Almanacco

Il 9 agosto del 1939 nasce Romano Prodi, ex Presidente del Consiglio italiano

Percorriamo insieme la vita di Romano Prodi, politico italiano e Premier per due volte: dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008

Romano Prodi è un politico, economista, accademico, dirigente pubblico e dirigente d’azienda italiano, che ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana per due volte (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008), considerato il fondatore del centro-sinistra italiano. Considerato da tutti uno degli uomini politici più divisivi della storia della nostra Nazione, orgoglioso e responsabile delle prime grandi privatizzazioni e dell’ingresso dell’Italia nell’Unione Europea.

9 agosto 1939: nasce Romano Prodi, ex-Premier italiano

Romano Prodi nasce a Scandiano (in provincia di Reggio Emilia) il 9 agosto del 1939 è l’ottavo dei nove figli di Mario Prodi, un ingegnere proveniente da una famiglia contadina, e di Enrica, maestra elementare. La famiglia era composta da sette fratelli e da due sorelle; la maggior parte dei fratelli sono, o sono stati, docenti universitari: Giovanni Prodi di analisi matematica, Vittorio Prodi di fisica (oltre che europarlamentare), Paolo Prodi di storia moderna, Franco Prodi di fisica dell’atmosfera, Giorgio Prodi di patologia generale.

Gli studi


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I suoi studi iniziano al liceo classico Ariosto di Reggio Emilia. Dopo aver vinto una borsa di studio per il Collegio Augustinianum, si iscrisse all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laureò poi con lode nel 1961 in Giurisprudenza, presentando una tesi sul protezionismo nello sviluppo dell’industria italiana con Siro Lombardini. Approfondì i suoi studi a Milano, Bologna e alla London School of Economics, sotto la supervisione di Basil Yamey.

Insegnamento

Iniziò la sua carriera accademica nel 1963 come assistente di Beniamino Andreatta alla cattedra di “economia politica” della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Nel 1973 all’Università di Trento, il cui rettore era all’epoca il fratello Paolo Prodi, ha l’incarico per l’insegnamento di “Economia e politica industriale”, l’anno successivo l’Università di Harvard negli Stati Uniti lo chiama come visiting professor. Come professore ordinario, tenne la cattedra di “Economia politica e industriale” all’Università di Bologna fino al 1999. È stato anche visiting professor presso lo Stanford Research Institute. Ha insegnato presso il Johns Hopkins UniversitySAISBologna Center.


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Il 6 febbraio 2009 è stato nominato professore presso l’Istituto di Studi Internazionali della Brown University. I temi delle sue ricerche hanno riguardato principalmente lo sviluppo delle piccole e medie imprese, dei distretti industriali e la politica contro i monopoli. In un secondo momento si è anche interessato delle relazioni fra Stato e Mercato e della dinamica dei diversi modelli di capitalismo.

Nomisma e altre collaborazioni

Fra il 1974 e il 1978 ha presieduto la casa editrice il Mulino, nel 1982 divenne direttore delle riviste Energia e L’Industria. Nel 1981 ha fondato Nomisma, una società di studi economici e consulenza.


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Ha collaborato con i maggiori quotidiani nazionali tra cui il Corriere della Sera e Il Sole 24 ORE con numerosi articoli ed editoriali e inoltre è stato conduttore nel 1992 di una serie di trasmissioni su RAI1: Il tempo delle scelte, in cui teneva delle vere e proprie lezioni di economia.

Attività politica e amministrativa

Nel 1963 si affacciò per la prima volta in politica, venendo eletto consigliere comunale a Reggio Emilia per la Democrazia Cristiana, ma dopo poco tempo lasciò per le difficoltà a conciliare l’impegno amministrativo con quello accademico a Bologna.


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Negli anni Settanta ebbe un primo incarico manageriale come presidente della Maserati e della società nautica Callegari e Ghigi, imprese in difficoltà gestite dall’istituto finanziario pubblico GEPI allo scopo di risanarle.

Successivamente è stato Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato dal novembre 1978 fino al marzo 1979, nel quarto Governo Andreotti. Promosse da ministro un decreto legge che porta il suo nome (legge Prodi), volto a regolamentare la procedura di amministrazione straordinaria dello Stato per il salvataggio delle grandi imprese in crisi.

