Il Popolo delle Libertà (PDL) nacque ufficialmente il 29 marzo del 2009 e sospeso dal Consiglio Nazionale il 16 novembre 2013, venne precedentemente lanciato dal politico e imprenditore, Silvio Berlusconi, in data 18 novembre del 2007, nel corso di una manifestazione a Milano in Piazza San Babila.
18 novembre 2007: durante una manifestazione a Milano, nasce il PDL
Il 18 novembre del 2007, a Milano, pieno centro, piazza San Babila, un signore di 71 anni, odiatissimo ma a suo modo rispettabile, sale sul predellino di un’automobile e arringa i presenti: “Oggi nasce ufficialmente un nuovo grande partito del popolo delle libertà: il partito del popolo italiano. Anche Forza Italia si scioglierà in questo movimento. Invitiamo tutti a venire con noi contro i parrucconi della politica in un nuovo grande partito del popolo“. Passerà alla storia come il discorso del predellino.
Fatti antecedenti
È una domenica d’autunno. L’Italia vive uno strano periodo, politicamente. La risicatissima maggioranza del governo Prodi sembra non offrire segnali di cedimento e anzi a entrare in crisi è il centrodestra. Berlusconi ha annunciato la caduta dell’esecutivo per il 14 novembre, giorno della Finanziaria. Ma ha fatto i conti senza l’oste Romano Prodi.
La tensione nel centrodestra è altissima. Gianfranco Fini, leader di Alleanza nazionale e principale alleato del Cavaliere, becca il leader dell’opposizione sul Corriere della Sera: “Anziché tirare le cuoia, come assicurato da Berlusconi, Prodi tira a campare. Il governo cadrà un secondo dopo che si avrà certezza che dopo Prodi non si torni subito alle urne con l’attuale legge elettorale“.
Due giorni dopo rincara la dose su la Repubblica: “O il centrodestra è in grado di ridarsi una missione, di rioffrire un progetto al Paese, oppure si prende atto che la coalizione non c’è più e ognuno va per la sua strada”. Il nodo è, appunto, il partito unico. Nello stesso giorno, ad Assisi, a un convegno organizzato da An la platea fischia il forzista Fabrizio Cicchitto che reagisce dichiarando: “Non so dove volete arrivare. Non andate da nessuna parte mettendo in moto piccoli plotoni di esecuzione che in nome del partito unico tirano randellate a Berlusconi“.
L’ascesa del PDL
Lui, il Cavaliere, dato ovviamente per spacciato dai sopraffini puristi della politica, risponde a modo suo. Nel ’93 fece ridere mezza Italia con un messaggio videoregistrato; quattordici anni dopo fa sghignazzare i politologi salendo sul predellino di un’automobile. In pochi, ovviamente, gli concedono credito. Casini e Fini parlano di colpo di teatro. Lui, il giorno dopo, riempie il Tempio di Adriano, decreta la fine di Forza Italia e saluta la nascita di un nuovo soggetto politico. “Si chiamerà Partito della libertà o Popolo della libertà“.
Copme riporta “Linkiesta”, le cose sono note. Berlusconi tira dritto per la sua strada. Il governo Prodi nel frattempo cade, il Pd si affida a Walter Veltroni e all’ultimo istante Fini cambia idea e con un doppio salto carpiato si pone al fianco del leader che anni addietro lo sdoganò. In questo il leader di An vede lungo e capisce che se non si accoda a Berlusconi gran parte del partito non lo seguirà. Come poi la storia dimostrerà. Qualche settimana più tardi, quel partito nato in una piazza, con un signore salito su un’automobile, vincerà le elezioni e diverrà per la terza volta presidente del Consiglio.
L’uscita di Fini
L’ufficio di Presidenza durò meno di un’ora. Deferimento contro tre fedelissimi dell’ex leader di An: Granata, Bocchino e Briguglio. Il Cavaliere durissimo: “Non abbiamo più fiducia in lui, iniziative perché lasci la presidenza della Camera”. In 34 da Bocchino firmano il modulo per l’adesione a nuovo gruppo.
Il PDL non ci fu più. O almeno, non assunse più le connotazioni conosciute fino a quel momento. È durato meno di un’ora l’ufficio di presidenza per decidere l’isolamento definitivo dei dissidenti. Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi non lasciano spazio a equivoci: “Facciano pure i gruppi autonomi tanto sono fuori». Non solo. Dal Cavaliere arriva un attacco durissimo alla terza carica dello Stato: «Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni”. E alla domanda se debba lasciare il suo incarico il capo del governo ha risposto: “Riteniamo che siano i membri del Parlamento a dover assumere un’iniziativa al riguardo”.
Il documento. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio furono deferiti al collegio dei probiviri. Ma è il vero bersaglio del documento fu il presidente della Camera. Le sue posizioni vennero ritenute “incompatibili con i principi ispiratori del PDL”. Stando al documento approvato dall’Ufficio di Presidenza, «si pone il problema della presidenza della Camera” perché venne meno “anche la fiducia del PDL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni“.
La fine del PDL
Il 29 giugno 2013 Berlusconi annunciò la rinascita di Forza Italia come movimento politico autonomo, mentre il nome Popolo della Libertà sarebbe tornato a definire la coalizione di centrodestra, affermando anche l’intenzione di continuare a sostenere il governo Letta in coalizione con il Partito Democratico.
Successivamente, Berlusconi tenne il 4 agosto 2013 un comizio a Roma, in via del Plebiscito, proclamando l’imminente ritorno a Forza Italia il cui vessillo costituiva lo sfondo del palco. Da allora il sito web ufficiale del PDL ebbe l’intera home page trasformata in un maxi link (che rimandava al sito vero e proprio) formato dall’immagine di Berlusconi insieme al logo di Forza Italia e lo slogan “in campo con Forza Italia!”.
Il 16 novembre 2013 il consiglio nazionale del partito votò all’unanimità “la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di Forza Italia“. Il 20 novembre i gruppi parlamentari assunsero la denominazione Forza Italia-Il Popolo della Libertà.