Cronaca

Via libera del governo a delega fiscale, Draghi: “Salvini ci spiegherà perché Lega ha disertato Cdm”

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, insieme al ministro dell’Economia Daniele Franco, ha tenuto una conferenza stampa per illustrare la delega fiscale, approvata in Cdm

Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge di delega fiscale. Ad annunciarlo è stato il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco in conferenza stampa da Palazzo Chigi alla fine del Cdm a cui non ha partecipato i ministri della Lega.

Cdm approva la legge delega fiscale: Draghi “puntiamo a diminuire il gettito”

Giorgio Parisi ha vinto il premio Nobel per la Fisica: è una notizia davvero straordinaria, che riempie di orgoglio me, il governo e l’Italia intera. È un premio pesante, quello della Fisica, tra i Nobel e dobbiamo avere contezza di ciò. Nel Cdm ci siamo congratulati e lo abbiamo invitato a venirci a trovare a Palazzo Chigi“, ha esordito così Draghi.

La legge delega approvata oggi “sarà oggetto di confronto in Parlamento“, e quindi “uno può avere la sensazione che il governo abbia detto l’ultima parola sul fisco e tutto e deciso, ma purtroppo o per fortuna non è così semplice. Il processo prenderà molti anni. Per l’esercizio della delega serviranno 18 mesi, ci sarà l’applicazione poi di quello che verrà presentato nei decreti delegati. C’è anche la riformulazione del catasto. Il governo si impegna ad ‘accatastare’ tutto quello che oggi non accatastato, terreni e abitazioni, ci sarà anche una revisione delle rendite catastali. Ma nessuno pagherà di più o di meno. È un’operazione e di trasparenza, ma non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni. È molto importante dirlo perché giorni scorsi si è teso a confondere. Una decisione è costituire una base di decisione adeguata, e ci vorranno cinque anni, un’altra decisione è cambiare le tasse. Noi la seconda decisione non l’abbiamo presa. Solo nel 2026 se ne riparlerà“, ha detto Draghi.

Il punto di partenza

Il punto di partenza è la considerazione che il nostro sistema fiscale è stato disegnato negli anni settanta, è un disegno che va aggiornato – ha aggiunto Franco – Il Parlamento nella prima parte di quest’anno hanno svolto un grandissimo lavoro, di ricognizione, di ascolto di esperti. Lavoro che è diventato una relazione che è un documento di sintesi, punto di partenza di questa delega. Oggi abbiamo esaminato un disegno di legge delega con cui il governo chiede al Parlamento di emanare entro di 18 mesi uno o più decreti delegati. L’IRPEF e l’IVA restano ma verranno riconsiderati.

Nella delega ci sono 10 articoli, il primo fissa gli aspetti procedurali. Uno dei perni del nostro sistema sarà la progressività, che deve e il contrasto all’evasione fiscale. Un altro punto è ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, che in Italia è relativamente elevato. L’IRES verrà semplificata. Dobbiamo razionalizzare la struttura dell’IVA, si vuole semplificare la gestione del tributo, che attualmente prevede varie aliquote. Per le accise bisogna uniformarsi al Green Deal europeo. Si prevede un superamento graduale dell’IRAP. Si prevede che l’IMU relativa agli immobili per uso produttivo in futuro affluisca agli enti locali. Un articolo riguarda la riscossione, per ricondurre l’agenzia della riscossione dentro l’Agenzia delle Entrate“, ha aggiunto il ministro dell’Economia.

La Lega diserta il Cdm

La Lega ha detto di aver ricevuto il testo della delega solo un’ora prima che iniziasse la cabina di regia che ha preceduto il consiglio dei ministri. Da via Bellerio hanno fatto sapere che non ci sono solo le perplessità sulla revisione degli estimi catastali, ma anche dubbi sulla riforma dell’Irpef. Secondo quanto riporta Agi la Lega ha chiesto al presidente del Consiglio Mario Draghi approfondimenti sulle detrazioni e contestato soprattutto il metodo: una materia così delicata va discussa, secondo il Carroccio, insieme a tutte le forze di maggioranza.

Cosa c’è nella bozza della delega fiscale

Nel testo della bozza si legge che la riscossione delle tasse dovrà essere orientata soprattutto al risultato, più che all’esecuzione del processo. Il governo guarda alla riforma dell’attuale meccanismo di remunerazione dell’Agente della riscossione grazie all’uso di più evolute tecnologie e forme di integrazione e interoperabilità del sistemi e del patrimonio informativo, all’eliminazione delle duplicazioni organizzative, logistiche e funzionali con conseguente riduzione dei costi; al trasferimento delle funzioni e delle attività (o parte di esse) attualmente svolte dall’agente nazionale della riscossione all’Agenzia delle entrate, superando l’attuale netta separazione.

Si aggiunge inoltre che se dai decreti delegati della delega fiscale deriveranno eventuali nuovi o maggiori oneri che non siano compensati al proprio interno o dal Fondo speciale per gli interventi della riforma fiscale, nel limite di 2 miliardi nel 2022 e 1 miliardo a partire dal 2023, dovranno essere prioritariamente individuate le coperture. Dall’attuazione della delega fiscale non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” si legge nel testo.

Ma “in considerazione della complessità della materia trattata e dell’impossibilità di procedere alla determinazione di eventuali effetti finanziari, per ciascuno schema di decreto legislativo la relazione tecnica evidenzia gli effetti sui saldi di finanza pubblica. Qualora uno o più decreti legislativi – prosegue il testo – determinino nuovi o maggiori oneri, che non trovino compensazione nel proprio interno o mediante utilizzo delle risorse” del Fondo speciale per interventi di riforma fiscale “nel limite di 2 miliardi per l’anno 2022 e 1 miliardo a decorrere dal 2023, eventualmente integrate in base” alle maggiori entrate certificate dalla Nadef si provvederà alle coperture “ovvero mediante compensazione con le risorse finanziarie recate dai decreti legislativi adottati, presentati prima di quelli che comportano i nuovi o maggiori oneri. A tal fine, le maggiori entrate confluiscono in un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del ministero dell’Economia“.

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