Almanacco

Il 4 dicembre del 1968 viene fondato l’Avvenire, quotidiano che si muove nel rispetto della dottrina della Chiesa cattolica 

Nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: L'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna, l'Avvenire è un «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cattolici

Nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome) l’Avvenire è un quotidiano ideato da Paolo VI unicamente per i cattolici. L’edizione cartacea, infatti, risulta essere da sempre uno strumento indispensabile per l’evangelizzazione e dialogo col mondo moderno.

4 dicembre 1968: viene fondato l’Avvenire

L’idea di una testata d’ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli anni Sessanta a papa Paolo VI. Il pontefice, il 4 dicembre 1968, prevedendo l’evolversi dei tempi, giudicava ormai “indispensabile” uno “strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione“.

L’idea di Paolo VI

Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un’idea dell’Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria. Negli anni sessanta esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano L’Italia, che si pubblicava a Milano e L’Avvenire d’Italia, di Bologna. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale.


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Il progetto fu esaminato da una specifica commissione “Italia-Avvenire”, che si riunì tra l’autunno e l’inverno del 1966. Nel 1967 si procedette alla fusione delle due società editrici, l’ITL di Milano e l’I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la Nuova Editoriale Italiana (NEI), con sede a Milano. Nel novembre di quell’anno la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d’indirizzo del nuovo giornale.

La nascita dell’Avvenire

La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle diocesi, raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l’opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale aperta, e attento segno dei tempi». Avvenire, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano ufficiale della Chiesa poiché così sarebbe risultato un doppione de L’Osservatore Romano.


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La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di Vincenzo Cecchini (direttore del Giornale di Brescia, già collaboratore di Alcide De Gasperi); Giorgio Vecchiato (direttore della Gazzetta del Popolo); dell’esponente democristiano Guido Gonella e di Guglielmo Zucconi, alla fine la scelta cadde su Leonardo Valente, proveniente da Il Popolo. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi. Il primo numero di Avvenire uscì nelle edicole il 4 dicembre 1968.

I primi anni di vita

Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un “Ufficio di promozione” appositamente per il quotidiano cattolico. A capo dell’ufficio venne nominato un giornalista esperto, Carlo Chiavazza, su diretta indicazione del pontefice.


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Nel 1969 Valente venne sostituito da Angelo Narducci, proveniente anch’egli dal “Popolo”. Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione. Alla metà degli anni Settanta Avvenire aveva allargato la propria diffusione su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d’Italia. Nel 1972, infatti, era stato aperto un centro stampa a Pompei, per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.

Anni Sessanta

Negli anni Sessanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum abrogativo sul divorzio (1974) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la “difesa dell’identità dei credenti“. Il quotidiano doveva rappresentare “la coscienza critica dei cattolici impegnati nella sfera politica”. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel 1975. Il giornale inoltre si schierò politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.


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Durante il periodo della cosiddetta “Solidarietà nazionale” (1976-79), Avvenire mantenne una posizione critica verso la Democrazia Cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare. Nel 1978 moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente Avvenire e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si concluse la prima fase della vita del quotidiano. Nel 1980 Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI). Nel 1982 il quotidiano aveva una tiratura media di 106 125 copie.

Dagli anni Novanta ai Duemila

A partire dalla metà degli anni Novanta, con la direzione di Dino Boffo, Avvenire ha ampliato l’attenzione alla società civile ed ha rafforzato la sezione dedicata al dibattito culturale. Sono state lanciate nuove iniziative: dal febbraio 1996 esce Popotus, inserto bisettimanale pensato esclusivamente per ragazzi, strutturato come giornale d’informazione, ma con temi e forma dedicati ai piccoli. Successivamente nascono tre inserti mensili: Luoghi dell’Infinito (itinerari alla scoperta dei luoghi più belli del sacro, dal 17 ottobre 1997), Noi Genitori & Figli e Non Profit.



Dal 1998 Avvenire si può leggere anche su internet. Il sito è stato rinnovato in occasione del 40esimo compleanno del quotidiano, celebrato il 4 dicembre 2008. Il 7 maggio 2002 Avvenire ha attuato una riforma grafica che ha reso l’impaginazione più ariosa, con un impatto positivo sulla leggibilità. Inoltre nel tamburino è stata inserita, su suggerimento del direttore Boffo, la frase «Per amare quelli che non credono», che è presto diventato il motto del quotidiano.

Il rinnovamento grafico ha consentito un progressivo aumento delle copie vendute, piccolo ma significativo perché in controtendenza rispetto alla generale contrazione del mercato in Italia. Il 3 settembre 2009 il direttore Dino Boffo si dimette a causa di una polemica innescata dal quotidiano il Giornale di Vittorio Feltri consistente nella diffusione di notizie infamanti su Boffo, poi rivelatesi infondate e ritrattate dallo stesso Feltri. A Boffo è succeduto il vicedirettore Marco Tarquinio. Con la direzione di Tarquinio il motto del giornale diventa «La consapevolezza cambia il mondo» e si accentuano inchieste e campagne informative sulle guerre nascoste, i diritti umani e i guasti di una “economia predatoria”.

Anni Duemiladieci

Nel corso del 2011 Avvenire ha preso posizione in difesa delle istituzioni ecclesiastiche sul tema dell’esenzione dall’Imposta comunale sugli immobili (ICI) a favore degli enti destinati al culto e senza fini di lucro, accusati da settori radicali di eludere il fisco. Attraverso servizi e inchieste, il quotidiano ha messo in evidenza che “l’esenzione non è un’elusione e non è un privilegio della Chiesa, ma riguarda tutti gli enti non profit“. Dal 27 febbraio 2015 il quotidiano espone, nel tamburino di gerenza, il bollino PEFC che certifica la sostenibilità della carta utilizzata per stampare il giornale.


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Il francobollo dell’anniversario.

Il 25 ottobre 2016 Avvenire vara una nuova e radicale riforma del suo sito internet e un processo di piena integrazione, all’insegna della complementarità, tra il giornale cartaceo e il notiziario online. Tra il 2009 e il 2017, in anni di seria crisi per la diffusione della stampa tradizionale, il quotidiano scala la classifica delle testate generaliste più vendute, collocandosi stabilmente tra il quinto e il sesto posto.

Il 4 dicembre 2018, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione, il giornale si presenta ai lettori con una veste grafica rinnovata, con una parte centrale a colori dedicata al commento e alla disamina dei temi che animano il dibattito sociale, politico ed etico. L’impostazione editoriale si ispira al mandato ecumenico affidato da Paolo VI alla stampa cristiana, al rispetto dei valori di “ricerca, proposta e partecipazione”, e ad un neointrodotto principio di fraternità.

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