Il caso IRI

Nominato da Giovanni Spadolini, nel periodo dal 1982 fino al 1989 fu presidente dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), allora il maggiore ente pubblico che controllava varie società di rilievo operanti nel mercato in diversi settori economici e che in quel momento si trovava in forti difficoltà economiche. La nomina di un economista (seppur sempre politicamente di area democristiana, come il predecessore Pietro Sette) alla guida dell’IRI costituiva in effetti un segno di discontinuità rispetto al passato.


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La ristrutturazione dell’IRI durante la presidenza Prodi portò a:

  • la cessione di 29 aziende del gruppo, tra le quali la più grande fu l’Alfa Romeo, privatizzata nel 1986;
  • la diminuzione dei dipendenti, grazie alle cessioni ed a numerosi prepensionamenti, soprattutto nella siderurgia e nei cantieri navali;
  • la liquidazione di Finsider, Italsider ed Italstat;
  • lo scambio di alcune aziende tra STET e Finmeccanica;
  • la tentata vendita della SME al gruppo CIR di Carlo De Benedetti, operazione che venne fortemente ostacolata dal governo di Bettino Craxi. Fu organizzata una cordata di imprese, comprendente anche Silvio Berlusconi, che avanzarono un’offerta alternativa per bloccare la vendita. L’offerta non venne poi onorata per carenze finanziarie, ma intanto la vendita della SME sfumò.

Il risultato fu che nel 1987, per la prima volta da più di un decennio, l’IRI riportò il bilancio in utile, e di questo Prodi fece sempre un vanto, anche se a proposito di ciò Enrico Cuccia affermò: «(Prodi) nel 1988 ha solo imputato a riserve le perdite sulla siderurgia, perdendo come negli anni precedenti» – S. Bocconi, I ricordi di Cuccia. E quella sfiducia sugli italiani Corriere della Sera, 12 novembre 2007.

Ritorno all’IRI per conto di Ciampi


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Nel 1993, in seguito alla caduta del primo governo Amato, fu in lizza, assieme a Mario Segni e Carlo Azeglio Ciampi, per l’incarico di Presidente del Consiglio a capo di un governo tecnico. Tale carica fu però assegnata all’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi, che richiamò Prodi a guidare l’IRI, allora settimo conglomerato al mondo per dimensioni con oltre 67 miliardi di dollari di fatturato nonostante la prima fase di smobilitazione delle sue partecipazioni. Alla guida dell’Iri Prodi operò una serie di privatizzazioni di diverse società del gruppo. È inoltre membro del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia.

Presidente della Commissione europea

Designato dai governi europei alla Commissione europea, viene accolto con un appoggio ampio composto in particolare dai parlamentari europei popolari e socialdemocratici. Durante la sua presidenza sono avvenute alcune innovazioni nell’Unione: il 1º gennaio 2002, l’entrata in vigore dell’Euro come valuta corrente in undici paesi dell’Unione; il 1º maggio 2004 l’allargamento dell’Unione ad altri 10 paesi: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria; il 29 ottobre 2004, la firma a Roma della Costituzione europea. Molte furono le riforme proposte o appoggiate da Prodi, in materia di mercato interno e di unificazione dello spazio giudiziario europeo (tra cui il cosiddetto “mandato d’arresto europeo”).


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Terminato il suo mandato alla Commissione europea, Prodi è ridivenuto un punto di riferimento del centrosinistra italiano, venendo scelto da tutti i partiti della coalizione come leader dell’Unione. La canzone Una vita da mediano di Luciano Ligabue è stata utilizzata come colonna sonora per la presentazione della sua candidatura a Presidente del Consiglio alla convention del 14 febbraio 2004 al PalaLottomatica di Roma.

La nuova coalizione dell’Unione ha compiuto il suo debutto in occasione delle elezioni regionali del 2005: il suo ritorno alla guida dell’alleanza del centrosinistra è stato salutato dal brillante risultato con il quale l’Unione si è affermata in 12 delle 14 regioni interessate al voto.

