Giorgio Gaber: le frasi piĆ¹ belle delle sue canzoni

Giorgio Gaber, nome dā€™arte di Giorgio GaberŔčik (Milano, 25 gennaio 1939 ā€“ Montemagno di Camaiore, 1Āŗ gennaio 2003), ĆØ stato un cantautore, attore, commediografo e regista teatrale italiano, tra i piĆ¹ influenti dello spettacolo e della musica italiana del secondo dopoguerra (dai suo estimatori veniva affettuosamente chiamato ā€œIl Signor Gā€).

Ecco una raccolta delle frasi piĆ¹ belle di Giorgio Gaber.

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Le frasi piĆ¹ belle di Giorgio Gaber

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PerĆ² spiegatemi perchĆ© vi abbandonate ad unā€™inerzia cosƬ silenziosa e passiva? PerchĆ© vi rassegnate a questa vita mediocre senza lā€™ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi?

Date fiducia allā€™amore, il resto ĆØ niente.

La libertĆ  non ĆØ star sopra un albero,
non ĆØ neanche il volo di un moscone,
la libertĆ  non ĆØ uno spazio libero,
libertĆ  ĆØ partecipazione.

Questo nostro mondo ormai ĆØ impazzito e diventa sempre piĆ¹ volgare, popolato da un assurdo mito che ĆØ il potere.

Non ho paura di Berlusconi in sƩ, ho paura del Berlusconi dentro di me.
(Attribuita)

I soli sono individui strani
con il gusto di sentirsi soli
fuori dagli schemi
Non si sa bene cosa sono
forse ribelli forse disertori
nella follia di oggi i soli
sono i nuovi pionieri.

E cosƬ, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la democrazia sarƠ perfetta.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondoā€¦

Mi fa male lā€™apparato, la sua mentalitĆ , la sua
arroganza, la sua idiozia!
Come sono delicato!
Mi fa male il futuro dellā€™Italia, dellā€™Europa, del mondo.

Mi fanno male i fax, i telefonini, i computers, e la realtĆ  virtualeā€¦ anche se non so
cosā€™ĆØ.

Mi fa male che qualsiasi deficiente scriva un libro. E poi firma la copertina, e poi entra
in classifica: Iā€™, 2ā€², 3ā€™ā€¦ Borges 37ā€²!

Mi fa male accendere la televisione. Mi fa male stare lƬ davanti, e non riuscire a spegnerla, vedere fino a che puntoā€¦ non cā€™ĆØ fondo, non cā€™ĆØ fondo! La gente che telefona, gli sponsor, i giochini demenziali, i presentatori che ridono.

SƬ, mi fanno male tutti questi geniali opinionistiā€¦
che litigano, si insultano, gridano, sempre piĆ¹ trasgressiviā€¦
questi coraggiosi leccaculi travestiti da ribelli!
Mi fa male che ā€˜tuttoā€™, sia volgaritĆ .

Mi fanno male i politici, sempre piĆ¹ viscidi, sempre piĆ¹ brutti.
Mi fanno male i loro modi accomodanti, imbecilli, ruffiani.

Mi fanno male le loro facce presuntuose e spudorate. Facce libere e indipendenti ma estremamente rispettose dei loro padroni, padroncini.

Mi fa male il mondoā€¦
Mi fa bene soltanto lā€™idea
che si trovi una nuova utopia
litigando col mondo.

PerchĆ© un uomo solo che grida il suo no, ĆØ un pazzo.
Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilitĆ  di cambiare veramente il mondo.

Io non lo so se sia il destino oppure il caso
ma in questi tempi cosƬ ostili e incerti
mi prende lā€™innocente e un poā€™ ambizioso
proposito di amarti.

Quando sarĆ² capace di amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse
alcun appuntamento col dovere
Un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale
come un fiume che fa il suo corso.

PerchĆ© senza due corpi e due pensieri differentiā€¦
finisce il mondo.

Ci sono due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa.

Lā€™appartenenza
non ĆØ lo sforzo di un civile stare insieme,
non ĆØ il conforto di un normale voler bene,
lā€™appartenenza
ĆØ avere gli altri dentro di sĆ©.

Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi.

Sono diverso perchƩ non sopporto il buon senso comune ma neanche la retorica del pazzo.

La mia generazione ha visto
le strade, le piazze gremite
di gente appassionata,
sicura di ridare un senso alla propria vita.
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso:
la mia generazione ha perso.

Non si ĆØ mai abbastanza coraggiosi da essere vigliacchi definitivamente.

Le piĆ¹ belle trombate della mia vita le ho fatte da solo.

Io se fossi Dio,
non sarei cosƬ coglione
a credere solo ai palpiti del cuore
o solo agli alambicchi della ragione.

Io se fossi Dio non sarei mica stato
a risparmiare avrei fatto un uomo migliore
si vabbĆØ lo ammetto non mi ĆØ venuto tanto bene
ed ĆØ per questo per predicare il giusto
che io ogni tanto mando giĆ¹ qualcuno
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora piĆ¹ casino.

Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio,
e sullā€™amore e sulla caritĆ 
mi sarei spiegato un poā€™ meglio.

Io se fossi Dio
non avrei proprio piĆ¹ pazienza inventerei di nuovo una morale
e farei suonare le trombe per il giudizio universale .

Io se fossi Dio la terra la vedrei piuttosto da lontano
e forse non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano
io se fossi Dio non mi interesserei di odio o di vendetta
e neanche di perdono
perchĆ© la lontananza ĆØ lā€™unica vendetta
ĆØ lā€™unico perdono

La solitudine non ĆØ malinconia,
un uomo solo ĆØ sempre in buona compagnia!

Bisogna decidere: o essere delle mucche o ridare un senso alle parole.

