Cronaca

Alessia Pifferi, dai diari e dagli interrogatori emerge una lucida consapevolezza

Per questo il gip ha respinto la richiesta di una consulenza neuroscientifica

Respinta ancora una volta la perizia psichiatrica, dai diari e dagli interrogatori emerge una lucida consapevolezza di Alessia Pifferi, la madre della bimba morta di stenti. Rispetto a quanto dichiarato nelle scorse ore dal suo avvocato a Mattino Cinque News“Lei mi racconta che per la bambina ha sempre nutrito forte amore. Le ho chiesto personalmente, perché è un mio pensiero costante, come ha potuto credere che la sua assenza da casa non avrebbe potuto comportare la morte della bambina. Lei si è messa a piangere e mi ha risposto no, che non ci aveva pensato”.

Alessia Pifferi, respinta perizia psichiatrica

La giovane madre si trova in custodia cautelare nel carcere milanese di San Vittore dallo scorso 21 luglio dopo l’arresto: le si accusa della morte e abbandono di sua figlia, la piccola Diana di soli 18 mesi lasciata sola a casa per 6 giorni. Pifferi, 37 anni, un matrimonio fallito e diverse storie sentimentali finite male alle spalle, aveva lasciato la piccola da sola in un lettino da campeggio con accanto un biberon e una bottiglietta d’acqua nel suo appartamento di Milano per raggiungere il proprio compagno a Leffe e, dopo il fermo, aveva dichiarato ai magistrati di essere consapevole che la figlioletta sarebbe potuta morire.

Per il pm la donna è arrivata al punto di provocare la morte della propria creatura perché ci aveva sempre visto un ostacolo alla realizzazione dei propri desideri ovvero nella propria relazione. Secondo il pm Alessia Pifferi è una donna lucida e perfettamente in grado di intendere e di volere e dello stesso identico avviso sono anche gli psichiatri del carcere che la descrivono sempre “consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo”.

“Sempre lucida”, questa la motivazione

Per questo il gip ha respinto la richiesta di una consulenza neuroscientifica in grado di stabilire se nel momento dell’abbandono fosse realmente capace di intendere e di volere.

Milano, Alessia Pifferi non si sarebbe resa conto della morte della figlia

“Quando l’ho incontrata la prima volta – prosegue l’avvocato, ospite nello studio di Federica Panicucci -, Alessia Pifferi era come se fosse sulla luna, non si parlava di niente, era completamente muta. Per questo ho deciso di portarla in udienza e di farle leggere i giornali per farle capire di cosa stiamo parando e di cosa è successo”.

Bimba morta di stenti, Alessia Pifferi picchiata in carcere

Sarebbe stata picchiata in carcere Alessia Pifferi, madre di Diana, la bambina morta di stenti. A dirlo in un’intervista al quotidiano “Il Corriere della Sera” è l’avvocata Solange Marchignoli, legale della 37enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di un anno e mezzo.

“È in isolamento perché l’unica volta che non era isolata, l’hanno menata. Il giorno dopo l’udienza, la signora ha cercato di raggiungere una suora quindi deve aver fatto alcuni gradini da sola e le altre detenute l’hanno presa dai capelli, schiaffeggiata e picchiata” ha spiegato.

Nelle scorse ore, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato l’istanza degli avvocati difensori che chiedevano di far entrare in carcere alcuni esperti così da poter svolgere una consulenza neuro-scientifica: “Noi dobbiamo valutare lo stato cognitivo di Pifferi e su questa precisa domanda – spiega ancora l’avvocata – il giudice ha risposto che ritiene di non voler far accedere i consulenti perché in qualche modo quello che potrebbero scrivere potrebbe modificare il suo pensiero rispetto al dolo del reato”.

Inoltre, l’avvocata Marchignoli ha spiegato che la sua assistita “non è in grado da un punto di vista di struttura intellettuale di rappresentarsi l’evento morte. Dubitiamo della sua capacità di elaborare un pensiero per questo abbiamo chiesto questo tipo di consulenza. Per questo motivo, ciò che è stato scritto nell’interrogatorio, secondo me, non corrisponde esattamente a quello che lei ha cercato di raccontare”.

L’aggressione

Alessia Pifferi sarebbe stata aggredita, presa per i capelli e schiaffeggiata mentre stava raggiungendo una suora che la assiste. Ad aggredirla sarebbero state altre detenute, le quali avrebbero approfittato quindi di uno dei pochi momenti in cui Alessia Pifferi non si trova in isolamento.

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