Le politiche del 2005

Il 16 ottobre 2005 si sono svolte, invece, le elezioni primarie per la scelta “ufficiale” del capo della coalizione per le elezioni dell’anno seguente. A proporre questo genere di consultazioni, organizzate per la prima volta in Italia, è stato lo stessoProdi, che, pur godendo del sostegno dei maggiori partiti dell’Unione, voleva l’approvazione dell’elettorato di centro sinistra, oltre a quella degli apparati burocratici dei partiti che lo compongono.


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La coalizione guidata da Romano Prodi ha vinto le elezioni politiche del 2006 con uno scarto inferiore ai 25.000 voti alla Camera, mentre al Senato ottiene due seggi in più in ragione del voto degli italiani all’estero. Il limitato margine di preferenze con cui L’Unione ha prevalso nelle elezioni ha dato adito a numerosi reclami e ricorsi, alla fine respinti dalla Cassazione il 20 aprile, che ha confermato quindi la vittoria di Prodi.

Governo Prodi II

Romano Prodi ha ricevuto l’incarico dal presidente Giorgio Napolitano il giorno 16 maggio 2006, accettando con riserva. Il giorno dopo, 17 maggio 2006 ha sciolto la riserva, comunicando la lista del Consiglio dei ministri: curiosamente, ciò è avvenuto esattamente 10 anni dopo la data d’inizio del suo primo governo. Ha inizio il governo Prodi II che fu il primo governo repubblicano a vedere la partecipazione diretta dei partiti Rifondazione Comunista e Radicali italiani, divenendo così l’unico governo sostenuto dall’intera sinistra parlamentare (cosa che non accadeva più dal Governo De Gasperi III).


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Il governo Prodi II è il governo più numeroso nella storia della Repubblica (102 tra ministri, viceministri e sottosegretari). Con l’elezione di Franco Marini alla presidenza del Senato e il passaggio all’opposizione del senatore eletto nelle liste di Italia dei Valori, Sergio De Gregorio, al Senato la situazione è diventata di 157 a 157 (infatti il Presidente del Senato, per prassi, non vota) diventando determinante il voto dei senatori a vita e dell’indipendente Luigi Pallaro.

Con tale situazione creatasi al Senato, il governo è andato in minoranza in alcune votazioni in Aula e in commissione. In un caso, anche in una votazioni sulla fiducia. Il voto favorevole di alcuni dei sette senatori a vita (Andreotti, Ciampi, Colombo, Cossiga, Levi-Montalcini, Pininfarina, Scalfaro) è stato spesso decisivo. In seguito al comportamento dei senatori a vita in alcune votazioni, la Casa delle Libertà ha aperto una polemica nella quale metteva in discussione le prerogative che la Costituzione della Repubblica Italiana, nell’articolo 59, assegna agli stessi.

Crisi di Governo

Il 21 febbraio 2007 Romano Prodi ha rimesso il suo mandato di Presidente del Consiglio dei ministri nelle mani del Presidente della repubblica, dopo che al Senato la risoluzione della maggioranza di centrosinistra per l’approvazione delle linee guida di politica estera, appena illustrate all’assemblea dal Ministro degli affari esteri Massimo D’Alema, non aveva ottenuto il quorum di maggioranza. Pur non essendo questo voto costituzionalmente vincolante all’apertura di una crisi di governo, di fatto essa si è verificata.


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All’evento hanno fatto seguito numerose critiche sollevate dall’opposizione, anche al riguardo dello stesso D’Alema – il quale, il giorno precedente, aveva dichiarato che un voto contrario al Senato sulla politica estera avrebbe costretto il governo alle dimissioni. Prodi si è così recato al Palazzo del Quirinale e ha rimesso il proprio mandato nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Quest’ultimo, dopo le formali consultazioni come da prassi costituzionale, il 24 febbraio ha rifiutato le dimissioni di Prodi, rinviando il Governo alle Camere per il voto di fiducia. Il 28 febbraio il Senato, con 162 voti a favore e 156 contrari, ha rinnovato la fiducia al governo Prodi. Determinante è stato, in questo caso, il passaggio alla maggioranza del senatore Marco Follini. La prima crisi di governo si è definitivamente chiusa il 2 marzo seguente con il voto di fiducia alla Camera, con 342 voti a favore, 253 contrari e due astensioni.

