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Cosa rischia chi è senza green pass? Multa fino a mille euro per i tragressori

La multa per chi non ha il green pass ove obbligatorio è realtà

Cosa rischia chi è senza green pass? Secondo quanto stabilito dall’ultimo decreto Covid varato dal governo, i trasgressori rischiano una multa fino a mille euro. Vediamo insieme tutto quello che c’è da sapere.

Cosa rischia chi è senza green pass: a quanto ammonta la multa

Come anticipato anche nei giorni precedenti, la multa per chi non ha il green pass ove obbligatorio è realtà; le sanzioni per ristoratori, gestori dei servizi e clienti indicate nel decreto appena approvato sono:

“la sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.”

Rischiano la multa coloro che sono sprovvisti di green pass ai matrimoni, in palestra, piscina, nei servizi di ristorazione al chiuso, musei, sagre, fiere, competizioni sportive e in altri luoghi ed eventi indicati nel testo del decreto legge. La multa servirà a spingere quante più persone possibili a vaccinarsi contro il Covid-19. Ecco le novità riguardo alle sanzioni per chi non ha il green pass (e chi non lo controlla).

Multa green pass: cosa rischia chi è senza nel nuovo decreto

Dal 6 agosto, per chi è sprovvisto di green pass potranno esserci pesanti sanzioni amministrative. Una nota del governo a conclusione della conferenza stampa di ieri chiarisce che le multe scatteranno sia per i cittadini senza green pass che per i gestori dei servizi, ristoratori e organizzatori di eventi che non controllano chi ne è in possesso. Cosa, questa, che ha già scatenato accese proteste.

Per chi non ha il certificato verde – perché senza vaccino o con tampone effettuato oltre le 48 ore – la multa parte da 400 euro nella misura minima fino a raggiungere i 1.000 euro.
Come ogni sanzione amministrativa, si può ottenere lo sconto del 30% sull’importo, ovvero 260 euro, pagando entro 5 giorni.

Dove serve e dove no il green pass: le risposte alle domande

È stato varato ieri, 22 luglio, il nuovo decreto che ha introdotto il Green pass per svolgere attività di natura sociale e viaggiare. Il piano del governo è stato chiaro: green pass obbligatorio con una dose di vaccino per tutti i luoghi al chiuso, compresi i ristoranti, doppia dose ovunque ci sia il rischio di assembramenti. Lo stato d’emergenza per il Covid sarà prorogato fino al 31 dicembre 2021. Ma in quali attività è obbligatoria la certificazione verde? Di seguito l’elenco:

  •  Cinema
  •  Teatri
  • Musei
  • Palestre
  •  Piscine
  •  Stadi
  •  Concerti
  •  Fiere
  •  Congressi
  •  Concorsi
  •  Centri termali
  •  Sedersi a consumare nei tavoli al chiuso di bar, ristoranti, pub e pizzerie

Dove non serve il Green pass

  • Alberghi
  •  Negozi
  • Centri commerciali
  • Parrucchieri, estetisti e barbieri
  •  Lidi e stabilimenti balneari
  •  Fabbriche
  •  Uffici pubblici
  •  Uffici privati
  •  Aerei
  • Treni
  •  Tram
  •  Metropolitane
  •  Autobus
  •  Traghetti
  • Aliscafi
  •  Consumazione al bancone dei bar
  • Ristoranti, pizzerie, pub all’aperto
  •  Chiese e luoghi di culto
  •  E neanche per le discoteche, che rimangono chiuse.

Tamponi gratis: chi può richiederli

Il Governo sta inoltre valutando tamponi gratis per i giovani, le donne in gravidanza e tutte le persone per cui il medico sconsiglia la vaccinazione.

Zona gialla, arancione e rossa: i nuovi limiti

Se le regioni dovranno cambiare colore, adesso lo stabiliranno dei parametri diversi, come già caldeggiato dalle Regioni nelle scorse settimane: il limite tra zona bianca e gialla sarà stabilito dalla percentuale di occupazione dei posti letto disponibili. L’indicazione della cabina di regia è fissare il limite al 10% per le terapie intensive e al 15% per i reparti ordinari.

Per passare in zona arancione invece le soglie sono fissate al 20% dei posti disponibili nelle terapie intensive e al 30% per tutti gli altri ricoveri. I limiti per l’ingresso in zona rossa sono con le terapie intensive piene più del 30% e con gli altri reparti al 40%.


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