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Governo Meloni, fiducia anche in Senato per l’esecutivo: 115 sì e 79 no

I voti evidenziano 115 sì contro i 79 no

Dopo aver incassato la fiducia alla Camera dei Deputati con 235 voti favorevoli e 154 contrari, il governo con a capo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni supera anche il Senato. I voti evidenziano 115 sì contro i 79 no.

La fiducia in Senato a Meloni con 115 sì

Dopo aver incassato nella giornata di martedì 25 ottobre la fiducia alla Camera dei Deputati con 235 voti favorevoli e 154 contrari, il governo ottiene la fiducia anche del Senato. I voti evidenziano 115 sì contro i 79 no.

La premier ha iniziato la replica in Senato, scusandosi “per la voce e per la tosse”. Infatti la presidente del Consiglio era leggermente afona in un modo che le alterava il timbro della voce. “Quando ci sono risorse limitate devi scegliere dove andare, dove portare la nazione”.

Il discorso in Senato

“Sono stata criticata da vari interventi per aver ieri cercato di segnare un manifesto programmatico. Alcuni hanno contestato la scelta dicendo che gli italiani non si aspettavano questo ma risposte concrete. Sono d’accordo in parte. Senza che vi sia una visione, un manifesto programmatico a monte, senza un’idea di Italia da disegnare, anche le risposte che si danno rischiano di non essere efficaci. Lo abbiamo visto con governi in cui c’erano partiti che avevano visioni contrapposte che non stavano insieme”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la replica al Senato.

Meloni, crisi del gas ed energia

Si inizia quindi ad entrare nel vivo del discorso concentrando l’attenzione sull’emergenza di gas ed energia: “In attesa che i provvedimenti sui costi dell’energia a livello Ue vengano adottati c’è una emergenza immediata. Occorre lavorare con molta puntualità e con interventi ben calibrati recuperando le risorse nelle pieghe del bilancio: penso agli extraprofitti, con una norma che va riscritta, e all’extragettito”, dice la Meloni durante la replica in Senato. E aggiunge che “bisogna sbloccare le procedure sui rigassificatori. Penso quello di Gioia Tauro per il quale basta un dpcm che lo dichiari opera strategica e ripartire, realizzando un impianto in grado di processare da 12 a 16 miliardi di metri cubi di gnl all’anno”. Meloni invoca quindi “misure che nel medio-termine liberino l’Italia da una dipendenza energetica inaccettabile. Penso all’estrazione di gas naturale, Penso che le risorse nazionali vadano utilizzate come chiede l’Europa. Poi estraggono altre nazioni e non è che il gas estero inquina di meno”.

Price cap ed Europa

Meloni spiega che in Europa “si ragiona sul price cap dinamico, vedremo i tempi. Incalziamo l’Europa a dare soluzioni comuni e c’è il tema della separazione del gas da altre fonti energetiche. Siamo pronti e se anche l’Europa non darà risposte” il governo è pronto a lavorare al “disaccoppiamento crescente anche sulla base delle determinazioni europee”.

Le scarse risorse

Dagli interventi al Senato sono anche emerse diverse criticità e “sono emerse le scarse risorse che disporremo” per affrontare le emergenze. “Emerge una realtà, gli interventi ci aiutano a fare una grande operazione di verità sulle condizioni dell’Italia che ereditiamo anche da chi ci accusa”. Lo ha detto Giorgia Meloni nella sua replica al Senato.

“Non possiamo dipendere dalla Cina”

“Non possiamo pensare di demolire filiere di eccellenza produttiva nazionale per assecondare obiettivi stabiliti prima della guerra e in un contesto diverso da quello di oggi. Non ci renderemo mai disponibili a passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dalle materie prime cinesi, non mi sembra una strategia intelligentissima”. Così Giorgia Meloni, in sede di replica al Senato.

“Salario minimo non è una soluzione”

Si è parlato inoltre di un salario minimo. “Il contrasto al lavoro povero è priorità, il tema è capire come. Il salario minimo rischia di essere uno specchietto per le allodole e non una soluzione. I contratti collettivi nazionali hanno già dei salari minimi”, osserva. “La sfida è estendere la contrattazione collettiva. I salari sono bassi in Italia ma dobbiamo partire dal taglio del cuneo fiscale”, aggiunge.

“Su Covid scelte senza basi”

La presidente del Consiglio punta l’attenzione anche sulle scelte sbagliate fatte in emergenza Covid. “Sono d’accordo con Lorenzin sul riconoscimento del valore della scienza e per questo penso che dobbiamo scambiarla mai con la religione. Infatti, quello che non abbiamo condiviso dei vostri governi è il fatto che non ci fossero evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che prendevate”.

