Francesco Guccini: le frasi piĆ¹ belle delle sue canzoni
Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) ĆØ considerato uno dei piĆ¹ importanti e popolari cantautori italiani. Ecco una raccolta delle frasi piĆ¹ belle di Francesco Guccini, tratte prevalentemente dalle sua canzoni.
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Le frasi piĆ¹ belle di Francesco Guccini
Avrei voluto comporre una canzone su GesĆ¹, ma non ci sono riuscito.
Ognuno vada dove vuole andare ognuno invecchi come gli pare ma non raccontare a me che cosāĆØ la libertĆ .
(Quattro stracci, 1966)
Non me ne frega niente se anchāio sono sbagliato;
spiacere ĆØ il mio piacere, io amo essere odiato.
(Cyrano 1966)
Le veritĆ cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
(Cyrano, 1966)
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna,
perĆ² non la sopporto la gente che non sogna.
(Cyrano, 1966)
Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare
e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai!
(Quattro stracci, 1966)
Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io piĆ¹ non vi sopporto,
infilerĆ² la penna ben dentro al vostro orgoglio
perchƩ con questa spada vi uccido quando voglio.
(Cyrano, 1966)
Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte,
coraggio liberisti, buttate giĆ¹ le carte
tanto ci sarĆ sempre chi pagherĆ le spese in questo benedetto,
assurdo bel paese.
(Cyrano, 1966)
Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso dā essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
(Cyrano, 1966)
Venite gente vuota, facciamola finita,
voi preti che vendete a tutti unā altra vita;
se cāĆØ, come voi dite, un Dio nellāinfinito,
guardatevi nel cuore, lā avete giĆ tradito
(Cyrano, 1966)
La fantasia puĆ² portare male se non si conosce bene come domarla,
ma costa poco, val quel che vale, e nessuno ti puĆ² piĆ¹ impedire di adoperarla
(Quattro stracci, 1966)
Vedi cara, certe crisi son soltanto
segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
(Vedi cara, 1970)
Vedi cara ĆØ difficile a spiegare,
ĆØ difficile capire se non hai capito giĆ ā¦
(Vedi cara, 1970)
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro.
(Ho ancora la forza, 2000)
Ho visto
la gente della mia etĆ andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno giĆ
dentro le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da pastiglie trasformate
dentro le nuvole di fumo
nel mondo fatto di cittĆ
(Dio ĆØ morto, 1965)
Māhan detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciĆ² che spesso han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dellāeroe
perchĆ© ĆØ venuto ormai il momento di negare
tutto ciĆ² che ĆØ falsitĆ .
(Dio ĆØ morto, 1965)
Le fedi fatti di abitudini e paura
una politica che ĆØ solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignitĆ fatta di vuoto
lāipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto
(Dio ĆØ morto, 1965)
Ć un Dio che ĆØ morto
nei campi di sterminio, Dio ĆØ morto
coi miti della razza, Dio ĆØ morto
con gli odi di partito, Dio ĆØ mortoā¦
Ma penso
che questa mia generazione ĆØ preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha giĆ in mano,
a una rivolta senza armi,
perchƩ noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore ĆØ per tre giorni e poi risorge
in ciĆ² che noi crediamo, Dio ĆØ risorto
in ciĆ² che noi vogliamo, Dio ĆØ risorto
nel mondo che faremo, Dio ĆØ risortoā¦
(Dio ĆØ morto, 1965)
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho lāimmagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli
(La locomotiva, 1972)
Ma unā altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano āgli uomini son tutti ugualiā
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava lā aria
la fiaccola dellā anarchia,
la fiaccola dellā anarchia,
la fiaccola dellā anarchiaā¦
(La locomitiva, 1972)
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande inaria:
āFratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!ā
(La locomotiva, 1972)
E che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro lā ingiustizia.
(La locomotiva, 1972)
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrĆ² pecora nera!
(Canzone di notte n. 2, 1976)
E unāaltra volta ĆØ notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchƩ son vivo
e voglio in questo modo dire āsonoā
o forse perchĆ© ĆØ un modo pure questo per non andare a letto
o forse perchĆ© ancora cāĆØ da bere
e mi riempio il bicchiere..