Dimissioni

La seconda e definitiva crisi di governo si è verificata il 24 gennaio 2008: a seguito dell’uscita del ministro della Giustizia Clemente Mastella e della propria lista Udeur dalla maggioranza a causa della mancata difesa del ministro da parte del governo in seguito a un’inchiesta che coinvolse la moglie del ministro Mastella, veniva chiesto alle Camere il voto di fiducia. Dopo il voto favorevole alla Camera avvenuto il 23 gennaio, il II Governo Prodi non ha ottenuto la fiducia al Senato, con 156 sì, 161 no e un astenuto, su un totale di 319 votanti. Oltre al voto contrario dell’Udeur (fatta eccezione per il senatore Stefano Cusumano), contrari anche alcuni senatori di altre liste: Lamberto Dini, Domenico Fisichella e Franco Turigliatto.


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Mastella, l’uomo politico che ha fatto cadere il Governo Prodi.

Dopo la mancata fiducia a Palazzo Madama, il Presidente del Consiglio si è recato nella serata del 24 gennaio al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

I doni ricevuti da Prodi in qualità di primo ministro italiano sono andati all’asta nel novembre 2009 a favore di associazioni benefiche (Libera, la Casa Santa Chiara di Bologna e Medici con l’Africa Cuamm).

Dopo il Governo

Il 9 marzo 2008, nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche anticipate, dichiara in un’intervista: «Io ho chiuso con la politica italiana e forse con la politica in generale». Successivamente, dopo le elezioni politiche, Romano Prodi annuncia di lasciare la presidenza del PD. La decisione, già comunicata al segretario Veltroni a marzo, viene resa nota il 16 aprile 2008.


Matteo, pro-nipote di Romano Prodi.

Il 12 settembre 2008, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha conferito a Prodi l’incarico di presiedere un nuovo Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana per studiare il rafforzamento delle missioni di peacekeeping svolte dall’UA su mandato ONU, istituito dalla risoluzione 1809 del Consiglio di Sicurezza. La finalità è quella di rendere più proficui e stretti i rapporti tra l’ONU e l’Unione Africana, grazie anche all’esperienza maturata da Prodi in ambito internazionale.

Il 6 ottobre 2012, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha conferito a Prodi un nuovo incarico, ovvero quello Inviato speciale dell’Organizzazione per la crisi nel Sahel, con particolare riferimento alla situazione di guerra interna presente nel Mali.

Candidatura alla presidenza della Repubblica italiana

La mattina del 19 aprile 2013, l’assemblea dei grandi elettori del Partito Democratico prende all’unanimità la decisione di candidare Romano Prodi – che quel giorno si trova a Bamako nell’ambito del suo incarico ONU – al quarto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Nonostante il dichiarato appoggio unanime dei democratici, alla quarta votazione Prodi ottiene solo 395 voti sui 504 necessari, e analisi giornalistiche calcolano che 101 delegati democratici su 496 hanno fatto mancare il loro voto.


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Questo ha determinato il fallimento della candidatura e le conseguenti dimissioni dei vertici del partito, tra cui il segretario Pier Luigi Bersani e la presidente Rosy Bindi. In seguito, Prodi decide di non rinnovare più la propria tessera di partito, rinunciando così al diritto (da ex presidente del Consiglio) di fare parte della direzione nazionale. Alle elezioni politiche 2018 sostiene per la prima volta un partito di centro sinistra diverso dal PD.

Vita privata

Nel 1969 il Professore si è sposato con Flavia Franzoni, ragazza conosciuta ai tempi dell’università che in seguito è divenuta economista e docente universitaria. Le nozze sono state celebrate dal cardinale Camillo Ruini, che ai tempi era un semplice sacerdote.


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Romano Prodi in vacanza con sua moglie Flavia.

La coppia ha avuto anche due figli: Giorgio e Antonio. Entrambi hanno deciso di intraprendere una carriera diversa da quella del padre.

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