Cuneo fiscale

“Se non partiamo dal taglio del cuneo fiscale i salari saranno bassi comunque e voi questo taglio non lo avete fatto”, dice la Meloni in Senato. “È stata fatta una scelta diversa che ha impattato meno. Impegno arrivare progressivamente a un taglio fiscale di cinque punti. Due terzi ai lavoratori, un terzo alle aziende. Naturalmente ha un costo rilevante ed è un impegno di medio-termine”.

Flat tax, frecciata al Pd

“La flat tax incrementale è una tassa piatta su quanto dichiarato in più rispetto al triennio precedente. Chi produce di più è giusto che venga premiato, è un segnale di merito”, spiega Meloni. “E poi abbiamo già l’Ires al 24% fissa, le rendite al 26%, e il Pd introdusse una tassa fissa di 100mila euro per i ricchi che si trasferivano dall’estero: la flat tax va bene solo per il Pd?”.

Il Pnrr

“Non vogliamo stravolgere il Pnrr, non abbiamo mai detto che andasse riscritto. Ma rivederlo sulla base dell’articolo 21 del Next generation Eu che consente agli Stati di fare degli aggiustamenti se cambiano gli scenari e di valutare quegli scenari. Il Pnrr è stato scritto in un tempo in cui non c’era la guerra e gli aumenti dei costi dell’energia. È lecito ragionare se quegli interventi sono validi ancora oggi o no?”.

“Fare del Sud hub del gas europeo”

Meloni rimarca una delle situazioni da sempre critiche: il sud. “Parliamo della ‘questione meridionale’. Di come impedire che una ricchezza prodotta al sud vada in altri territori”, dichiara ancora la Meloni in Senato. “Nella tragedia della situazione energetica si nasconde una piccola grande occasione che riguarda il mezzogiorno. Al sud c’è tutto per produrre le rinnovabili. Potremmo fare del sud Italia l’hub energetico d’Europa. Bisogna sbloccare il meccanismo perverso che blocca i fondi strutturali e forse una due diligence su tutte le risorse nazionali”.

“Metteremo mano al tetto al contante”

“Confermo che metteremo mano al tetto al contante” che tra l’altro, “penalizza i più poveri”, come emerge anche dai richiami “alla sinistra da parte della Bce”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in replica dopo la discussione sulla fiducia al Senato, sottolineando anche che da un lato “rischia di non favorire la nostra competitività” visto che paesi come Austria o Germania non ce l’hanno. “Lo dirò con chiarezza: non c’è correlazione tra limite del contante e diffusione dell’economia sommersa. Ci sono Paesi in cui il limite c’è e l’evasione è bassissima. Sono parole di Pier Carlo Padoan, e io sono d’accordo col ministro del Pd Carlo Padoan”. Infine “un tema tecnico: in Europa e in Italia l’unico moneta a corso legale sono le banconote cartacee. La moneta elettronica non ha valore legale. Lo dice la Banca Centrale”. E dunque, ha concluso, “confermo che metteremo mano al tetto al contante”.

“Controllo e prevenzioni contro incidenti stradali”

Poi si è passato agli incidenti stradali che nel corso degli ultimi periodi sta accrescendo il numero delle vittime. La premier ha portato alla luce le prevenzioni e i controlli che durante il governo Meloni verranno messe in atto. “Gli incidenti stradali sono una materia che terremo presente. Da questo punto di vista non credo si debba appesantire il quadro normativo ma occorra attuare le disposizione vigenti e che i controlli debbano essere efficaci”, dice ancora Meloni, sottolineando anche la necessità di “ragionare sul tema della prevenzione. Su questi temi ci sentiamo impegnati”.

“Difenderemo il carcere ostativo”

“Saremo d’accordo per cercare strade comuni per difendere uno degli istiututi più efficaci nella lotta alla mafia, il carcere ostativo, rischiamo di perderlo e insieme si deve cercare di difenderlo”, dichiara la premier. “Sono d’accordo con i colleghi del M5s, l’antimafia non si fa con la retorica, ma nemmeno con i provvedimenti con cui avete rischiato di fare uscire decine di detenuti al 41bis con la scusa del rischio di contagio”.

“La pace non si fa sventolando bandiere”

“Non so se qualcuno ritenga che la guerra mi diverta, mi piaccia e che la voglio valorizzare – dice Meloni a proposito della guerra in Ucraina -. No, ovviamente penso, spero e lavoreremo per quello che possiamo fare per raggiungere una pace giusta, ma dobbiamo capirci su come ci si arriva: la pace non si fa sventolando bandiere arcobaleno nelle manifestazioni”. E aggiunge: “L’unica possibilità, da che mondo è mondo, per favorire i negoziati nei conflitti è che ci sia un equilibrio. A meno che mi vogliate dire che la pace si ottiene con la resa, la pace si ottiene proseguendo con il sostegno all’Ucraina, consentendole di difendersi”.

