Cronaca

Valanga sulla Marmolada, ricerche dei 20 dispersi: “Si cerca anche un bimbo di 9 anni”

Il riconoscimento di alcuni corpi delle vittime potrà essere effettuato solo grazie al test del Dna

Sono in corso le ricerche di circa 20 persone, tra cui ci sarebbe anche un bimbo di 9 anni disperso nella valanga sulla Marmolada: intanto, secondo gli inquirenti, il riconoscimento di alcuni corpi delle vittime potrà essere effettuato solo grazie al test del Dna.

Valanga sulla Marmolada, bimbo di 9 anni disperso

Secondo gli inquirenti, il riconoscimento di alcuni corpi delle vittime potrà essere effettuato solo grazie al test del Dna. Sono 4 le persone decedute e identificate: si tratterebbe di 3 cittadini italiani e uno della Repubblica Ceca. Restano da riconoscere ancora i corpi di un uomo e di una donna.

Le ricerche

Sono ancora in corso invece le ricerche dei 20 dispersi, riprese nella mattinata odierna. I soccorritori hanno monitorato l’intera area con i droni.

Nelle ultime ore il bilancio delle persone che mancano all’appello è aumentato arrivando appunto a 20: i soccorritori cercano anche un bimbo di 9 anni. Tra i dispersi figurano i nomi di Filippo Bari, 27enne padre di un bimbo piccolo, ed Erica Campagnaro, di 45 anni. Confermato, invece, il decesso di Davide Miotti, compagno della 45enne. Si cercano anche una donna e un ragazzo di Pergine Valsugana, in Trentino.

Maxi crollo di ghiaccio sulla Marmolada: un ferito grave

Un grosso seracco di ghiaccio è crollato lungo un itinerario in salita per raggiungere la vetta di uno dei giganti alpini. Il crollo si è verificato tra Pian dei Fiacconi e Punta Penia intorno all’ora di pranzo di ieri. Gli alpinisti coinvolti erano divisi in più cordate. Le operazioni sulla cima stanno procedendo con difficoltà a causa di possibili ulteriori distacchi.

Fascicolo per disastro

La Procura di Trento ha aperto un fascicolo per disastro sul crollo, che ha causato la morte di almeno sei alpinisti e il ferimento di altri nove, due dei quali in gravi condizioni. Il reato ipotizzato è disastro colposo, al momento a carico di ignoti.

“Una carneficina, difficile identificare l’identità delle vittime”

“È una carneficina, un disastro inimmaginabile”, queste le parole degli inquirenti che hanno aperto un fascicolo per disastro colposo. La situazione è disastrosa: “Difficilmente sarà possibile identificare l’identità delle vittime, perché i corpi sono stati smembrati”.

L’assessore regionale

“La situazione è in evoluzione – afferma – ed è difficile allo stato attuale dare con certezza conto dell’accaduto”.

Il tweet dei vigili del fuoco

«Marmolada quota 3500 metri: slavina staccata da un costone, in atto operazioni ricerca di eventuali persone coinvolte. Elitrasportato personale vigili del fuoco Corpo nazionale addestrato per interventi su neve e ghiaccio». Così i vigili del fuoco in un tweet.

Il racconto del testimone: “Un boato e poi neve e ghiaccio”

“Abbiano sentito un boato e poi visto una grande colata di neve e ghiaccio”, è il drammatico racconto di uno dei testimoni del crollo, responsabile del Rifugio Castiglioni Marmolada, che nel pomeriggio di oggi ha provocato una enorme valanga facendo contare vittime e feriti.

“Un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio e da lì ho capito che qualcosa di grave era successo”.

Il testimone: responsabile del Rifugio Castiglioni Marmolada

“Col binocolo da qui si vede la rottura, è probabile che si stacchi ancora qualcosa” ha aggiunto, impaurito. “La colata di neve, ghiaccio e roccia ha coinvolto anche il percorso della via normale, mentre vi si trovavano diverse cordate” spiga la Suem 118.

“Ho visto tutto in diretta. Noi conosciamo bene quella parte di montagna perché come rifugio abbiamo anche una nostra capanna proprio in vetta. Questa tragedia ci colpisce, ma non abbiamo avuto paura per la nostra incolumità perché il rifugio è sicuro” ha concluso il testimone.

Le preoccupazione dell’alpinista Reinhold Messner

Preoccupazioni anche del grande alpinista Reinhold Messner: “Sono salito più volte sulla Punta di Rocca, ma non vado lì da tanti anni ormai. Il ghiaccio lì è quasi tutto andato, è quasi inesistente. Questi seracchi cadono, certo, per la gravità, ma la causa vera, originaria, è il caldo globale, che fa sciogliere i ghiacciai e rende più probabile che si stacchi”.

 

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