discorso progettuale».

Coordinamento dottorato in Disegno industriale

Nel 1984 Maldonado trasferisce la sua cattedra alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Oltre a svolgere la sua attività didattica, Maldonado continua la battaglia per dare al disegno industriale uno spazio autonomo all’interno dell’università italiana.

Così, grazie al suo contributo, al Politecnico di Milano dal 1990 viene attivato il primo Dottorato di ricerca in Disegno industriale, da lui coordinato. Sempre presso il Politecnico di Milano, promuove inoltre la fondazione del primo corso di laurea in Disegno industriale in una università pubblica italiana (1993-1994), che dirige dal 1993 al 1997.


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Una critica idea di modernità

Il primo volume in cui Maldonado inizia ad elaborare una rinnovata e critica idea di modernità, è Il futuro della modernità (1987). É sempre sulla base della sua profonda attenzione al progetto moderno e all’impatto sociale, politico e culturale delle tecnologie, che nasce quella che Maldonado ha definito una “sorta di trilogia”: Reale e virtuale (1992), Critica della ragione informatica (1997) e Memoria e conoscenza (2005).

Non manca, in questo periodo, la pubblicazione di altri testi che risultano fondamentali per comprendere la sua visione, come Cultura, democrazia, ambiente. Saggi sul mutamento (1990) e Che cos’è un intellettuale? Avventure e disavventure di un ruolo (1995).



Anni Duemila

Agli inizi del nuovo millennio, dopo più di quarant’anni di inattività, Maldonado ritorna alla produzione artistica, riprendendo il filo del discorso sull’arte concreta lì dove l’aveva abbandonato nel 1954, ma allo stesso tempo proponendo un punto di vista attuale, in cui ciascun quadro «rappresenta un tentativo di introdurre nuovi elementi di sperimentazione». Riprende a esporre in alcune mostre collettive e personali.

Nel 2007 il Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires gli dedica una grande mostra sull’intera sua attività di artista e designer, che nel 2009 viene ripresa, e integrata con materiali del periodo italiano, dalla Triennale di Milano.



Morte

A due mesi dalla scomparsa di sua moglie, Tomás Maldonado si è spento a Milano il 26 novembre 2018.

Testimonianze illuminanti sul suo percorso artistico, di intellettuale e progettista sono: Tomás Maldonado. Itinerario de un intelectual técnico (2007), Arte e artefatti. Intervista di Hans Ulrich Obrist (2010) e Tomás Maldonado in conversation with Maria Amalia García (2010).


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Vita privata

Tomás Maldonado è il secondo di tre fratelli: il poeta Edgar Bayley e il neurobiologo Héctor, entrambi esponenti di spicco nei rispettivi ambiti.

A marzo del 1944 sposa l’artista concretista Lidy Prati e il 19 settembre 1945 annuncia – sull’organo di propaganda «Orientación» – di essersi iscritto al Partido Comunista de la Argentina (PCA).

Successivamente convola a nozze con Sigrid von Schweinitz e, proprio con lei, si trasferisce in Germania nel 1954. La terza moglie di Maldonado è la giornalista tedesca naturalizzata italiana Inige Schönthal (compagna di Giangiacomo Feltrinelli negli anni Sessanta).


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Inge Feltrinelli.

 

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