(Canzone di notte n. 2, 1976)
O forse non ĆØ qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terrenoā¦
(Canzone di notte n. 2, 1976)
E unā altra volta ĆØ notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchƩ son vivo
o forse per sentirmi meno solo
o forse perchƩ a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
che danno quellāipocondria ben nota,
poiā¦ la bottiglia ĆØ vuotaā¦
(Canzone di notte n. 2, 1976)
Ma piĆ¹ che triste ora ĆØ buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.
(Canzone di Piero, 1974)
Io dico sempre non voglio capire, ma ĆØ come un vizio sottile e piĆ¹ penso
piĆ¹ mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
(Canzone di Piero, 1974)
PerchĆØ mi amavi non lā ho mai capito cosƬ diverso da quei tuoi clichĆ©,
perchĆØ fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a meā¦
(Eskimo, 1978)
Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perchĆØ
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi lĆ ,
sarĆ per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilitĆ ā¦
(Eskimo, 1978)
PerchĆØ a ventā anni ĆØ tutto ancora intero, perchĆØ a ventā anni ĆØ tutto chi lo sa,
a ventāanni si ĆØ stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quellā etĆ
(Eskimo, 1978)
Sono un tipo antisociale, non māimporta mai di niente,
non māimporta dei giudizi della gente.
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
odio guerre ed armamenti in generale.
Odio il gusto del retorico, il miracolo economico
il valore permanente e duraturo,
radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
frigo ed auto non cāĆØ āFord nel mio futuroā!
(Lāantisociale, 1967)
E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
attenzione da me state alla lontana:
non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza granaā¦
(Lāantisociale, 1967)
Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
i rumori, gli impegnati intellettuali.
odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
coi vestiti e le camicie tutte uguali
che non sanno che parlare di automobili e di moda,
di avventure estive fatte ai monti e al mare
(Lāantisociale, 1967)
Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
non ho quello che si dice un posto al sole.
(Lāantisociale, 1967)
Non mi piaccion lāavvocato, il borghese, lāarrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far lāamore con sua figliaā¦
Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In unāisola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrĆ piĆ¹ disturbare
(Lāantisociale, 1967)
E sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.
(Farewell, 1993)
E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi ventā anni portati cosƬ,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans
(Farewell, 1993)
Vola, vola tu, dovā io vorrei volare verso un mondo dove ĆØ ancora tutto da fare
e dove ĆØ ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliareā¦
(Culodritto, 1987)
La sfera di cristallo si ĆØ offuscata
e lā aquilone tuo non vola piĆ¹,
nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi
e il tempo passa e fermalo se puoi.
(Un altro giorno ĆØ andato, 1970)
Le porte dellāestate dallā inverno son bagnate:
fugge un cane come la tua giovinezza.
Negli angoli di casa cerchi il mondo,
nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e lā alba non vedrĆ
e dove corra il tempo chi lo sa?
(Un altro giorno ĆØ andato, 1970)
Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada,
il domani come tutto se ne andrĆ :
ti guardi nelle mani e stringi il vuoto,
se guardi nelle tasche troverai
gli spiccioli che ieri non avevi, ma
il tempo andato non ritornerĆ ,
(Un altro giorno ĆØ andato, 1970)
Quante volte ci ĆØ capitato di trovarci di fronte a un muro,
quante volte abbiam picchiato, quante volte subito duro,
quante cose nate per sbaglio, quanti sbagli nati per caso,
quante volte lā orizzonte non va oltre il nostro naso,
Quante volte ci sembra piana, mentre sotto gioca dāazzardo,
questa vita che ci birilla come bocce da biliardo
(AntenĆ²r, 1981)
Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dĆ indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
lā arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti?
(Lettera, 1996)
Io chiedo come puĆ² lāuomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento
(Canzone del bambino nel vento ā Auschwitz, 1967)
E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantireā¦
(Ho ancora la forza, 2000)
E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perchĆ©, che piaccia o no, ĆØ capitato
che sia quello che so fareā¦
(Ho ancora la forza, 2000)
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che sarĆ² domani,
non parlare non dire piĆ¹ niente, se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi, alle maniā¦
(Canzone delle domande consuete, 1990)
Ma nel futuro trame di passato si uniscono a brandelli di presente,
ti esalta lāacqua e al gusto del salato brucia la mente
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito sempre piĆ¹ in fondoā¦
(Odysseus, 2004)
Lunga e diritta correva la strada, lāauto veloce correva
la dolce estate era giĆ cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorridevaā¦
(Canzone per unāamica, 1967)
Vorrei sapere a che cosa ĆØ servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se cosƬ presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partireā¦
Voglio perĆ² ricordarti comāeri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridiā¦
(Canzone per unāamica, 1967)
E percorriamo strade non piĆ¹ usate
figurando chi un giorno ci passava
e scrutiamo le case abbandonate
chiedendoci che vita le abitava,
perchĆ© la nostra ĆØ sufficiente appena
ne mescoliamo inconsciamente il senso;
siamo gli attori ingenui su una scena.