Le parole, definiscono il mondo, se non ci fossero le parole, non avemmo la possibilitĆ  di parlare, di niente. Ma il mondo gira, e le parole stanno ferme, le parole si logorano invecchiano, perdono di senso, e tutti noi continuiamo ad usarle, senza accorgerci di parlare, di niente.

Una bella minestrina ĆØ di destra
il minestrone ĆØ sempre di sinistra
tutti i films che fanno oggi son di destra
se annoiano son di sinistra.

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio ĆØ di sinistra
i prezzi sono un poā€™ di destra

I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze ĆØ piĆ¹ che mai di destra
la pisciata in compagnia ĆØ di sinistra
il cesso ĆØ sempre in fondo a destra.

Io non mi sento italianoā€¦ ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese forse ĆØ poco saggio ha le idee confuse ma se fossi nato in altri luoghi poteva andarmi peggio.

Chi non ha mai commesso lā€™errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpeā€¦ costui non sa niente dellā€™amore.

E cā€™ĆØ un gusto morboso del mestiere dā€™informare,
uno sfoggio di pensieri senza mai lā€™ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come film gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.

Ma la televisione che ti culla dolcemente
presa a piccole dosi direi che ĆØ come un tranquillante
la si dovrebbe trattare in tutte le famiglie
con lo stesso rispetto che ĆØ giusto avere
per una lavastoviglie.

Solo che filosofare oggi, cosƬ ridotti come siamo, ĆØ come in una gelida giornata dā€™inverno farsi addosso una pisciatina per sentire un poā€™ di teporino.

Ce lā€™hanno su con me
mi danno del pezzente,
mi danno del barbone
e giĆ , per quella gente
ĆØ meglio un delinquente
ma con la posizione.

Io, con una donna, mi sento,
mi riconosco, mi ritrovo, mā€™invento,
mi realizzo, mi rinnovo, mi miglioro,
perchĆ© io, con una donna, mā€™innamoro.

Ma io ti voglio dire
che non ĆØ mai finita,
che tutto quel che accade
fa parte della vita.

Il falso ĆØ misterioso
e assai piĆ¹ oscuro
se ĆØ mescolato
insieme a un poā€™ di vero.

Cā€™ĆØ unā€™aria, unā€™aria, ma unā€™aria
che manca lā€™aria.

Qualcuno era comunista perchƩ Berlinguer era una brava persona; qualcuno era comunista perchƩ Andreotti non era una brava persona.

Qualcuno era comunista perchƩ era cosƬ ateo che aveva bisogno di un altro Dio

Qualcuno era comunista perchĆ© era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro. Qualcuno era comunista perchĆ© non ne poteva piĆ¹ di fare lā€™operaio.

Qualcuno era comunista perchƩ la rivoluzione, oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

Qualcuno era comunista perchĆ© cā€™era il grande partito comunista. Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista

Qualcuno era comunista perchĆ© abbiamo avuto il peggiore Partito Socialista dā€™Europa.

Qualcuno era comunista perchƩ credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

Se potessi cantare davvero
canterei veramente per tutti,
canterei le gioie ed i lutti
e il mio canto sarebbe sincero.
Ma se canto cosƬ io non piaccio,
devo fare per forza il pagliaccio

Sul muro cā€™era scritto
Ā«Alzateci il salarioĀ».
Lā€™ha cancellato un grande cartellone
con scritto Ā«Costa meno il mio saponeĀ»

E invece non so niente, sono a pezzi, non so piĆ¹ chi sono,
capisco solo che continuamente io mi condiziono,
devi essere come un uomo, come un santo, come un dio,
per me ci sono sempre i come e non ci sono io.

Eppure il granoturco
che ha scelto di esser giallo
non si domanda niente
non ricorda.
ChissĆ  se poi continua
a presentarsi giallo
per essere fedele
a chi lo guarda.

Secondo me, la donna ĆØ donna da subito.
Un uomo ĆØ uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.

Cā€™ĆØ solo la strada su cui puoi contare
la strada ĆØ lā€™unica salvezza
cā€™ĆØ solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza.

Rispetto al denaro, io penso che se si riesce a guadagnare una lira di piĆ¹ di quello che ĆØ necessario per vivere discretamente si ĆØ ricchi.

Tra lā€™avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio, esiste la stessa differenza che cā€™ĆØ tra lā€™avere il senso del comico e lā€™essere ridicoli.

Mi piace giocare seriamente, e fare cose serie giocando.

Una sera ci capitĆ² un tipo stranissimo, anche simpatico. Imitava i cantanti americani di rockā€™nā€™roll. Era piĆ¹ conosciuto come imitatore di Jerry Lewis, perĆ², che come cantante; tuttavia nei festival delle balere di periferia e nelle piazze di paese intorno a Milano aveva successo. Un ā€œtipoā€, insomma. Mi chiese di andare a suonare con Lui e accettai. Il tipo, lā€™avrete capito, era Adriano Celentano.

Non si deve piangere sulle cose perdute, semmai su quelle non trovate.

Forse io ho ancora addosso la maledizione che sia meglio pensare che vivere.

Spesso la gente ti vuol bene perchĆ© si ritrova in te, nelle tue debolezze, nelle cose che dici, e io sono sicuro che il pubblico si ĆØ ritrovato nella ā€œmiaā€ Milano e nella mia timidezza. Timido comunque lo sono rimasto: lo sono talmente che mi secca perfino fare questa dichiarazione.

Intellettuale io? Che brutta parola, logora e stantia.
Non mi considero nĆ© intellettuale nĆ© poeta: sono uno che cerca di vedere dentro se stesso, che ĆØ la via piĆ¹ sicura per capire gli altri.

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