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Laura Betti la celebre musa di Pier Paolo Pasolini

La celebre musa di Pasolini, fu un attrice di forte carisma e fascino, concentrò la sua intera esistenza nella ricerca della verità in tutte le forme artistiche che sperimentò

Laura Betti, la celebre musa di Pasolini, fu un attrice di forte carisma e fascino, che concentrò la sua intera esistenza nella ricerca della verità. Laura sperimentò tutte le forme artistiche. La Betti riusciva a passare dal canto alla poesia e dalla recitazione al teatro per poi finire nella televisione e nel cinema.

Un’artista nota a tutti per la sua istintività, aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto, sottolineato da una sottile fragilità interiore.

Dipinta talvolta con dei tratti negativi è riuscita a lasciare senza ombra di dubbio un’impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.


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Laura Betti la celebre musa di Pasolini

Laura Trombetti, in arte Laura Betti, nasce il 1° maggio del 1927 a Casalecchio di Reno, un comune bolognese.

Laura Betti, figlia di Ettore Trombetti, avvocato iscritto al Partito d’Azione, e nipote del glottologo Alfredo Trombetti, esordì nello spettacolo come cantante di brani jazz; dopo una breve esperienza nel cabaret (1954) in coppia con Walter Chiari ne I saltimbanchi.

Nel 1955 debutta in teatro con un piccolo ruolo ne Il crogiuolo di Arthur Miller, dove è diretta da Luchino Visconti, il celebre regista de Il Gattopardo.

Un’esibizione seguita da molte altre sempre più impegnative, come nell’opera teatrale Le Cid di Pierre Corneille dove recita al fianco di Enrico Maria Salerno e ne I sette peccati capitali di Bertolt Brecht e Kurt Weill.

Dopo avere esordito nel 1956 in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico, ottenne le prime parti importanti nel 1960 in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini.


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Sempre nel 1960, la troviamo a Milano nello spettacolo Giro a vuoto, dove la giovane Laura collabora con i più grandi letterati dell’epoca come Alberto Arbasino, Giorgio Bassani, Alberto Moravia.

Tale spettacolo, le procurò un successo tale che il suo ingresso a Parigi, fu calorosamente accolto e recensito dal poeta, nonché fondatore del movimento del surrealismo, André Breton e che le permise la notorietà soprattutto con Paolo Poli che la volle al suo fianco per intonare La ballata del pover’uomo, che scandiva gli episodi dello sceneggiato televisivo Tutto da rifare pover’uomo, diretto da Eros Macchi.

L’incontro con Pier Paolo Pasolini e il cinema

Quando Laura conobbe Pier Paolo Pasolini, i suoi lavori nel cinema si intensificarono, infatti la vediamo in molte rappresentazioni del regista, come: La ricotta, episodio di Ro.Go.Pa.G. (1963); La Terra vista dalla Luna, episodio di Le streghe (1967); Edipo re (1967); Che cosa sono le nuvole?, episodio di Capriccio all’italiana (1968); Teorema (1968), pellicola che le valse la Coppa Volpi come miglior attrice al festival di Venezia; la sua voce sarà inserita nel film Porcile (1969) e I racconti di Canterbury (1972).


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Dopo queste esperienze e grazie anche alla sua grinta e alla sua versatilità le permettono, finalmente, di essere al centro del mondo cinematografico, viene infatti richiesta dai più grandi registi dell’epoca come: Bernardo Bertolucci che la vuole nel suo Ultimo Tango a Parigi (1975) e  in Novecento (1976); Viaggio con Anita (1979) di Mario Monicelli, e Il piccolo Archimede (1979) di Gianni Amelio.

Qualche anno dopo, nel 1987 lavora per Franco Ferrini in Caramelle da uno sconosciuto; negli anni ’90 la troviamo invece ne Il grande cocomero di Francesca Archibugi e in Un eroe borghese con Michele Placido.

La sua ultima apparizione sullo schermo avviene con il film La felicità non costa niente di Mimmo Calopresti, l’interpretazione di suora le valse una nomination, nello stesso anno, al Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista.


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La direzione de Il Fondo Pier Paolo Pasolini e le ultime attività

Nel 1980, in onore del suo più grande amico, collega e collaboratore, ucciso 5 anni prima, crea e dirige Il Fondo Pier Paolo Pasolini, al quale segue nel 1996 uno spettacolo, organizzato dall’attrice stessa, costituito da un recital di poesie e testi pasoliniani intitolato Una disperata vitalità.

Per lo scrittore, Laura Betti era “una tragica Marlene, una vera Garbo con sopra al volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”.


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Il suo rapporto con Pasolini, il suo carattere e le difficoltà dei suoi ultimi anni sono stati descritti impietosamente da Emanuele Trevi in Qualcosa di scritto (2012).

Nel 2001 nei panni di regista dirige, assieme a Paolo Costella, il documentario dedicato a Pier Paolo Pasolini, intitolato Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.

Nel 2003 è l’ideatrice, presso la biblioteca di Bologna, del Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, dove trasferisce da Roma tutto il materiale dello scrittore in sua proprietà (più di 1.000 volumi) .

Laura Betti, autoproclamatasi musa per eccellenza ed erede spirituale dello scrittore, spirò il 31 Luglio del 2004, all’età di 77 anni. Laura Betti riposa al Cimitero della Certosa di Bologna, nella tomba di famiglia.


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