Cronaca

Covid: aumentano i casi di variante indiana in Regno Unito, 9 su 10 non sono vaccinati

Le presenze e i ricoveri ospedalieri sono prevalentemente in soggetti non vaccinati

In Regno Unito la situazione dei contagi di variante indiana sono aumentati del doppio in una sola settimana, passando da 3.535 a 6.959. Le aree più colpite risultano essere Bolton, Bedford e Blackburn, dove sono stati registrati rispettivamente 1.354, 366 e 361 casi confermati dalle indagini di sequenziamento genetico. Il dato più preoccupante è che in alcune delle zone più interessate, sono in aumento i ricoveri in ospedale: “Le presenze e i ricoveri ospedalieri sono prevalentemente in soggetti non vaccinati, evidenziando quanto sia cruciale che le persone in queste aree si facciano avanti per ricevere la vaccinazione“.

Covid, cosa succede in Regno Unito

Secondo la mappa delle vaccinazioni di Our World in Data nel Regno Unito sono state somministrate 62 milioni di dosi di vaccino anti Covid e 23,6 milioni di persone risultano completamente immunizzate, pari al 35,4% della popolazione. Ciò significa che c’è ancora un’ampia fetta di britannici esposta al rischio di contagiarsi e contrarre la forma grave della COVID-19.

L’efficacia dei vaccini sulla variante indiana

È noto che i vaccini anti Covid non hanno un’efficacia totale contro la patologia sintomatica, sebbene quella contro il ricovero e soprattutto contro il decesso dalle indagini cliniche risultasse sempre attorno al 100%. Politici e scienziati sottolineano che contro la seconda variante indiana è fondamentale che tutti si sottopongano alla seconda dose; come dimostrato da un recente studio della PHE, infatti, una sola dose di Vaxzevria (il vaccino di AstraZeneca) o di Comirnaty (il vaccino di Pfizer-BioNTech), ha un’efficacia di poco superiore al 30% verso di essa, mentre le due dosi garantiscono un’efficacia rispettivamente del 66,1% e del 93,4%.

La variante inglese resta dominante

Al momento la PHE sottolinea che la variante inglese (detta del “Kent”) risulta ancora quella dominante nel Regno Unito, ma fino al 75% dei nuovi casi segnalati potrebbero essere ascrivibili a quella indiana, secondo quanto dichiarato da Matt Hancock. I casi in aumento di variante indiana rilevati a Bedford, Bolton e in altre aree, tuttavia, potrebbero non rispecchiare una effettiva impennata dei contagi, ma potrebbero essere un riflesso degli estesi programmi di tracciamento, introdotti proprio per andare a caccia dei positivi.

Il pericolo della diffusione della variante indiana

Se vediamo aumentare i casi non siamo ancora del tutto sicuri se si tratti di un’impennata della variante o se si tratti di un incremento perché siamo attivamente, giustamente, rilevandoli e quindi facciamo emergere le catene di trasmissione“, ha dichiarato la dottoressa Jenny Harries, direttore esecutivo della UK Health Security Agency. Ciò che è certo è che se la variante indiana dovesse sfuggire di mano, poiché ci sono ancora moltissimi britannici senza vaccino si potrebbe arrivare a un boom di nuovi contagi, ricoveri e decessi nei prossimi mesi. In base a un modello elaborato da scienziati dell’Università di Warwick e della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM), nel mese di luglio si potrebbe arrivare a oltre 10mila ricoveri al giorno e mille morti, se venisse confermata la trasmissibilità pari o superiore al 50 percento.

Cautela nelle riaperture e campagna vaccinale

Per tutte queste ragioni gli esperti raccomandano estrema cautela con le riaperture e di proseguire rapidamente con la campagna vaccinale, chiedendo al contempo di rispettare distanziamento sociale, uso delle mascherine e igiene delle mani. Per il 21 giugno è atteso il ritorno a una quasi-normalità nel Regno Unito; al momento non ci sono segnali che possano far cambiare rotta al governo di Boris Johnson, ma se davvero la seconda variante indiana dovesse prendere piede potrebbero essere necessarie misure straordinarie per arginarla.


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