Cronaca

“George Floyd Challenge”: sul web spunta la vergognosa sfida che simula la morte dell’afroamericano di Minneapolis

L’hanno chiamata la “George Floyd Challenge” l’ultima vergognosa sfida sul web.  Si tratta di un gioco in cui un utente sfida un altro utente a fare o a dire qualcosa; quello, a sua volta, ne sfiderà un altro. Da lì una catena dura a spezzarsi fatta di foto, messaggi, hashtag e tag. In questo caso due ragazzi simulano l’arresto e la morte dell’afroamericano deceduto a Minneapolis lo scorso 25 maggio.

Sul web impazza la “George Floyd Challenge”

Questa challenge ha scatenato l’ira del web e in tanti stanno segnalando gli utenti che vi partecipano, in quanto la sfida viene considerata come l’ennesimo atto di razzismo nei confronti degli afroamericani, nonché una disgustosa mancanza di rispetto verso la tragica morte di un uomo.

La sfida ha preso piede in particolar modo su Twitter e sembra che siano soprattutto giovani bianchi americani a partecipare.


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Il meccanismo virale delle challenge

La capacità di diffusione delle challenge  ha sempre reso difficile per i social network arginare i fenomeni più pericolosi: nel nome di queste sfide, persone di ogni età hanno ingerito capsule di detersivo, guidato bendate, abbandonato auto in corsa e molto altro.

In molti di questi casi i gestori delle piattaforme sono intervenuti con la rimozione dei contenuti pubblicati, ma lo hanno sempre fatto inevitabilmente in ritardo — principalmente perché non è possibile prevedere cosa darà vita a una nuova sfida pericolosa, insulsa o assurda, né tantomeno quali saranno le parole chiave che la contraddistingueranno.

È quello che è successo anche con la George Floyd Challenge, il cui materiale si è diffuso su Snapchat, Facebook, Instagram, Twitter e TikTok. L’hashtag correlato — #GeorgeFloydChallenge — è stato automaticamente bloccato su Facebook e Instagram per violazione del regolamento delle varie piattaforme, mentre rimane consultabile su TikTok dove però la maggior parte dei contenuti caricati si dedica a denunciare l’accaduto.

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