Cronaca

Coronavirus, da Napoli per aiutare il Nord, 4 fratelli infermieri dal Papa: “Siamo stati testimoni di un dramma”

“Abbiamo sognato dentro un incubo, abbiamo pianto ma non si vedeva così bardati e sudati… E ora il Papa, che ci vuole abbracciare“, queste sono le parole di Raffaele uno dei quattro fratelli Mautone, tutti infermieri, in prima linea contro il Coronavirus, chi al Nord, chi in Svizzera e chi a Napoli. Nella mattinata di oggi, venerdì 4 settembre, sono stati invitati dal Papa loro e i familiari per un’udienza privata nel Palazzo Apostolico. “Quando volete venire?”, ha scritto loro il prefetto mesi fa, perché uno dei quattro era positivo e quindi l’incontro è slittato.

Coronavirus, da Napoli per aiutare il Nord, 4 fratelli infermieri dal Papa

Una famiglia di infermieri, come era il padre ora in pensione, come sono i rispettivi compagni, nati e cresciuti nelle case popolari di Pianura, periferia di Napoli. Valerio, 44 anni e Maria, 37 anni, lavorano nell’ospedale Sant’Anna di Como, lui nella rianimazione Covid, lei nel reparto Covid. Raffaele, 47 anni, in Svizzera, a Lugano nel cardiocentro reparto Covid. Infine Stefania, 38 anni, coordinatrice del reparto covid al Pellegrini di Napoli, come riporta “Il Mattino”.

In prima linea contro il Covid

Il loro essere in prima linea con il sorriso e la passione non è passato inosservato ed è arrivato fino in Vaticano. “Siamo stati testimoni di un dramma. Abbiamo visto persone morire dopo averle aiutate a fare un ultima videochiamata ai parenti. Altri malati riprendersi, salvarsi e venirci a cercare come è successo a Valerio che dopo 40 giorni di covid si è incontrato con un ex paziente”.

Il rapporto con i pazienti

Maria ha preso un phon e l’ha dolcemente puntato di lato sul viso di una malata che “voleva sentire la sensazione del vento e dell’aria“, respirare chissà. “Abbiamo somministrato umanità, piccoli gesti che fanno la differenza”. Così a Raffaele è arrivata la lettera di un paziente francese ricoverato 146 giorni in Svizzera, dice: “Ho trovato conforto guardandoti negli occhi”. Dopo il Covid ieri Valerio è arrivato a Roma in pellegrinaggio da Viterbo, aveva voglia anche lui di respirare aria fresca.

“Abbiamo lottato, combattuto, fatti coraggio l’uno con l’altro. Dopo aver sognato Madre Teresa di Calcutta ho detto ai miei fratelli: se ne usciamo vivi raccogliamo le lettere ricevute non solo da noi, di pazienti e colleghi e le portiamo a lui, che ha camminato da solo sul piazzale. Gli porteremo le testimonianze di chi ha vissuto la sofferenza, anche le divise degli infermieri, rappresentano il sudore, la paura ma anche la vita e l’amore che sono più contagiosi del virus”.

E’ bastata una bellissima lettera scritta a Papa Francesco per venir convocati, ma Valerio era ancora positivo. “Siamo felicissimi, siccome abbiamo combattuto a mani nude, sotto voce chiederò al Papa il Premio Nobel per la Pace per tutti gli infermieri, dato che si celebrano quest’anno i 200 anni della professione e lo stesso Papa una volta ha detto che se Dio fosse stato un uomo sarebbe stato infermiere“.

“Siamo come soldati”

Uniti da un lavoro che è una missione, dietro mascherine e tute che fanno tenerezza agli occhi di un parente, uniti dal pericolo. “Siamo come soldati, abbiamo tenuto la mano a chi moriva, accompagnati fino alla fine. Anche a noi mancava il respiro, per non dire di quel che dovevamo fare dopo per evitare il contagio”.

Tre su quattro abitano a Como in un residence, ma si sono tenuti giustamente a distanza, parlandosi attraverso pc e smartphone, tra mogli in quarantena, e figli. Ora dobbiamo stare molto attenti, i giovani si sentono invincibili ma va ricordato loro che al Nord si è persa una generazione, che poteva accompagnare, consigliare, gli anziani sono la guida, sono la saggezza.

La famiglia antivirus

Quanto a loro, i fratelli Mautone, di Napoli, il lavoro continua. “Noi andiamo avanti, come famiglia impegnata contro il covid, ci hanno chiamato la famiglia antivirus ma credo che sia più giusto essere rappresentativi di una categoria. Il nostro sogno si è realizzato, aiutare le persone che avevano davvero bisogno è diventato il primo pensiero e non un lavoro. E oggi si realizza un altro sogno: mai tirarsi indietro”.


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