Cronaca

Vaccini Covid: il caso dei Magistrati accusati di aver saltato la fila, ecco i nomi

"La Asl ha ritenuto che i magistrati potessero vaccinarsi in quanto svolgono un servizio essenziale" afferma Cafiero De Raho

Si sono accesi i riflettori sulla vicenda degli 8 magistrati della Direzione nazionale antimafia  che si sarebbero vaccinati approfittando dell’occasione di rientrare nella lista degli aventi diritto. I pm hanno tra i 53 e i 67 anni e hanno ricevuto la dose nell’hub di Fiumicino, il simbolo della campagna vaccinale in Italia.

Covid: la vicenda dei Pm del Dna che hanno saltato la fila

Si tratta di Marco Del Gaudio, Antonio Laudati, Roberto Pennisi, Domenico Gozzo e Maria Vittoria De Simone. Quest’ultima è una dei vice del procuratore Federico Cafiero De Raho che dirige la struttura. A questi nomi si aggiungono quelli di tre colleghi che per pregresse “fragilità” hanno priorità diverse rispetto a quella della categoria di appartenenza.

Come i primi siano arrivati a farsi iniettare il vaccino non è ancora chiaro: “Questa è una vicenda alla luce del sole. Non c’è stato nessun tipo di furbizia o sotterfugio”, assicura il procuratore Cafiero De Raho. Ma l’imbarazzo sulla vicenda è percepibile anche dalle spiegazioni, in parte diverse tra loro, via via fornite.

L’ultima è quella che avanza l’ipotesi per la quale i magistrati abbiano avuto accesso alla somministrazione in base alla loro regione di provenienza: “Oltre a quelli con diritto legato a situazioni personali — dice Cafiero De Raho — , altri magistrati della Dna, che provengono da regioni dove le vaccinazioni per i magistrati erano già previste, come la Puglia, Sicilia e altre regioni del nord, hanno proceduto con la vaccinazione in accordo con le Aziende sanitarie del loro territorio“.

Il ruolo delle Asl Locali

Sono state quindi le Asl locali ad assistere i pm nelle procedure da seguire e far ottenere loro il farmaco già dieci giorni fa quando la lista di categorie era ancora in discussione? Gozzo e Pennisi sono siciliani, Del Gaudio e De Simone campani, Laudati pugliese. La presa di distanza del capo della Dna è in un’altra considerazione: “Io, che ho quasi 70 anni, ho deciso di attendere assieme a tutti gli altri magistrati“.

Un errore umano

L’altra spiegazione, precedente a questa, l’ha fornita il direttore generale della Asl Roma 4, responsabile dell’hub di Fiumicino, Giuseppe Quintavalle. Si sarebbe trattato di un errore materiale di una funzionaria, che ha confuso la sigla Dia, la direzione investigativa antimafia della polizia, con Dna, estendendo agli appartenenti a questa ultima la possibilità di vaccinarsi.

Lo stesso Quintavalle, che ha avviato un’indagine interna, oggi preferisce non commentare. Già ieri, però, aveva escluso che la convocazione ai magistrati fosse partita dai suoi uffici, come invece sostiene Cafiero De Raho: “Ci hanno contattati via mail, ho chiesto se l’iniziativa includeva tutti gli amministrativi, mi hanno detto di no e quindi ci siamo fermati e attendiamo di essere inseriti insieme a tutti gli altri magistrati“. Di fatto, nessuno dei pm beneficiari del vaccino ha dubitato di averne diritto finché questa finestra è rimasta aperta.

Lo scambio di mail con la Croce Rossa

Negli stessi giorni c’era stato uno scambio di mail tra la Dna e la Croce Rossa, che secondo  Cafiero De Raho si offriva di vaccinare “i magistrati assimilabili alle forze dell’ordine“. La Cri, dal canto suo, puntualizza di avere un ruolo solo operativo nella somministrazione dei vaccini e di non aver formulato liste.

(Fonte: Il Corriere della Sera)


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