Cronaca

Milano, uccide il figlio di due anni: “Ero convinto avesse il malocchio, mi svegliavo e lo massacravo di botte”

Figlio di due anni ucciso perché aveva il malocchio, shock a Milano. Emergono dettagli sul delitto di Alija Hrustic

Si chiama Alija Hrustic il 26enne condannato per aver ucciso il figlio di due anni in zona San Siro a Milano. L’imputato avrebbe rivelato di aver commesso l’omicidio perché il bambino aveva il malocchio. È uno degli agghiaccianti dettagli emersi in queste ore in merito all’efferato omicidio.

Milano, ha ucciso il figlio due anni perché aveva il malocchio

Come riportato da Il Mattino, nell’interrogatorio col pm Giovanna Cavalleri, il 26enne avrebbe rivelato: Quando fumavo hashish me la prendevo con lui, perché mi ero convinto – me lo aveva detto mia madre – che mio figlio, il più piccolo, avesse il malocchio. Così, non so perché… ma mi facevo un casino di paranoie su di lui, mi svegliavo la notte fumato, lo svegliavo e lo massacravo di calci e pugni”.

Infanticidio a Milano: pm chiede l’ergastolo per Alija Hrusic

Quel colpo alla testa è l’ultimo atto di una notte di sevizie“. Il piccolo “ha ecchimosi al volto, al tronco e agli arti inferiori, ci sono fratture diverse, ci sono morsicature tutte realizzate quella notte, bruciature da sigarette, ci sono 51 lesioni differenziate, 51 colpi uno separato dall’altro e poi quella frattura alla testa, incompatibile con una caduta, con cui si voleva cagionare la morte” scrive la pm Cavalleri nella lunga requisitoria in cui ricostruisce un clima familiare. 

La moglie, e madre del piccolo, è “completamente assoggettata al marito e alla sua famiglia“, non può telefonare perché le ha tolto il cellulare, non può scappare perché è reclusa in casa, ed è inutile urlare perché nessun vicino sembra sentire le sue richieste di aiuto.

La notte dell’infanticidio

La notte del 21 maggio, però, secondo quanto ricostruito dalla testimonianza della coppia il 26enne sveglia il piccolo, lo porta in salone e quando lei si sveglia “sento un rumore di pugni come se picchia qualcosa, il bimbo era in salotto, era sporco. Lui gli dava dei pugni nella schiena, lo colpiva con dei calci, io dicevo picchia me e non il mio bambino. Non respirava più, gli ho fatto la respirazione ma niente“.

L’accusa

In carcere per omicidio volontario, torture e maltrattamenti aggravati, davanti ai giudici, ha provato a scrollarsi di dosso le responsabilità per un delitto aggravato dall’avere adoperato “sevizie” e dall’avere agito “con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato“. Ma con quelle parole rese davanti alla corte, per il pm, “lui mente moltissimo, non può negare l’innegabile ma cerca giustificazioni dice l’ho picchiato piano, era lui delicato. Dove può aggiungere particolari lo fa in maniera mendace e cerca di coinvolgere la moglie, parte civile, alla quale non può essere imputato il concorso“.

I capi d’imputazione

Nei confronti di Alija Hrusic sono tre i capi di imputazione: oltre l’omicidio aggravato, deve risponde di maltrattamenti e torture, anche per aver bruciato (circa 48 ore prima della morte) i piedi del piccolo. Reati commessi con una “gratuita crudeltà, con una violenza che non trova giustificazione“. Se l’omicidio potrebbe costargli l’ergastolo, per gli altri due reati satelliti la pena richiesta è complessivamente di dieci anni. La sentenza è attesa il prossimo 25 maggio.

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