(Vite, 2004)
Bologna ĆØ una vecchia signora
dai fianchi un poā molli
col seno sul piano padano
ed il culo sui colli
(Bologna, 1981)
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che lā oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere allā infinito
e lo vorrei
perchĆØ non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
(Vorrei, 1996)
E pensavo dondolato dal vagone ācara amica il tempo prende il tempo dĆ ā¦
noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo saā¦
restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno:
siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pienoā¦ā
(Incontro, 1972)
Ma sāio avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino,
mi piace far casino,
poi sono nato fesso e quindi tiro avanti
e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare
per chi vuole ascoltare
e a culo tutto il resto!
(Lāavvelenata, 1976)
Voi critici, voi personaggi austeri,
militanti severi, chiedo scusa a vossia,
perĆ² non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni,
si possa far poesia; io canto quando posso, come posso,
quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
vendere o no non passa fra i miei rischi,
non comprate i miei dischi e sputatemi addossoā¦
(Lāavvelenata, 1976)
Si alza sempre lenta come un tempo lāalba magica in collina,
ma non provo piĆ¹ quando la guardo quello che provavo prima.
Ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio,
il giorno ĆØ sempre un poā piĆ¹ oscuro, sarĆ forse perchĆØ ĆØ storia, sarĆ forse perchĆØ invecchioā¦
(Canzone delle osterie di fuori porta, 1974)
E forse ridono di me, ma in fondo ho la coscienza pura,
non rider tu se dico questo, ride chi ha nel cuore lāodio e nella mente la pauraā¦
(Canzone delle osterie di fuori porta, 1974)
Nel 1964 era uscita Auschwitz, nel 1966-67 Dio ĆØ morto e allāepoca ricordo che ci incontravamo in un appartamento di amici, che era stato liberato dai genitori ed era stato battezzato āFolkstudioā, dove ci trovavamo certe sere alla settimana a suonare e a discutere. Cantavamo canzoni anarchiche di fine Ottocento, inizi Novecento, come quelle di Pietro Gori.
Ogni opera ā sia una canzone, sia una poesia, sia un libro, un romanzo etc. ā va per il mondoā¦ e ognuno ha il diritto di interpretarla come vuole. Non ĆØ che il pensiero dellāautore sia necessariamente il pensiero giusto; non cāĆØ un pensiero giusto: ci sono vari modi di interpretare una cosa, un pezzo, una frase.
Un paio di scarpe durava una vita, e se andavi scalzo, dāestate, risparmiavi le scarpe e i piedi si rinforzavano.
Lāuomo, non tutti per caritĆ , guarda pochi metri accanto a sĆ©. E si scorda presto. La storia ĆØ maestra di pochi. Insegna poco davvero, a noi italiani. Siamo partiti con le pezze al culo, e adesso ci dimentichiamo che chi viene qui ha la stessa faccia di noi cento anni fa. Ecco, Odysseus su questo avrebbe qualcosa da dire.
Ho una mia religiositĆ molto vaga, molto panteistica, per cui mi piace pensare di rincontrare tante persone che nel frattempo hanno deciso di andarsene prima di me. Io sono invece intenzionato a rimanere qua il piĆ¹ possibile, naturalmente. Sono quelle idee un poā romantiche; se ragiono freddamente dico che ĆØ impossibile, ma se lascio andare la fantasiaā¦ Sono sicuro in qualche modo di rincontrarle
Ogni tanto, sulla piazza del mercato si presentavano i cantastorie. Allora non cāera la televisione, e anche la radio era poca poca, roba da privilegiati. I cantastorie erano i giornalisti che davano le notizie, vere o fasulle che fossero, erano i clown, gli uomini di spettacolo, la vera piazza del mercato con le sue tradizioni piĆ¹ antiche.
Quando morirĆ² seppellitemi in una vigna, acciocchĆ© possa ridare alla terra tutto quello che ho bevuto nella mia vita.