Meloni: “Abbiate il coraggio di valutare nel merito”

“Noi abbiamo fatto sempre un’opposizione molto franca, credo che il dibattito sia il sale della democrazia. Credo che diverse volte si è potuto contare sul sostegno di FdI. Ci chiesero, quando votammo sulla riduzione dei parlamentari, ‘cosa vi aspettate in cambio?’. Niente, perchè la condividiamo. E questo coraggio e questa lealtà che posso chiedere all’opposizione, che si possa parlare nel merito, che non si facciano dibattito ideologici. Mi auguro che vogliate valutare i provvedimenti nel merito e valutare se votarli o meno”. Lo ha detto Giorgia Meloni nella sua replica al Senato.

Il discorso di Berlusconi

Ad essere tanto atteso era il discorso di Berlusconi, che ha dichiarato fiducia da subito: “Signor Presidente del Consiglio, sono felice di essere qui e sono felice anche perché 3 ore fa è nato il mio 17° nipotino. Evviva! Comunque è per me un motivo di grande soddisfazione riprendere la parola in Senato, dopo nove anni, e farlo proprio quando il popolo italiano ha scelto ancora una volta di affidare il Governo del Paese alla coalizione di centro-destra”.

“Noi oggi voteremo convintamente la fiducia e da domani lavoreremo con lealtà, con passione e con spirito costruttivo, per realizzare il nostro programma”.

Berlusconi, la riforma e il fisco

“Anche la riforma della giustizia è una priorità irrinunciabile, per una questione non solo di durata ragionevole dei processi e ricordo che i processi per una sentenza di primo grado da noi 1020 giorni in Europa, a parte Olanda, 98 giorni al massimo un anno e per questo non si devono fissare udienze dopo 3-4 mesi ma la settimana dopo o al massimo dopo due settimane”, dice ancora Berlusconi. “Dobbiamo farlo per una questione di civiltà e di libertà. Una riforma davvero garantista, non contro la magistratura ma per il diritto, per l’equità, per la libertà”.

“Del resto è ben chiara in noi la consapevolezza dei problemi strutturali del nostro Paese, la consapevolezza del carico fiscale insostenibile su famiglie e imprese, la consapevolezza della lentezza della burocrazia e dell’inefficienza del sistema giudiziario. Certamente una delle priorità da approvare nel più breve tempo possibile è la riforma della tassazione, per un fisco più equo e più leggero, pur nella necessità di non disattendere i vincoli di bilancio che l’Europa e i mercati ci impongono”. Lo afferma il leader di Fi Silvio Berlusconi parlando in Senato.

Berlusconi cita il suo discorso nel ’94

“Nel 1994, in questa stessa Aula, chiedendo al Senato la fiducia per il primo governo di centro-destra, io conclusi il mio intervento parlando della possibilità di sognare, ad occhi bene aperti un nostro futuro migliore, parlai della possibilità di costruire un’Italia più giusta, più generosa e più sollecita verso chi ha bisogno e verso chi soffre, parlai di un’Italia più moderna e più efficiente, di un’Italia più prospera e più serena, più ordinata e più sicura”. Così Silvio Berlusconi nel suo intervento al Senato. “Queste le mie parole di allora, queste le mie parole di oggi. Al Presidente del Consiglio e al Governo i miei e i nostri più convinti e affettuosi auguri per tutti i prossimi cinque anni di lavoro”, ha concluso.

Standing ovation e lungo applauso di tutti i senatori del centrodestra per l’intervento di Silvio Berlusconi.

Il governo Meloni ha la fiducia al Senato: 115 voti favorevoli e 79 contrari

Il Senato ha approvato la mozione di fiducia al governo Meloni con 115 sì, 79 no, 5 astenuti. Come risulta dai tabulati di Palazzo Madama, ad astenersi dal voto di fiducia sono stati i senatori del gruppo delle Autonomie, Julia Unterberger, Meinhard Durnwalder; i due senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo e Dafne Musolino della lista di Cateno De Luca. Sei parlamentari non hanno partecipato al voto: sono Tatiana Rojc del Pd, Celestino Magni del gruppo Misto e i senatori a vita Liliana Segre, Giorgio Napolitano, Carlo Rubbia e Renzo Piano.Il centrodestra ha votato compatto, 115 sì su 116, contando che il centosedicesimo era Ignazio La Russa, il presidente del Senato, che per tradizione non vota mai in queste occasioni.

Meloni: “Manterremo impegni, subito al lavoro su urgenze”

“Anche il Senato ha votato la fiducia al Governo. Abbiamo presentato in campagna elettorale un programma chiaro e dettagliato. Manterremo gli impegni: il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l’essenza della democrazia. Subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell’Italia”. Lo scrive su Twitter a fine seduta la premier Giorgia Meloni.

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