Cronaca

Torino, Operazione cavallo di Troia: arrestato nella notte un latitante calabrese

L'operazione è scattata nel cuore della notte. L'uomo era irreperibile dallo scorso dicembre

Torino, l’Operazione cavallo di Troia ha consentito l’arresto di un latitante calabrese. L’indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza dopo che il soggetto risultava irreperibile dallo scorso dicembre.

Si nascondeva in un garage: scovato nel cuore della notte

I militari della Guardia di Finanza di Torino, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno portato a termine un’attività di indagine che ha consentito di rintracciare e arrestare un latitante di origine calabrese, con interessi economici e imprenditoriali radicati in provincia di Torino. L’arresto è avvenuto all’interno di un garage di un casolare nelle campagne di Caulonia (RC).

L’attività è stata eseguita dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria, con il supporto del Gruppo di Locri e della Sezione Aerea di Lamezia Terme, coadiuvati dai militari del Reparto torinese

I legami con la Ndrangheta

ll soggetto risultava irreperibile dal dicembre 2021 quando il Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, nel corso dell’operazione “Cavallo di Troia”, aveva dato esecuzione a misure cautelari personali e reali nei confronti di 8 soggetti indagati per reati fiscali, fallimentari aggravati dall’agevolazione mafiosa  e concorso nell’associazione mafiosa denominata “ndrangheta”, con contestuali provvedimenti di sequestro per 2,5 milioni di euro.

Le attività illecite

Nel corso di tale attività d’indagine sarebbero state individuate 3 società operanti nel settore edilizio, ritenute essere poste al servizio di esponenti della ‘ndrina Bonavota, radicata nel territorio di Carmagnola (TO) e collegata all’omonima cosca calabrese.

Gli indagati risulterebbero aver gestito le suddette imprese, anche tramite l’utilizzo di prestanome, forti dell’appoggio fornito loro dalla cosca in grado di garantire importanti commesse per la realizzazione di opere nonché la “protezione” in caso di difficoltà.

Gli stessi, abbattendo fittiziamente i debiti tributari e previdenziali, avrebbero attuato una sorta di doping fiscale, risultando così avvantaggiati rispetto alle aziende concorrenti.

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