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Vaccini antinfluenzali, l’allarme: “Mancano le dosi in farmacia”

Nemmeno 21mila vaccini antinfluenzali sugli scaffali per coprire il fabbisogno di tutti i siciliani under 60, o senza patologie o che non operano nella sanità né fanno parte di categorie del lavoro protette, come vigili e poliziotti.

Vaccini antinfluenzali, mancano le dosi in farmacia

Alla vigilia della campagna vaccinale antinfluenzale più importante della storia, quella che al tempo del Covid servirà a evitare che si confondano i sintomi del coronavirus con quelli dell’influenza stagionale, i farmacisti siciliani lanciano l’allarme. «Se la fornitura nazionale per i canali privati è di 250mila dosi, per una regione come la Sicilia, che ha cinque milioni di abitanti, è circa un dodicesimo del totale », dice Roberto Tobia, segretario nazionale e presidente palermitano di Federfarma. Il conto è presto fatto: sugli scaffali delle circa 1.600 farmacie siciliane ci saranno poco meno di 21mila dosi, con una media di 13 flaconi per ogni esercizio. Una miseria rispetto ai dati del 2019, quando in Sicilia le farmacie ne vendettero circa 150mila.

La spiegazione è che la coperta è molto corta: « Per coprire il più possibile le categorie a rischio, il servizio sanitario nazionale ha aumentato sino al 40 per cento le forniture, impegnando di fatto l’intera produzione programmata dalle industrie farmaceutiche quest’anno per l’Italia — dice Marco Cossolo, il presidente nazionale di Federfarma, che ieri era a Palermo — noi avevamo stimato non meno di 1,5 milioni di dosi per tutto il Paese e ne abbiamo in atto 250mila».

Come le altre Regioni, anche la Sicilia ha fatto uno sforzo notevole sulle forniture pubbliche del Servizio sanitario nazionale per garantire gli over 60, le categorie fragili, i medici e il personale sanitario — per i quali il vaccino è obbligatorio — e altre categorie che svolgono un servizio essenziale, come poliziotti e vigili: le dosi, che non superavano il milione, quest’anno saranno 1,5 milioni. Da settimane, come anticipato da Repubblica, i medici di base denunciano i ritardi organizzativi e la necessità di spazi come palestre e magazzini per far partire la campagna vaccinale il 5 ottobre. Ed è scoppiata anche una polemica all’Ars, con il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo che ha presentato un’interpellanza rivolta all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza.

Adesso alzano la voce i farmacisti, che per una legge del 1934 non possono somministrare vaccini ma solo vendere, coprendo le richieste di chi è fuori dalle fasce prioritarie della campagna. Di certo da settimane la caccia ai vaccini antinfluenzali in farmacia è già partita. «Abbiamo tante richieste, ma non posso garantirle nemmeno una lista di prenotazione sicura » , risponde e allarga le braccia una farmacista di via Principe di Belmonte a Palermo. La stessa frase che ripetono da settimane tutti i colleghi siciliani. «Ognuno di noi avrebbe già una lista virtuale con 30- 40 prenotazioni, che con questi numeri di vaccini non arriveremo a coprire, né saremo in grado di partire il 5 ottobre — dice Mario Bilardo, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Palermo e titolare di una farmacia in via Montepellegrino — ci saranno colleghi che rimarranno senza rifornimenti e i rischi maggiori si corrono nei piccoli centri, più lontani dai canali di rifornimento, dove le farmacie spesso sono gli unici presidi del Servizio sanitario nazionale».

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