Almanacco

Il 10 agosto del 1893 venne istituita la Banca d’Italia, la banca centrale della Repubblica Italiana

Con la fusione di quattro banche (la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito e dalla liquidazione della Banca Romana) viene costituita la Banca d’Italia, che diventerà poi la banca centrale della Repubblica italiana.

La massima carica in questa prima fase è il Direttore Generale, che all’atto di nascita è ricoperto da Giacomo Grillo (che aveva già guidato la Banca Nazionale del Regno d’Italia). A quest’ultimo si deve l’inizio dei lavori di Palazzo Koch, futura sede della Banca d’Italia, i cui lavori saranno portati a termine nel 1892.

10 agosto 1893, nasce la Banca d’Italia

Con la legge n. 449 del 10 agosto 1893, mediante la fusione di quattro banche: la Banca Nazionale nel Regno d’Italia (già Banca Nazionale negli Stati Sardi), la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia e la gestione liquidatoria della Banca Romana, venne istituita la Banca d’Italia. Artefici dell’operazione furono alcune famiglie di banchieri, soci storici: Bombrini, Bastogi, Balduino.


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Busto di Carlo Bombrini nel palazzo della Banca d’Italia di Firenze.

La banca rimaneva una società per azioni di diritto privato e al suo vertice c’era un direttore. L’istituto godeva (insieme ai Banchi di Napoli e Sicilia) del privilegio di emissione, inoltre fungeva da “banca delle banche” attraverso il risconto delle cambiali, ma non aveva poteri di vigilanza sulle altre banche.

Primi poteri


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Sede centrale, Roma, Palazzo Koch.

La Banca d’Italia appena costituita era una società per azioni di diritto privato. Il primo direttore era Carlo Brombini, genovese, notissimo banchiere e finanziere, amico personale di Cavour. Comproprietario dell’Ansaldo, diede impulso alla industrializzazione del Regno. Il neonato istituto centrale godeva – insieme ai Banchi di Napoli e Sicilia – del privilegio di emissione, inoltre fungeva da “banca delle banche” attraverso il risconto delle cambiali, ma non aveva poteri di vigilanza sulle altre banche.

Emissione di moneta


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Progetto definitivo d’arredo della Banca d’Italia, a Brescia, eseguito da Ambrogio Fossati nel 1932.

Nel 1926 si ha per la Banca d’Italia un importantissimo riconoscimento, in quanto l’ente diventa l’unico istituto autorizzato all’emissione di banconote. Inoltre, ha poteri di vigilanza sulle altre banche. La legge bancaria del 1936 ne amplia i poteri e riconosce la banca come istituto di diritto pubblico. Nel 1928 viene approvato il nuovo statuto che prevede la carica di Governatore: il primo sarà Bonaldo Stringher, già direttore generale.

Nel Dopoguerra


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Palazzo della Banca d’Italia, a Firenze costruito quando era capitale d’Italia.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, l’Italia è in una situazione drammatica con un’inflazione incontrollabile. L’azione della Banca d’Italia (la “stretta“) in accordo con il Tesoro stabilizza la lira e i prezzi, gettando le basi per il miracolo economico degli anni Cinquanta. Nella Costituzione del 1948 fu introdotto il principio della tutela del risparmio. Negli anni Settanta l’istituto è dovuto intervenire a causa degli shock, in particolare dettati da due crisi petrolifere. La riconquistata stabilità della lira e l’avvio del riequilibrio della finanza pubblica hanno consentito all’Italia, nel rispetto dei criteri indicati dal Trattato di Maastricht (1992), di far parte del primo gruppo di paesi che nel 1999 hanno adottato l’euro come propria moneta.

Gli anni Duemila

Il 4 gennaio 2004 il numero 1 di Famiglia Cristiana riporta, per la prima volta nella storia, l’elenco dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia con le relative quote. La fonte è un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta dal ricercatore Fulvio Coltorti, il quale, indagando a ritroso sui bilanci di banche, assicurazioni ed enti, ed annotando mano a mano le quote che segnalavano una partecipazione al capitale della Banca d’Italia è riuscito a ricostruire gran parte dell’elenco dei partecipanti della massima istituzione finanziaria italiana.


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Palazzo della Banca d’Italia a Reggio Calabria.

Il 20 settembre 2005 l’elenco degli azionisti viene reso ufficialmente disponibile da Bankitalia; fino a questo momento era considerato riservato. Il 19 dicembre 2005, dopo intense campagne di stampa e critiche al suo operato nell’ambito dello scandalo di Bancopoli, il governatore Antonio Fazio si dimette. Pochi giorni dopo, viene nominato al suo posto Mario Draghi, che si insedierà il 16 gennaio 2006.

La legge n. 262 e il D.P.R. del 2006

La legge 28 dicembre 2005, n. 262, nell’ambito di varie misure a tutela del risparmio, introduce per la prima volta un termine al mandato del governatore e dei membri del direttorio. Essa ha inoltre affrontato (articolo 19, comma 10) il tema della proprietà del capitale della Banca d’Italia prevedendo la ridefinizione dell’assetto partecipativo dell’Istituto mediante un regolamento governativo da emanarsi entro tre anni dall’entrata in vigore della legge stessa. Tale regolamento avrebbe dovuto disciplinare le modalità di trasferimento delle quote in possesso di “soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici“. La delega operata dalla legge 262/2005 è dunque venuta a scadenza senza che sia stato emana

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Filiale regionale del Lazio della Banca d’Italia, a Roma, accanto alla sede del Ministero dell’economia e delle finanze, in via xx settembre, 97/E.

to il regolamento, ma il diritto alla titolarità delle quote degli attuali partecipanti è comunque salvaguardato da una norma dello Statuto della Banca.


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Mario Draghi, governatore di Banca d’Italia dal 29 dicembre 2005 al 31 ottobre 2011.

Sulla base della legge 262/2005, Mario Draghi diventa il primo governatore ad avere un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta per ulteriori sei anni.

Con D.P.R. del 12 dicembre 2006 viene approvato il nuovo statuto che recepisce, tra le altre cose, le indicazioni della BCE e prevede:

  • la riaffermazione della natura pubblicistica della Banca, nonché dell’autonomia e dell’indipendenza dell’operato;
  • le procedure di nomina e rinnovo del mandato del Governatore in base a quanto già avviene in Europa;
  • la nomina degli alti dirigenti quali il direttore generale.

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