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Bob Marley: vita, carriera e morte della leggenda della musica reggae

Eroe nazionale in Giamaica e mito assoluto della musica, è stato il re incontrastato del reggae, che trasformò in linguaggio universale per veicolare in tutto il mondo le grandi sfide contro povertà, emarginazione e razzismo nel continente nero

Bob Marley, nato Robert Nesta Marley (Nine Mile, 6 febbraio 1945 – Miami, 11 maggio 1981), è stato un cantautore, chitarrista e attivista giamaicano.

Eroe nazionale in Giamaica e mito assoluto della musica, è stato il re incontrastato del reggae, che trasformò in linguaggio universale per veicolare in tutto il mondo le grandi sfide contro povertà, emarginazione e razzismo nel continente nero.

Chi era Bob Marley? La vita di un eroe

Nato il 6 febbraio 1945 a Nine Mile (in Giamaica) e morto a Miami nel maggio del 1981, Robert Nesta Marley, semplicemente Bob per amici e fan, crebbe in un villaggio povero, riuscendo tuttavia a coltivare la sua passione per la musica, in particolare per il reggae, prodotto dalla sintesi di altri generi, quali lo ska, il soul, il rocksteady.

Il merito musicale e i brani più amati

Il merito di Marley fu di rinnovarlo sia sotto l’aspetto ritmico, sia sul piano culturale, facendone un fenomeno di costume, attraverso la moda dei capelli dreadlock, e di cultura, richiamando il culto religioso rasta. Il successo arrivò dapprima con il gruppo The Wailers, fondato nel 1964 insieme con Bunny Livingston, Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith, e poi come solista.

Con brani indimenticabili come No Woman, No Cry, Buffalo Soldier, Jammin, Get Up, Stand Up, vendette milioni di dischi in tutto il mondo, portando avanti nel frattempo la sua battaglia per i neri d’Africa, che gli valse nel 1978 la medaglia della pace dalle Nazioni Unite.



Le cause della morte

Nel luglio 1977, Marley notò una ferita nell’alluce destro, e pensò di essersela procurata in un incidente durante una partita di calcio. Successivamente durante un’altra partita di calcio l’unghia dell’alluce si staccò.

Solo a quel punto fu fatta la diagnosi corretta: melanoma maligno che cresceva sotto l’unghia dell’alluce. Da alcuni medici gli fu consigliato di amputare l’alluce, da altri solo il letto dell’unghia; Bob scelse la seconda opzione ma il melanoma non fu curato del tutto e progredì fino al cervello.

L’anno seguente Bob Marley organizzò un nuovo concerto politico in Giamaica, dal nome One Love Peace Concert, sempre nel tentativo di arrestare l’ostilità tra i due partiti in guerra. Su espressa richiesta di Marley, i due leader rivali, Michael Manley ed Edward Seaga si incontrarono sul palco e si strinsero la mano.

Nel 1979 fu invece prodotto un album pregno di significati politici, Survival, contenente canzoni come Zimbabwe, Africa Unite, Wake Up and Live e Survival, che riportavano l’attenzione di Marley alle sofferenze dei popoli africani. Agli inizi del 1980 fu invitato alle celebrazioni del 17 aprile per l’indipendenza dello Zimbabwe.


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Il cancro, nel frattempo, si diffondeva nel suo corpo. Dopo aver concluso una trionfale tournée estiva in Europa, dove svolse il suo più grande concerto a Milano davanti a 100.000 persone il 27 giugno 1980, Marley tornò negli USA e portò a termine le prime date del programma.

Dopo 2 concerti al Madison Square Garden di New York però Marley ebbe un collasso facendo jogging al Central Park. Il 23 settembre 1980 Bob tenne il suo ultimo concerto, allo Stanley Theater a Pittsburgh. Tutti questi concerti fecero parte del suo ultimo tour prima della morte, l’Uprising Tour.

Dopo l’evento, Bob andò a Monaco, in Germania, per un consulto medico dal dottor Josef Issels, specializzato nel trattamento di malattie in fase terminale. Il suo cancro si era sviluppato molto e non si poteva più trattare.

I dreadlock di Marley erano troppo pesanti e i capelli erano sempre più indeboliti a causa del cancro, decise allora di tagliarseli leggendo dei passi della Bibbia, fu una decisione molto sofferta: avere i dreadlock significava essere Rasta, i dreadlock erano la sua vita.


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Un ulteriore peggioramento si avvertì nel volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica. Il volo fu quindi deviato in direzione di Miami (Florida), dove Bob venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, dove morì la mattina dell’11 maggio 1981. Poco prima di morire Bob decise di parlare con tutti i suoi figli e le sue ultime parole furono rivolte al figlio Ziggy Marley: “Money can’t buy life”“i soldi non possono comprare la vita”.

Ingresso alla casa natale (sulla destra) e il mausoleo dove è sepolto Bob Marley a Nine Mile. Bob Marley ricevette i funerali di stato in Giamaica, con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari.

Fu sepolto in una cappella eretta accanto alla sua casa natale a Nine Mile, insieme alla sua Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana e i suoi semi, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia.

Un mese dopo i funerali, fu riconosciuto a Bob Marley il Jamaican Order of Merit. Bob Marley morì senza fare testamento.


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